Roma, Vino e Camino

di Virginia Di Falco

Mi è piaciuto Vino e Camino. Lo dico subito, senza tanti giri di parole. Avevo voglia di osteria, e l’ho trovata. Il più possibile con cucina vera. Persone, ricette e pentole vere. Un’accoglienza non anonima. Insomma un posto nel quale la schiettezza non è per forza caciarona.

E con una bella cantina, come suggerisce il nome. Dove la pronta beva è distinta dalle etichette più impegnative, sia per i bianchi che per i rossi, in una selezione personalizzata ed attenta. Con una mescita seria e pensata in relazione ai piatti ordinati, non alle bottiglie già stappate. E, in linea con tutto ciò, ricarichi davvero encomiabili.

Squisiti padroni di casa Massimo Baroni e la moglie Paola Ricciardelli che con la sorella di lui, la chef Cristina, nel 1995 avevano aperto a Bracciano un posto con lo stesso nome – e la medesima atmosfera. Poi un paio di anni fa la sfida del raddoppio, con il “fratello gemello” qui a Roma, a pochi passi da via Giulia.
Un ambiente apparentemente semplice, in realtà ricercato, con oggettistica e luci al posto giusto e un pavimento recuperato tra i più suggestivi che mi sia capitato di vedere negli ultimi tempi.

Menu ricco, schietto, con qualche gradevole spunto originale che non guasta e, nel mio caso, con un fuori menu altrettanto stuzzicante. E infatti da quest’ultimo abbiamo scelto un tortino di melanzane ripieno di patate e zucchine, con le verdure cotte al punto giusto e che dunque avevano mantenuto sapore e una morbidezza sferzata soltanto dalla crema di pomodori freschi. Per dirla con uno slogan, le melanzane sapevano di melanzane. E poi quello che abbiamo eletto piatto della serata. Una gustosa zuppa di maltagliati e ceci con frutti di mare e gamberi. Corposa e di carattere. Da bis.

Qui però bissare proprio non si può: le porzioni sono tutte abbondanti e bisogna stare attenti se si vuole arrivare al dessert. Io poi non mi sono certo tirata indietro di fronte all’assaggio di amatriciana gentilmente offerto da Massimo. Mezzi paccheri, con esecuzione praticamente ortodossa (senza cipolla) e un ottimo guanciale, dosato il giusto, con una salsa di pomodoro molto buona.

Esecuzione tranquilla del tonno servito appena scottato su una crema di zucchine e accompagnato da un’insalatina di orzo e farro. E cottura indovinata dello stinco di maiale con le patate al forno.
Già. Troverete infatti un bel forno a legna (proprio bello: rivestito di magnifiche piastrelle vietresi) dove si cuoce il pane carasau per servirlo caldo in tavola e dove tanti piatti – come lo stinco con le patate – diventano anche un po’ bruciacchiati. E quindi più saporiti.

Si chiude, se avete un po’ di spazio ancora libero, con tradizionali dolci casalinghi come ad esempio la millefoglie con crema chantilly oppure la crostata di ricotta e visciole. Io mi sentivo votata al sacrificio e dunque ho assaggiato il loro zuccotto fatto con il pan di Spagna preparato da Cristina e una morbidissima crema al caffè.
Un posticino insomma di raro equilibrio. Conto dai 40 (due portate più dessert, come nel mio caso) ai 60 euro di un menu completo.

Vino e Camino
Piazza dell’Oro, 6
Tel. 06.68301312
Aperto a pranzo e a cena
Chiuso domenica e lunedi a pranzo
www.vinoecamino.it


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