Laura Verdecchia

di Chiara Giorleo 

Dopo una lunga serie sulle critiche di vino, il focus si sposta sulla produzione al femminile. Zone di ispirazione, stili produttivi e prospettive: ecco qual è l’approccio delle produttrici italiane.
Come membro dell’Associazione Nazionale Le Donne del Vino mi rivolgo alle produttrici di diverse regioni d’Italia per saperne di più.

Oggi lo chiediamo a Laura Verdecchia

All’età di 12 anni i genitori hanno pensato a questo cambiamento di vita radicale per cui dal vivere a Mentana, hanno deciso di trasferirsi a Castiglione in Teverina in un posto tanto meraviglioso, quanto lontano anni luce da ciò a cui eravamo abituati. Gli studi proseguono a Roma con un treno che puntuale partiva da Orvieto alle 6.16 e rientrava alle 16.30; i primi anni sono passati quindi così, viaggiando in treno. Poi il diploma e l’inserimento in azienda; la prima fiera in assoluto è stata il Vinitaly, poi tanti piccoli eventi a livello locale e regionale; i fine settimana tutti in giro a promuovere l’azienda e far conoscere un nome fino ad allora sconosciuto. Passano gli anni e tra un nuovo vigneto e l’altro l’azienda cresce Tenuta vitivinicola (tenutalapazzaglia.it), come cresce la passione per questo lavoro. È stata una lunga gavetta ma oggi non cancellerebbe nulla di ciò che è stato, Laura guarda avanti e pensa al futuro, sempre più ricco di progetti.

Quando e come hai iniziato a fare vino?

Ho iniziato nel 1998 insieme ai miei due fratelli e mio papà. Il nostro percorso, in realtà, è iniziato per tutti nel 1992 poi dal 2009 mia sorella Maria Teresa ed io abbiamo deciso di prendere in mano le redini dell’azienda e condurla a 360 gradi occupandoci lei della parte produttiva ed io della parte commerciale. Ognuna di noi ha assunto in modo del tutto naturale il ruolo aziendale che più si addiceva al proprio carattere e questo, a mio avviso, è stato il valore aggiunto.  Siamo state sul territorio le prime donne ad occuparsi di un’azienda vinicola, considera che il mio primo Vinitaly è stato a 14 anni ed ero sola in un mondo prettamente maschile, oggi per fortuna siamo diventate un bel numero già nella singola Tuscia oltre che nel resto d’Italia.


Quali sono i tuoi riferimenti o le tue zone di ispirazione in Italia e all’estero?

Beh, sicuramente per noi (scusa ma amo parlare al plurale perché siamo un’unica entità ormai) il primo riferimento è stato sicuramente Sergio Mottura che aveva molti anni di esperienza sul Grechetto alle spalle, ma l’impronta di Maria Teresa si è fatta sempre più forte; oggi sicuramente guardiamo avanti con un occhio più attento e in parte anche internazionale, non perdendo mai di vista l’identità e la ricchezza del nostro territorio.

Credi che lo stile produttivo possa cambiare tra uomo e donna?

Assolutamente sì

Qual è la tua firma stilistica?

Sicuramente i nostri vini sono apprezzati per la loro verticalità, pulizia e complessità. Il nostro Grechetto è ormai conosciuto per queste caratteristiche.

Quali sono le maggiori difficoltà nel fare vino in Italia oggi? E quali i vantaggi?

Credo che, ad oggi, le maggiori difficoltà siano rappresentate dall’andamento climatico delle stagioni (si lavora sempre con lo sguardo al cielo, credo sia uno dei lavori con maggior rischio d’impresa come tutto il mondo agricolo del resto) e dalla difficoltà di trovare squadre di lavoro competenti ed appassionate.

I vantaggi? Beh, sicuramente non sono molti, ma amo guardare il lato positivo delle cose per cui credo che già far parte di un importante segmento produttivo nazionale sia un grande vantaggio; dopotutto siamo conosciuti nel mondo anche per l’apporto importante che dà la produzione vinicola.

In che direzione sta andando il vino italiano secondo te?

Bella domanda, ci riflettevamo pochi giorni fa mentre si lavorava in cantina con Maria Teresa perché la sera precedente avevamo aperto una bottiglia e discutevamo di come le aziende siano suscettibili alle mode del momento: non è facile, ci sono aziende che seguono l’impronta internazionale per cui troviamo sempre più vini con un finale quasi “dolciastro” – se mi passi il termine – o, dall’altra, abbiamo un grande orientamento su quelli che sono definiti vini “naturali”. Noi crediamo nella natura del produttore, che deve essere tutore del territorio e integrale nei propri principi di correttezza ed onestà verso chi acquista “inconsapevolmente” il proprio prodotto. Tutto il resto per gran parte è dettato da mode che lasciano il tempo che trovano.

Donne produttrici: il vino italiano al femminile 1| Manuela Piancastelli

Donne produttrici: il vino italiano al femminile 2| Donatella Cinelli Colombini

Donne produttrici: il vino italiano al femminile 3| Angela Velenosi

Donne produttrici: il vino italiano al femminile 4 | Chiara Boschis

Donne produttrici: il vino italiano al femminile 5| Elena Fucci

Donne produttrici: il vino italiano al femminile 6 | Graziana Grassini