Donne produttrici: il vino italiano al femminile 8| Annalisa Zorzettig


Annalisa Zorzettig

Annalisa Zorzettig

di Chiara Giorleo

Dopo una lunga serie sulle critiche di vino, il focus si sposta sulla produzione al femminile. Zone di ispirazione, stili produttivi e prospettive: ecco qual è l’approccio delle produttrici italiane.
Come membro dell’Associazione Nazionale Le Donne del Vino mi rivolgo alle produttrici di diverse regioni d’Italia per saperne di più.

Oggi lo chiediamo a Annalisa Zorzettig

Zorzettig, un nome legato da generazioni all’attività vitivinicola in terra friulana nei Colli Orientali del Friuli, è traghettato verso il futuro sostenibile da Annalisa, imprenditrice innovativa, visionaria e dinamica. Natura, evoluzione e qualità diventano le “parole d’ordine” che guidano il pensiero e il lavoro di Annalisa Zorzettig, la quale prende la conduzione dell’omonima azienda vinicola di famiglia.

Sue sono la volontà, la determinazione e la curiosità nell’esplorare nuovi percorsi verso un approccio sostenibile, oltre alla capacità di vedere sempre la soluzione ad ogni problema. La scelta di dare voce e risalto ai vitigni autoctoni, testimoni di eccellenza del terroir e del microclima unico di cui i vigneti di proprietà godono, è il naturale percorso verso una sempre più elevata qualità. Tra i progetti che guardano avanti, quello della ‘Cantina Viva’, una perfetta dimora per i vini, è la sintesi tra paesaggio collinare, architettura e futuro sostenibile. Tradizione, territorio e cultura sono i valori che fondano anche le collaborazioni di Annalisa con festival ed eventi come il Mittelfest che si tiene ogni anno a Cividale, patrimonio dell’Unesco nel cuore della Mitteleuropa. Per Annalisa il vino in quanto natura, piacere e convivialità, è ambasciatore dell’arte e della cultura di un territorio.

 

Quando e come hai iniziato a fare vino?

C’era un vecchio modo di dire “…nato sotto il cavolo”. Io, invece, sono nata sotto la vite! Così anche mia figlia e mia nipote Leonie.

Il mio habitat, e di conseguenza l’imprinting, è stato tra cantina e vigna. La terra è da sempre parte del nostro DNA ed è questo che si chiama “passione”. Terminati gli studi, mi occupavo maggiormente della parte commerciale. In cantina l’enologo era mio fratello ma nei primi anni 2000 si ammalò e fu da quel momento che dovetti occuparmi molto di più anche della parte enologica.

 

Quali sono i tuoi riferimenti o le tue zone di ispirazione in Italia e all’estero?

Il Piemonte per me è sempre uno dei territori più importanti d’Italia e appena posso vado a visitar cantine, ho sempre imparato molto.

Ahimè…. all’estero la Francia e senza dubbio la Borgogna

 

Credi che lo stile produttivo possa cambiare tra uomo e donna?

Non lo so, forse no, ci sono palati e nasi più delicati e più esigenti sia tra le donne che tra gli uomini, io ad esempio mi trovo sempre in linea con i miei collaboratori maschi.

 

Qual è la tua firma stilistica?

Vini schietti, dritti, puliti con una bella acidità che dà freschezza. Grazie alla nostra Ponca e al nostro microclima abbiamo anche struttura, sapidità, mineralità e i profumi.

 

Quali sono le maggiori difficoltà nel fare vino in Italia oggi? E quali i vantaggi?

Vedo che mancano delle figure professionali, come nel caso dell’enologo, che non si limitano al bâtonnage, al travaso, all’analisi. L’enologo deve sentire l’odore della cantina, del legno, deve sentire sulla pelle l’umidità di una cantina, deve essere anche contadino e al mattino pensare al sole, alla pioggia, alla luna. Deve avere la sensibilità di chi lavora con un alimento vivo. Altra cosa: la burocrazia rallenta molto ma oramai è così in tutti i settori.

Vantaggi: tornando alla prima domanda, se quello che fai è la tua passione, tutto è un vantaggio!

 

In che direzione sta andando il vino italiano secondo te?

L’Italia ha delle radici ben solide e valori importanti nel nostro settore, resteremo in tanti a lavorare seriamente o, perlomeno, a mettercela tutta per mantenere la qualità. “Il bello e il buono” piacciono a tutti per cui i vini Italiani saranno sempre vincenti, dobbiamo solo imparare a dare più valore al nostro prodotto, che sia vino, formaggio, prosciutto, musei, palazzi, musica, arte etc.

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