Jre Italia, la scissione dei padri fondatori capeggiati da Walter Bianconi finiti in minoranza. Nel mirino Martino Crespi

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Walter Bianconi

Una dozzina di cuochi prima delle vacanze di Natale hanno inviato le mail di dimissioni da Jre Italia, la forte sezione nazionale di Jre (Jeunes Restaurateurs d’Europe) che ha espresso fino a un anno fa anche un italiano come presidente, Ernesto Iaccarino. In queste ultime ore sono scesi su Facebook per comunicare sui loro profili questa decisione.

A capeggiare la rivolta proprio Walter Bianconi che orgogliosamente ha linkato un post del 2016 dell’associazione in occasione del 25° anniversario.
1992 – 2017 Venticinque anni di storia JRE Italia. L’associazione dei JRF (Jeunes Restaurateurs de France) nasce in Francia nel 1974. Nel 1991 JRF si trasforma in JRE (Jeunes Restaurateurs d’Europe), con la volontà di estenderne i confini anche ad altri Paesi, per stimolare solidarietà, amicizia e scambio di idee ed esperienze fra gli chef più innovativi. Nel 1992 lo chef Walter Bianconi, grazie al rapporto con l’amico e collega Jean Claude Fabre socio attivo dei JRF e con Nicole Seitz, madrina dell’associazione e responsabile delle relazioni pubbliche di Grand Marnier, fonda l’Associazione JRE Italia. Nella foto i soci fondatori

Si dice che in Italia il numero ideale per le società è Due meno Uno. Per le associazioni (e i consorzi) le cose non vanno diversamente. Ma cosa sta succedendo nella prestigiosa organizzazione con la scissione di dodici cuochi su circa 60 iscritti ammesso che l’emorragia si fermi?
Diciamo i mal di pancia sono iniziati questa estate, nel mirino il potere organizzativo di Martino Crespi che, incaricato dall’ex presidente Luca Marchini  è diventato la figura chiave dell’organizzazione nel corso degli ultimi due anni.

A questo punto, come in ogni cosa, ci sono le due versioni.
Quella della frazione capeggiata da Walter Bianconi di cui fanno parte Lele Usai, Andrea Sarri, Iside De Cesare, Marco Parizzi, Danilo Bei , Valerio Centofanti, Christian Milone riassunta nel post di Parizzi, quello forse più esplicito di tutti.

“E’ finita un’era. Per 26 anni ho fatto parte con orgoglio di questa associazione. L’ho amata sinceramente, ho lavorato duramente per lei, per i suoi ideali. Ideali che ora purtroppo sono cambiati. Lascio con una crepa nel cuore, come quella ho scoperto sul muro togliendo la targa. Rimangono i veri amici. Il resto è business”.
Insomma l’accusa è quella di aver gestito gli eventi solo come business, ovviamente con un eccesso di potere discrezionale su chi dovesse partecipare.

L’altra versione invece è che proprio grazie a Martino Crespi che Jre Italia ha iniziato a funzionare e ad avere un ruolo concreto negli eventi, al punto che lo stesso Crespi è stato nominato responsabile degli eventi a livello europeo. Insomma, una organizzazione efficiente che è riuscita a portare i soldi necessari per far diventare importante e presenta Jre Italia.

Una lettura più profonda è che il gruppo degli storici ha perso la corsa alla presidenza allo scorso congresso ritrovandosi minoranza e ha deciso di non dare alcuna possibilità al neo eletto, Filippo Saporito di ricucire lo strappo. Una sorta di muoia Sansone con tutti i filistei, insomma.
Ma al momento la stragrande maggioranza degli iscritti a Jre Italia resta al suo posto.

 


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