Una giornata di degustazioni alla Moon Import di Pepi Mongiardino ( seconda parte )

– del Guardiano del Faro –

Terminato l’aperitivo , il rito prevede il passaggio a tavola per gli assaggi successivi,  a volte random, a volte studiati a tavolino, di diversi vini fermi provenienti dalle diverse zone classiche  di produzione  francese.  In questo caso, noblesse oblige, il luogo prescelto per la prosecuzione della giornata è stato il Relais L’Ostelliere di Gavi, Ristorante La Gallina, a Villa Sparina per intenderci.

 

Cuvée Spéciale Moon Magnum – Philipponat –
Nel cuore della Champagne a Mareuil-sur-Aÿ , uno Champagne premiére cuvée con il 60% di Pinot Noir ed il 40% di Chardonnay, provenienti da vigneti Premier e Grand Cru. Vendemmiato a piena maturità, fermentato in legno con malolattica parzialmente effettuata, è un vino che mantiene freschezza e vinosità eccezionali. Proviene dalla sola raccolta 1999.

C’è solo roba buona dentro a questa Cuvèe, anche “quella” magica e misteriosa vigna che se fosse vinificata singolarmente, e se un giorno sarà possibile, allora sarebbe bello andare a fare confronti , anche imbarazzanti,  poi in magum si sa, è tutta un’altra musica.

Selosse Les Mesnil Sur Oger.

Si, e anche negli altri cinque comuni che vedete citati in etichetta,  ci sarà da divertirsi quando l’equipaggio sarà al completo, perchè se le singolarità espresse saranno come questo di Les Mesnil il resto sarà purà poesia. Estrema difesa ad oltranza della tipicità del terroir . Che grinta questo vino, graffia e punge, non annoia mai . A suivre…

Brut Initial – Blanc de Blancs – Grand Cru – Selosse –
100% Chardonnay 
E’ un vino composto da tre annate successive con invecchiamento sui lieviti in bottiglia di almeno 2 anni e mezzo, durante i quali le bottiglie vengono spostate e nuovamente accatastate in cantina due volte, rimettendo in sospensione i lieviti e favorendo la maturazione, poiché andranno in bottiglia dopo il dégorgement à la volée solo quando il produttore capirà che il vino è maturo al punto giusto.

… e  lo capisce quasi sempre quando il vino è maturo al punto giusto, certo, a lasciarlo in bottiglia qualche anno ci guadagna, ma la sete e tanta ed il vino invece sempre troppo poco…

Bourgogne Aligoté Domaine Leroy 2007

Pepi si diverte con la bella platea ( io il doppio), perchè siamo circondati dai vigneti delle colline di Gavi e abbiamo nel bicchiere il vino da vitigno bianco più “basso” e ignorante dell’enologia Francese, quello che in Borgogna correggono con il liquore di Cassis per buttarlo giù in osteria,  però qui in grado comunque di mettere il cappello in testa a tutte le colline circostanti.  Nessuna mancanza di rispetto, solo l’oggettività di  una differenza marcata con la punta di un diamante . Mineralità da polvere da sparo, zolfanello strisciato su carta vetro, annata vitrea, è roba veramente Hard, elevage da fondere, bien sure, da attendere se ci si vorrà divertire quando questo gatto nervoso si sarà calmato.

Ehilà! La contro –  etichetta cita il record di produzione per Notre Dame du Chardonnay , quasi 12.ooo bottiglie dello stesso vino al Domaine non le avevano mai viste, avranno dovuto comprare qualche pallets in più.

Sancerre Cuvée Satellite – Vieilles Vignes – Alphonse Mellot – 2009
100% Sauvignon. La Cuvée Satellite è frutto della lavorazione di uve provenienti da vigne di età compresa tra i 40 e i 77 anni su un suolo argillo-calcareo con esposizione a sud/sud-est, in cultura biologica e biodinamica. 
La vinificazione viene fatta con pressione pneumatica sequenziale e la fermentazione avviene per il 60% in botti nuove da 300 litri e per il 40% in botti di legno da 20 ettolitri. Elevage su lieviti fini per un periodo variabile, a seconda delle annate (in media da 8 a 12 mesi).

Tranquilli, è un satellite, non l’Asteroide, però fa sempre piacere bere un vino da uve Sauvignon che non sa di pipì de chat, e fa molto piacere udire il Pepi quasi urlarlo a tutti i partecipanti che un sauvignon buono NON deve puzzare di pipì di gatto.

Les Vaillons  2009- Premier Cru – A.O.C. Chablis  – Domaine Servin
100% Chardonnay 
Fermentato e affinato in vasche d’acciaio e con fermentazione malolattica completata. Colore giallo dorato con riflessi verdi. Al naso presenta inizialmente note minerali, successivamente si apre e si colgono note di frutta gialla e di agrumi. Aroma fine ed elegante, ben caratterizzato. Ingresso al palato fresco e grasso. Un vino con un buon equilibrio e una persistenza che si evolverà nel tempo. Finale leggermente di bosco con note di mandorla , vaniglia e miele d’acacia.

Si, meglio ribadirlo ogni tanto, lo Chablis si fa con lo Chardonnay, dal giorno in cui sulla carta di un noto sommelier vidi la descrizione del vitigno sauvignon a contraddistinguere una bottiglia di William Fevre non mi stupisco più di niente. Troppo giovane, un velo di solforosa protettiva ancora troppo evidente, lo sappiamo, uno Chablis ti fa vedere cose belle solo se hai tempo 8/10 anni, se no ti tira in faccia solo il vento marino e qualche scheggia di conchiglia.

Meursault les Forges 2006 , Dominique Laurent

Qualche pezzo di terra alla fine se l’è comprato Dominique Laurent. Questo Meursault village è al limite del fuori giri ma vale la pena di essere vissuto intensamente tra la profonda mineralità e l’acidità preservata nonostante una gradazione francamente sorprendente. Vino stordente che richiama aderenza territoriale ed elevage degno di quel fenomeno che si chiama Arnaud Ente. Impressioni di un momento, sarà da riprovare, ma la linea sembra quella del mostruoso Corton Charlemagne di Dominique.

Che botta!

Savigny les Beaune 2005 Leroy S.A.

E’ la solita storia, nel 2005 da quelle parti anche gli imbecilli più rintronati hanno fatto del vino buono, in questo caso anche in un posto dove in agosto faticano a maturare le fragole. Chi l’ha fatto non lo so, però so che Notre Dame du Pinot Noir o chi per lei ha preso su tutto e l’ha portato a casa. Ragazzi, Savigny les Beaune Village !?!  Savigny les Beaune !?! Aveste visto dov’è? Dopo c’è solo l’acqua naturale di Vichy!  Eppure il vino è buono, ovviamente “fresco” , nel senso del limite di maturazione, nel senso della “semplicità”, ma grintoso e coinvolgente oltre ogni aspettativa, da bere a 16 gradi ma abbiamo provato anche a 19 e le sensazioni erano più che buone, e dopo tutto quello che si era bevuto, questa bottiglia ce la saremmo finiti singolarmente in parecchi.

Bonnes Mares Grand Cru 2004 Dominique Laurent

Non è colpa di nessuno, è stata l’annata, forse la più inclemente degli ultimi 1220 anni per i rossi di Borgogna, questo sarà il 75° grand cru che assaggio, ma non riesco a cambiare parere, così come ho deciso di non discuterne più con nessuno, in caso di Borgogna rosso 2004 mi vestirò di arancio e mi lascerò Gandhianamente calpestare da chi ha opinioni diverse, non le capirò mai ma le rispetterò, mi sono rotto di discutere sul sesso dei capperi.

Ratafià “Il était une fois…”  -Selosse – Mosto d’uva con alcool 15° – l 0,70 
Si tratta di un “ratafià” speciale fatto a modo suo da Anselme Selosse. 
Mosto d’uva delle vendemmie 1997 – 1998 – 1999 addizionato di alcool e tenuto in botti di legno sino al 2008, anno dell’imbottigliamento. 
Prodotte in tutto 3000 bottiglie di cui 1500 destinate all’Italia. Il prossimo verrà fatto con le annate 2008 – 2009 – 2010 e verrà imbottigliato nel 2022.

Merci Pepi per l’omaggio, tenuto anche conto della rarità odierna e futura,  lo farò fruttare proponendolo prossimamente ad una tavola di amatori delle cose belle e buone della vita.

Uno “Champagne” così è veramente per pochi.  Geniale ! Da scoprire.

Ma non finisce così, certo chenò,  c’è un delizioso angolo bar con caminetto acceso, sigaro in giardino, amicizie da sviluppare sui divani, distillati fuori classe con cui tirare avanti il pomeriggio. Su questo tema solo una rassegna di perle disseminate in un mare di cose sempre buone ed alcune eccellenti.

Non abusiamo, godiamoci il meglio , a noi non serve molto, ci basta il meglio :-)

E per finire ?

gdf


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