Donne produttrici: il vino italiano al femminile 7 | Marianna Cardone


Marianna Cardone

Marianna Cardone

di Chiara Giorleo

Dopo una lunga serie sulle critiche di vino, il focus si sposta sulla produzione al femminile. Zone di ispirazione, stili produttivi e prospettive: ecco qual è l’approccio delle produttrici italiane.
Come membro dell’Associazione Nazionale Le Donne del Vino mi rivolgo alle produttrici di diverse regioni d’Italia per saperne di più.

Oggi lo chiediamo a Marianna Cardone

Marianna Cardone è direttore commerciale e marketing della sua azienda di famiglia: Cardone , produttori vitivinicoli dal 1970 in Valle D’Itria, il cuore dei vini bianchi di Puglia. Tutta la sua esperienza professionale si fonda su mondo del vino ed enoturismo, chiave di svolta per la promozione dei suoi vini, da lei fortemente voluta e gestita. Il vivere le pubbliche relazioni come fattore determinante per la gestione del suo ruolo professionale le ha permesso di diventare, per ben due mandati, la delegata regionale dell’Associazione nazionale Le Donne del Vino, squadra al femminile e opportunità quotidiana di confronto imprenditoriale. Marianna è una persona fortemente determinata e vivere una difficoltà per lei significa indubbiamente provare a risolverla, possibilmente, con margini di successo. È per questo che anche la politica del suo borgo è diventata parte integrante del suo operato e, ad oggi, ricopre il ruolo di consigliere comunale capogruppo di minoranza. La vita non è solo lavoro, se pur amato, quindi la fortuna di essere mamma e moglie le permette di trovare forza e nuove energie dal tempo dedicato ai suoi tre uomini.

Quando e come hai iniziato a fare vino?

Rappresento la terza generazione di una delle prime cantine urbane pugliesi. Come “figlia d’arte” posso dire di essere nata nella mia realtà produttiva anche se realmente ho cominciato a muovere i miei primi passi professionali in azienda all’età di 21 anni.

Quali sono i tuoi riferimenti o le tue zone di ispirazione in Italia e all’estero?

Grazie all’Associazione nazionale Le Donne del Vino, di cui sono onorata di far parte da ben 8 anni, le mie muse ispiratrici mi hanno dato la possibilità di vivere un valido confronto con la Toscana e il Veneto.

Credi che lo stile produttivo possa cambiare tra uomo e donna?

Non parlerei più di stile produttivo in questo meraviglioso mondo del vino che vede i produttori della qualità rispettare sempre le caratteristiche organolettiche come figlie di un preciso terroir, quanto di differenti stili fra uomo e donna nel promuovere un vino. È sempre riconoscibile la capacità innata delle donne di saper essere trasversali e sempre originali quando si tratta di connotare esperienza, tradizione ed innovazione.

Qual è la tua firma stilistica?

La mia firma stilistica è la firma della mia famiglia, la comune volontà di produrre vini che siano per tutti e per tutti i giorni, non eccessivi in nulla. Vini che possano allietare il palato quotidianamente accompagnando ed esaltando la buona cucina di tutto il mondo.

Quali sono le maggiori difficoltà nel fare vino in Italia oggi? E quali i vantaggi?

Fare vino oggi, alla fine – spero – di una grave pandemia, significa riuscire a programmare investimenti con la consapevolezza di doverli adattare al breve periodo a tutela del grande lavoro fatto negli anni e frutto di grandi sacrifici, cosa questa non facile se il produttore possiede vigneti di notevoli dimensioni.  Abbiamo imparato a ridisegnare i target abituali: non più solo ristoranti, enoteche e catering ma è il cliente finale, in Italia e nel mondo, il nostro obbiettivo. Quindi vien da sé che il vino, come tutti i prodotti dell’agroalimentare, ha il vantaggio di poter essere raccontato in maniera trasversale toccando temi come la sostenibilità e la valorizzazione del fattore umano. A parità di qualità, un vino che porta in sé un’esperienza rende la suggestione dell’assaggio, nella cornice meravigliosa dei paesaggi in cui insistono le cantine italiane, un’arma vincente.

In che direzione sta andando il vino italiano secondo te?

Il vino italiano è diventato come la moda e grazie al turismo un must, uno stile di vita: è riconosciuto nel mondo come il simbolo della ‘bella vita’ e come tale rappresenta lo sforzo quotidiano di tutte le famiglie come la mia che, se pur sulla base di tradizione, esperienza e di connotazione di terroir, pone massima attenzione ai gusti internazionali anche per packaging e modalità di promozione moderna. In Puglia i produttori spingono tutti nella stessa direzione: produrre vini sartoriali che raccontano biodiversità e sostenibilità evitando svendite e cannibalizzazione dei prezzi.

Critiche e degustatrici: il vino italiano al femminile 1| Stefania Vinciguerra

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