Campania Stories 2022 | Luoghi e Storie della Campania enoica

Pubblicato in: Eventi da raccontare

di Maurizio Paolillo

Dopo la ripartenza dello scorso anno, nel 2022 Campania Stories è tornata a viaggiare col vento in poppa.

Dal 5 all’8 settembre scorsi, nei Campi Flegrei, si è svolta la più importante manifestazione del vino campano, la vetrina delle ultime annate in commercio.

Il luogo è clamoroso e forse insospettabile: siamo a Pozzuoli, alle falde di una fascia collinare punteggiata da una miriade di crateri vulcanici: Astroni, Agnano, Campiglione, Averno, Monte Nuovo. Quanti siano è questione aperta; quel che è certo è che nel loro insieme formano una caldera, un’ampia depressione formata dallo sprofondamento della camera magmatica di un vulcano a seguito di un’eruzione. Una conca estesa per circa 65 Km², attualmente quiescente, ma che nei millenni passati ha sviluppato un’attività così intensa da influenzare tanto la conformazione dei luoghi quanto il loro stesso nome: Campi Flegrei, dal greco flego, che significa bruciare, infiammare.

La meraviglia e l’estasi sono i due sentimenti che avvincono quando, dalle alture ci si rivolge al mare: di fronte si stende il Golfo di Pozzuoli, chiuso a ovest da Capo Miseno e a est da Capo Posillipo, con sullo sfondo Procida e Ischia, che ne rappresentano l’ideale prosecuzione.

Terra di bellezza, terra di mito e di storia. Qui avrebbe avuto luogo la lotta vittoriosa di Zeus ed Ercole contro i Giganti. Qui Enea troverà, sulle sponde del Lago d’Averno, la porta per accedere all’Ade, il regno dell’Oltretomba. Qui risiedeva la Sibilla Cumana, sacerdotessa del dio Apollo, che per bocca sua dispensava preziosi ma oscuri vaticini.

Questa è una delle prime aree di colonizzazione greca, intorno alla metà dell’VIII secolo a.C. Da Cuma si mossero i coloni fondatori di Parthènope prima e di Neapolis poi. È la terra della grande fioritura nell’epoca della Roma imperiale, con le numerose ville patrizie, il Porto di Miseno che ospitava la flotta imperiale romana, la stupefacente Piscina mirabilis, la più grande cisterna mai costruita dai romani, la città di Baia, oggi sommersa a causa del fenomeno sismico del bradisismo.

Terra di remote tradizioni vitivinicole. Fin dall’antichità la locuzione vini greci era sinonimo di vini di qualità. Infatti furono i primi coloni greci a recare con sé la tradizione di esperti vignaioli e i vitigni migliori della loro terra. Oggi questa è la terra del Piedirosso e della Falanghina flegrea, dei vigneti ultracentenari a piede franco insediati su terreni di lapillo e cenere vulcanica. Mare e fuoco, un contrasto eterno la cui sintesi sono gli intensi, sapidi vini flegrei, il sangue di questa terra rovente e bellissima.

Dopo la meraviglia e l’estasi, dopo l’emozione della storia, sopravviene un sentimento, imprevisto e un tantino straniante. La soddisfazione per essere tornati a vivere a pieno una bella manifestazione in cui si parla di vino, si degustano i vini, ci si confronta sul vino con amici e colleghi. Un’edizione che gli organizzatori definiscono Special perché, dopo due anni di assenza causa Covid, torna la stampa internazionale: 72 corrispondenti, di cui 31 stranieri, provenienti da 16 paesi diversi. Se il vino è vita, questa è una bella allegoria della vita che ritorna. Non si può che sperare che duri.

Venendo alla manifestazione sensu strictu, la prima parola chiave è proprio storia. Campania Stories, nel suo attuale assetto, è giunta all’undicesima edizione. L’evento ha però precedenti che vengono da lontano, dall’Irpinia precisamente, con le anteprime Taurasi Vendemmia e BianchIrpinia. Due belle manifestazioni, inopinatamente soppresse, che hanno avuto il merito di stimolare anche gli altri territori campani ad esigere una vetrina di pari livello per le proprie denominazioni.

La seconda parola chiave è territorio. Un termine inflazionato che, in questo caso, trova però la sua piena applicazione. Nel nuovo assetto, accanto all’Irpinia con le sue prestigiose DOCG, trovano spazio il Casertano e la sua storia millenaria, il Sannio con la densità viticola tra le più alte d’Italia, Napoli e i territori vulcanici, il Salernitano con la meravigliosa Costa d’Amalfi e l’emergente Cilento.

A Campania Stories i territori vengono presentati con una dovizia d’informazioni unica nel suo genere: a disposizione dei convenuti c’è una pubblicazione di quasi 300 pagine in cui vengono raccontate la Regione, le Province, le Denominazioni, i vitigni, le annate, che vengono descritte e valutate una per una per singolo vitigno. Una cosa così s’è vista veramente di rado.

I territori vengono addirittura calpestati: visite, esplorazioni, incontri, chiacchiere e assaggi nei luoghi di produzione. Un modo per comprenderne le peculiarità, le differenze, le difficoltà, le profonde diversità sia storico-culturali che ambientali.

Sono i territori delle 29 denominazioni regionali, dei 26.000 ettari di vigneto che forniscono oltre 1,3 milioni di ettolitri, di cui circa un quarto a docg, doc o igp.

Sono i territori delle poche grandi aziende di rilievo nazionale e delle tantissime piccole vigne contadine, il tessuto connettivo di un settore che stenta ad adeguarsi alle esigenze dei tempi ma che esprime ancora tanta verità.

La storia è supportata dalla tenacia. Campania Stories dalla sua prima edizione non si mai fermata, neanche nel 2020, quando ha colto una finestra disponibile in settembre prima che si fermasse di nuovo tutto: una coccarda non da poco per la Campania.

Un’altra parola chiave è spazio. Quello aperto, che ti proietta verso il mare del Golfo di Napoli e delle Isole Flegree, che ti apre gli occhi e il cuore e ti concilia col mondo. E lo spazio operativo, destinato alla degustazione, finalmente confortevole, con l’assistenza assidua dei sommelier, con un tempo finalmente abbastanza disteso, tale da poter valutare in due giorni con sufficiente serenità gli oltre 300 vini proposti dalle quasi 100 aziende aderenti. È una prerogativa consolidata di questa manifestazione ma non sempre riscontrabile altrove.

L’ultima parola chiave è organizzazione. Non posso dire irreprensibile, perché la perfezione non è di questo mondo e perché sono tanti gli equilibri, i compromessi, le concessioni con cui fare i conti. Però l’agenzia Miriade & Partners ha fatto sicuramente un gran lavoro, ha costruito una macchina che funziona, che consente di vivere ogni anno di più la complessità, il fascino, le criticità dei territori di una regione ancora da scoprire.


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