Le Tre Arcate a Piano di Sorrento: la buona cucina di grande materia alla portata di tutti

Alessandro Russo con il papa' Luciano e lo chef Salvatore Accietto

Ristorante Le Tre Arcate a Piano di Sorrento
Piazza Cota, 10,
Telefono: 081 532 1849
Sempre aperto, chiuso giovedì in inverno
Ferie a gennaio e febbraio

Sì, la Penisola Sorrentina è terra di stellati, Napoli è la provincia più stellata d’Italia, ma non dovete pensare che per mangiare bene bisogna necessariamente svenarsi o fare pasti lunghi e impegnativi. Perché i ristoranti stellati della Penisola oltre ad essere una eccellenza italiana sono soprattutto la punta dell’iceberg e non è difficile mangiare bene in molti luoghi, magari frequentati dai turisti ma non turistici, aggettivo che in Italia è diventato purtroppo negativo.
La base di questa cucina è il mare, ma sempre abbinato a un orto di qualità grazie alle straordinarie condizioni pedoclimatiche e alla luminosità del Sud che aiuta l’agricoltura di qualità. C’è poi la tradizione dell’accoglienza che risale alla fine dell’800, per non parlare dell’influenza di Napoli nei primi piatti e nella pasticceria
Un luogo di sintesi di tutto questo è Le Tre Arcate gestito da Alessandro Russo.

Il locale fu aperto dal padre Luciano nel 1991, famoso pasticciere con oltre mezzo secolo di attività, capace di fare zeppole di San Giuseppe che volano appena si apre il pacco tanto sono leggere con una crema ancora girata a mano come si faceva un tempo. Piano piano Luciano ha iniziato ad introdurre anche il salato affianco al dolce.
A questa soida partenza si sono aggiunti due fattori positivi. Alessandro è un oste curioso, chiude il giovedì per andare a mangiare in giro, visita i produttori campani e italiani sempre con passione e interesse, un po’ come Nando Salemme di Abraxas, Mario Avallone della Stanza del Gusto, o il mitico Giulio Cantatore di Ruvo di Puglia. Perchè ormai è chiaro che la buona cucina deve sempre avere alla base la curiosità del patròn per quello che porta a tavola, non basta spulciare i cataloghi, affidarsi ai presidi Slow Food o sbirciare su internet. No: bisogna girare, investire il tempo e il danaro per guardare in faccia chi produce, provare e poi acquistare e riproporre.

Un altro elemento che fa la differenza è il cuoco Salvatore Accietto: dico, dove lo trovate oggi un cuoco poco più che trentenne che da sedici anni lavora nello stesso posto senza grilli per la testa, concentrato sul benessere del cliente? Insomma, uno che ha la maturità professionale di un 50enne? Altro che “me devo esprime”, “la mia cucina” etc etc: buona tecnica conslidata come si vede dalle cotture e dagli abbinamenti, tanta professionalità.
Così questo terzetto magico, padre, figlio e cuoco, ha impostato un locale per tutti i gusti e tutte le tasche che vi consigliao ad occhi chiusi.

Gli approcci più semplici sono due: una buona pizza, cosa incredibilmente rara in Penisola, fatta con forno sorrentino e dunque un po’ diversa da quella napoletana, meno scioglievole ma buonissima e realizzata con ottimi prodotti. Altro approccio un asporto ben curato, con timballi invitanti, buoni secondi e la pasticceria di Luciano che trova la sua apoteosi il giorno di San Giuseppe quando produce qualcosa come 600 zeppole.

Poi vi potete accomodare e scegliere da un menu semplice ed efficace, con il pescato preso nella pescheria dell’altro lato della piazza, buoni ortaggi, paste ottimamente eseguite. Per un pasto completo spenderete sui 50 euro.
Ma non è finita: Alessandro è anche un grande amante di vino e qui trovate chicche e curiosità di ogni tipo, a cominciare dalle vecchie annate di Villa Diamante ormai introvabili. Si beve di tutto, bene e con i giusti ricarichi.

Insomma, in sintesi, una grande ristorazione di servizio che è il primo scopo di un ristorante, con buoni spunti di autore se si desidera approfondire il discorso.

Noi ci siamo consolati con uno spaghetto al ragù di totani e uno alla Nerano (Salvatore Accietto è di Nerano), ma anche con piatti di mare che farebbero la loro bella figura su qualsiasi tavola. Lo stile del cuoco è la sintesi della prima fase della cucina della Penisola, orto e mare in cui il primoaiuta il secondo e viceversa. Una cucina che regala piatti di sapore, con pochi ingredienti, essenziale ed efficace al tempo stesso.
Le frittura poi sono semplicemente perfette, saporite e asciutte, servite con un limone massese sorrentino come ai vecchi tempi.

 

 

Le Tre Arcate Piano di Sorrento

CONCLUSIONE
Il ristorante Le Tre Arcate è un luogo della cucina della gioia. Fuori dai riflettori mediatici e dai circoletti dei critici gastrofighetti, perciò una garanzia di bontà in cui la figur centrale è il ciente. Chi è del luogo lo conosce bene, per chi viene da fuori la prima garanzia è proprio data dalla clientela locale come ben sanno tutti i viaggiatori perché il nemo propheta in patria vale per tutto, ma sopratutto per i ristoranti.
Il nostro consiglio è fare sempre una sosta qui in entrata o in uscita dalla Penisola. Poi, quando i mesi della follia, luglio e agosto sono trascorsi, programmare qui buone serate dove si è sicuri della materia prima, a cominciare dall’olio d’oliva: da ristoratore curioso e colto, Alessandro sta proponendo il vincitore del Sirena d’Oro, un abbruzzese che ha vinto uno dei concrosi più prestigiosi del settore.
Ma il motio vero pr venire qui è la possibilità di ritrovare una serenità senza tensione, il sorriso tipico che negli anni ’90 ha fatto innamorare tutta l’Italia dela Penisola Sorrentina, lontano dal circo mediatico, lontano dalla riprese tv, con il fantastic otrio concentrato sulla cucina e sui fornelli.
Vivetelo e godetevelo tutto. Vi farò volentieri compagnia!

Le Tre Arcate Piano di Sorrento


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