Bilancio di un anno: Vittorio Ferraris, presidente Unionbirrai

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Vittorio Ferraris - Unionbirrai

di Alfonso Del Forno
Il 2019 sarà un anno importante per l’Italia brassicola, con una serie di novità che cambieranno regole scritte in epoche remote, quando la birra artigianale non era neppure presente nell’immaginario comune. A determinare questi cambiamenti è la presenza sul territorio di Unionbirrai, associazione di categoria dei piccoli birrifici indipendenti. Nata nel 1999 per promuovere la cultura birraria in Italia, Unionbirrai sta cominciando a raccogliere i frutti del lavoro fatto negli ultimi anni, con la sua presenza nelle sedi istituzionali per portare la voce dei microbirrifici indipendenti italiani all’attenzione delle istituzioni e dei consumatori. Per conoscere nei dettagli i risultati finora ottenuti e le prospettive future della birra artigianale italiana, ho intervistato Vittorio Ferraris, Presidente di Unionbirrai dal febbraio 2018.

Siamo giunti alla chiusura del tuo primo anno di presidenza di Unionbirrai e possiamo cominciare a tirare le somme di dodici mesi molto intensi per la birra artigianale italiana. Cos’è accaduto in questo periodo?

“I risultati raggiunti quest’anno vedono premiato il lavoro partito nel 2016, quando si è cominciato a lavorare alla modifica dello statuto per la creazione dell’Associazione di Categoria. Oggi Unionbirrai può fare affidamento su un’organizzazione interna fatta di birrai che sono anche tecnici, vista la presenza nel direttivo di un commercialista, un avvocato e due tecnologi alimentari”.

Che percezione hai dell’impatto di Unionbirrai col mondo esterno con cui ci confrontiamo quotidianamente?

“La crescita di Unionbirrai è tangibile proprio in quest’ambito. Oggi siamo interlocutori istituzionali cui è dato il giusto peso. Non siamo visti più come persone che fanno birra come passatempo, ma come comparto presente sul territorio con più di cinquemila addetti”.

Uno dei risultati più attesi dai birrifici è stato l’abbassamento delle accise per i piccoli produttori. Cosa accade ora?

“Far approvare in commissione bilancio una norma su cui stavamo lavorando da cinque anni è un ottimo risultato, anche se non siamo riusciti a far passare la proposta iniziale che prevedeva sconti sulle accise per scaglioni produttivi diversi. Il 95% dei birrifici italiani, quelli che producono meno di diecimila ettolitri l’anno, potrà avere un’aliquota delle accise scontata del 40% a partire dal primo giorno del mese successivo alla definitiva approvazione del decreto attuativo della legge di bilancio. Il Ministero delle Finanze si è già attivato per lavorare affinché il decreto sia approvato entro il 28 febbraio”.

Unionbirrai ha presentato a metà ottobre 2018 il marchio di tutela collettivo per le birre artigianali italiane. Chi può ottenerlo?

“Il marchio Artigianale Indipendente – Una garanzia Unionbirrai viene rilasciato in questa fase ai birrifici artigianali soci di Unionbirrai che hanno una licenza attiva da almeno un anno. A oggi sono arrivate richieste da circa cento birrifici per il rilascio del marchio e sono state rilasciate sessanta autorizzazioni. Tra non molto daremo la possibilità di utilizzo anche ai birrifici artigianali non soci”.

Noi italiani abbiamo una normativa che ci permette di stabilire se una birra è artigianale o meno. Come possiamo trasferire questo concetto alle birre che importiamo dall’estero?

“Questo è un problema che al momento non riusciamo a risolvere. All’estero, non essendoci norme che tutelano la birra artigianale, non abbiamo gli strumenti per definire le birre importate. Tra le altre cose, è questo il grande ostacolo che al momento ci impedisce di far decollare il progetto Pub”.

C’è qualcosa che ti rende particolarmente fiero del lavoro fatto in questo anno?

“Riuscire a chiudere un accordo con ICQRF, Ispettorato Centrale Qualità e Repressione Frodi nei prodotti agroalimentari, per noi è motivo d’orgoglio. Il fatto che il Ministero delle Politiche Agricole, attraverso ICQRF, abbia deciso di collaborare con Unionbirrai per il controllo della filiera della birra artigianale italiana, non può che essere la dimostrazione della posizione di grande autorevolezza che abbiamo conquistato in questi mesi. Insieme al controllo, è stata avviata una collaborazione in termini di formazione e informazione reciproca, per dare loro gli strumenti che permettono di conoscere in che termini avvengono alcune produzioni in cui noi italiani siamo bravi, come l’utilizzo di frutta e botti. Allo stesso tempo stiamo cercando di stabilire i controlli che possono essere eseguiti sulla birra, rapportandoci alle attuali modalità produttive. L’auspicio è che tutto questo lavoro possa portare alla scrittura di un testo unico sulla birra artigianale”.

Chiudo con una domanda sul futuro. Su quale progetto state lavorando per il futuro del movimento brassicolo italiano?

“Abbiamo avviato un’interessante collaborazione con la Facoltà di Agraria dell’Università di Firenze per creare un osservatorio permanente sulla Birra Artigianale. I risultati del lavoro svolto insieme alla struttura universitaria, oltre al report annuale, ci offriranno strumenti fondamentali per conoscere il mercato e per capire in che direzione lavorare per ampliarlo a nostro favore. Tutto ciò sarà possibile grazie alla costituzione di presidi territoriali che ci aiuteranno ad avere una visione chiara di ciò che accade nelle varie regioni italiane”.

 


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