Donne produttrici: il vino italiano al femminile 33 | Sabrina Tedeschi


Sabrina Tedeschi

Sabrina Tedeschi

di Chiara Giorleo

Dopo una lunga serie sulle critiche di vino, il focus si sposta sulla produzione al femminile. Zone di ispirazione, stili produttivi e prospettive: ecco qual è l’approccio delle produttrici italiane.
Come membro dell’Associazione Nazionale Le Donne del Vino mi rivolgo alle produttrici di diverse regioni d’Italia per saperne di più.

Oggi lo chiediamo a Sabrina Tedeschi

Laureata in Tecnologie Alimentari presso la facoltà di Agraria di Milano, prosegue con uno stage presso

l’Università di Enologia della Borgogna e poi con un incarico di insegnante di enologia presso l’istituto di San Michele All’Adige, svolgendo anche l’attività di ricerca nel settore enologico e lattiero caseario.

Prevale, però, l’amore per l’attività familiare così torna per affiancare il fratello Riccardo, enologo di famiglia, e la sorella Antonietta nella conduzione dell’azienda di Pedemonte VR suddividendosi i compiti. Quello di Sabrina diviene l’Export, Antonietta invece si occupa del mercato italiano e gestisce il settore amministrativo-finanziario.

Il mentore è sicuramente il padre, che ha trasmesso i geni dell’entusiasmo, della curiosità oltre che la passione per la vitivinicoltura.

Da Aprile 2016 ad Aprile 2019 è stata Presidente dell’associazione Famiglie Storiche, un prestigioso e delicato incarico, che le ha permesso di crescere professionalmente e di intrecciare nuove relazioni a livello professionale. Socia de Le Donne del Vino.

Per Sabrina il vino è l’espressione di un territorio: una bottiglia racchiude la storia, le tradizioni, l’anima e la passione del produttore, oltre alla sua conoscenza e al suo saper fare. È emozione prima di tutto. Ecco perché quando racconta un vino non si limita al solo aspetto tecnico rendendosi quindi “tour operator di quel territorio”, dichiara. Il futuro dell’azienda lo immagina in rosa: la futura generazione della famiglia è composta da 5 ragazze e da 2 ragazzi che spera possano ereditare la stessa passione che loro hanno ereditato dal padre.

 

Quando e come hai iniziato a fare vino?

Nata “nel fermentatore” così come mi disse un Professore di Università, quel fermento l’ho portato dentro, come uno spirito guida. Una definizione divertente che rappresenta benissimo la mia storia. La mia famiglia produce infatti vino da più generazioni e ha sempre mantenuto una conduzione famigliare; fin da bambini io e i miei fratelli siamo stati coinvolti nell’attività lavorativa, perché papà ha sempre condiviso tutto con mamma durante il pranzo e la cena, cercando ispirazioni e collaborazione da lei, che ha sempre però preferito rimanere in disparte. Negli anni poi la nostra casa ha ospitato tanti clienti, agenti ed importatori che hanno condiviso con noi pranzi e cene. Già durante le scuole superiori ho iniziato ad appassionarmi alla chimica e ad occuparmi delle analisi dei vini, attrezzando un piccolo laboratorio aziendale.

Mi sono in seguito laureata in Tecnologie Alimentari presso la facoltà di Agraria di Milano. Presidente era il Professor Corrado Cantarelli, il mio tutor, che mi spinse ad accettare un periodo di stage presso l’Università di Enologia della Borgogna diretta dal Professor Michele Feuillat. Due luminari nel campo agroalimentare, sicuramente due mentori fondamentali per la mia crescita accademica. Così dopo la laurea ho accettato l’incarico di insegnante di enologia presso l’istituto di San Michele All’Adige, svolgendo anche l’attività di ricerca nel settore enologico e lattiero caseario. Dovevo rimanere solo un anno, mi affezionai restando per 9 anni.

Ma il richiamo del cuore e il desiderio di sviluppare l’azienda di famiglia hanno prevalso e così dal 2000 affianco i miei fratelli Antonietta e Riccardo nella conduzione dell’azienda. Anche mia sorella Antonietta è Donna del Vino e ha affiancato il papà fin da metà degli anni 80, quando lui acquisì le quote aziendali del fratello. Riccardo è l’enologo dell’azienda.

Tra noi fratelli ci siamo suddivisi le diverse mansioni, ma nel corso della settimana è molto difficile avere giornate simili. Occupandomi di export posso trovarmi a viaggiare in Asia piuttosto che in Europa, così come in ufficio a relazionarmi con i diversi importatori, piuttosto che in azienda ad accogliere giornalisti e appassionati

 

Quali sono i tuoi riferimenti o le tue zone di ispirazione in Italia e all’estero?

Ci sono zone che ho avuto modo di visitare e vivere per qualche mese; ad esempio la Borgogna è zona per me di profonda ispirazione: un territorio di grande successo che definisce per antonomasia vini di grande qualità, a significare che il territorio ha saputo lavorare bene, in sinergia, tenendo alto il valore e il prestigio del luogo e dei suoi prodotti. In Italia sono tantissime le zone di successo, simboli indiscussi del vino di qualità nel mondo. Posso pensare al Brunello, ma anche al Piemonte, alla Sicilia o all’Alto Adige. Più che le zone mi ispirano le persone, molte famiglie del vino, quelle che hanno fatto e stanno facendo la storia del vino italiano, che hanno saputo adeguarsi ai cambiamenti senza tradire la tipicità del loro luogo di appartenenza. Bisogna fare il vino buono e poi bisogna anche saperlo raccontare.

 

Credi che lo stile produttivo possa cambiare tra uomo e donna?

Non penso che lo stile produttivo sia una questione di genere. Lo stile viene più influenzato dalla tradizione di famiglia, dal territorio dove viviamo e che rappresentiamo. Per rappresentarlo al meglio è importante la competenza unita all’esperienza e tanta passione per il proprio lavoro. Molti vini eleganti, che spesso si identificano con uno stile femminile, sono prodotti da uomini: l’eleganza di un vino è frutto della complessità armonica dello stesso.

 

Qual è la tua firma stilistica?

È una firma stilistica di famiglia che nostro papà ha introdotto fin dagli anni 60.

Uno stile di vini tipici, di terroir: ecco il motivo di tante etichette in una produzione complessiva abbastanza limitata. Negli anni abbiamo investito in Valpolicella in vigneti di collina, in vallate differenti e con esposizioni e altitudini diverse. Diamo voce a questi luoghi con diversi Amarone e diversi Valpolicella. Tutti caratterizzati da complessità, accompagnata sempre dalla freschezza aromatica, buona trama tannica, alcolicità sempre ben integrata nel prodotto. Si lavora per ottenere sempre eleganza dei prodotti e quindi buona beva.

 

Quali sono le maggiori difficoltà nel fare vino in Italia oggi? E quali i vantaggi?

Immagino di ripetermi: sicuramente la burocrazia! Spesso in azienda sono coinvolte più persone nel gestire la documentazione necessaria per rispondere a tutte le norme vigenti che quelle coinvolte nella produzione. I sistemi telematici stanno in qualche modo migliorando la situazione, ma le pratiche da evadere sono sempre molte. Un’altra difficoltà è legata al cambiamento climatico, che ci obbliga a una ricerca costante e a essere reattivi a continui cambiamenti di gestione del vigneto. E infine la difficoltà di reperire manodopera.

I vantaggi sono numerosi.  Uno su tutti, quello di lavorare in un territorio meraviglioso, a contatto con la natura; la possibilità di svolgere diverse attività evitando la noia della routine. Il vino è poi il nostro passaporto: accogliamo persone da tutto il mondo nella nostra azienda, visitiamo paesi e conosciamo culture diverse per svolgere il nostro ruolo di ambasciatori della Valpolicella.

 

In che direzione sta andando il vino italiano secondo te?

Già da tempo ha intrapreso la strada della qualità.

Sono tantissimi i vini di qualità sul mercato rispetto al passato e sempre più numerose le aziende con un brand riconosciuti: grazie a questo i territori sono più forti e più riconosciuti all’estero.

Tanti territori, anche la Valpolicella, stanno lavorando per far emergere sempre più i vini che sono espressione unica del luogo. È la ricchezza dell’Italia e dobbiamo esportarla nel mondo.

Il consumatore chiede vini di buona beva: il nostro impegno e quello di lavorare per offrire vini di questo tipo, pur continuando ad assicurare la tipicità del luogo di provenienza.

Sono parecchi i giovani che si stanno avvicinando al vino, lo si può osservare anche dalle tante visite in azienda rispetto al passato: le ultimi indagini ci informano però che il consumo di vino in futuro sarà inferiore. Ecco, quindi, l’importanza di produrre vini di qualità: penso che il consumatore del futuro berrà meno, ma sarà più esigente in termini di autenticità e territorialità.

Donne produttrici: il vino italiano al femminile 1| Manuela Piancastelli

Donne produttrici: il vino italiano al femminile 2| Donatella Cinelli Colombini

Donne produttrici: il vino italiano al femminile 3| Angela Velenosi

Donne produttrici: il vino italiano al femminile 4 | Chiara Boschis

Donne produttrici: il vino italiano al femminile 5| Elena Fucci

Donne produttrici: il vino italiano al femminile 6 | Graziana Grassini

Donne produttrici: il vino italiano al femminile 7 | Marianna Cardone

Donne produttrici: il vino italiano al femminile 8| Annalisa Zorzettig

Donne produttrici: il vino italiano al femminile 9| Miriam Lee Masciarelli

Donne produttrici: il vino italiano al femminile 10| José Rallo

Donne produttrici: il vino italiano al femminile 11| Marilisa Allegrini

Donne produttrici: il vino italiano al femminile 12| Chiara Soldati

Donne produttrici: il vino italiano al femminile 13| Elisabetta Pala

Donne produttrici: il vino italiano al femminile 14| Elena Walch

Donne produttrici: il vino italiano al femminile 15| Barbara Galassi

Donne produttrici: il vino italiano al femminile 16 | Chiara Lungarotti

Donne produttrici: il vino italiano al femminile 17 | Pina Terenzi

Donne produttrici: il vino italiano al femminile 18| Lucia Barzanò

Donne produttrici: il vino italiano al femminile 19| Vincenza Folgheretti

Donne produttrici: il vino italiano al femminile 20| Eleonora Charrère

Donne produttrici: il vino italiano al femminile 21| Daniela Mastroberardino

Donne produttrici: il vino italiano al femminile 22| Carla e Laura Pacelli

Donne produttrici: il vino italiano al femminile 23| Valentina Abbona

Donne produttrici: il vino italiano al femminile 24| Camilla Lunelli

Donne produttrici: il vino italiano al femminile 25| Carolin Martino

Donne produttrici: il vino italiano al femminile 26| Marzia Varvaglione

Donne produttrici: il vino italiano al femminile 27| Antonella Cantarutti

Donne produttrici: il vino italiano al femminile 28 | Marta Trevia

Donne produttrici: il vino italiano al femminile 29| Pia Donata Berlucchi

Donne produttrici: il vino italiano al femminile 30| Nadia Zenato

Donne produttrici: il vino italiano al femminile 31| Federica Boffa Pio

Donne produttrici: il vino italiano al femminile 32| Chiara Condello