Bacoli, Osteria Da Caliendo


Franco Di Fraia

di Romualdo Scotto Di Carlo

Ha lasciato il lago ed è salita in collina “Caliendo”, la simpatica osteria di mare di Bacoli.

Per tanti anni in via Lungolago, a due passi da un “luogo sacro” della ristorazione flegrea, quella “Misenetta” di Salvatore Di Meo i cui locali ospitano oggi -segno dei tempi?- una farmacia.

Poi Franco Di Fraia ha coronato il suo sogno ed ha portato “Caliendo” sulla terrazza di questa bella villa bianca, affacciata sul golfo di Pozzuoli.

Abbandonata la pizza, i 120 posti del primo “Caliendo” son diventati 45, d’estate al massimo. Bianche le pareti, azzurre le porte, sembra di stare in riva a quel mare che riempie lo sguardo.

esterno

E nei piatti quel mare arriva direttamente, senza eccessive mediazioni, con grande rispetto per la materia prima. Che Franco sceglie personalmente dai pescatori della vicina Acquamorta, a Monte di Procida, da un peschereccio e una paranza bacolese: pochi fornitori fidati -ben conosciuti in zona, sicuramente affidabili, per inciso anche i nostri- cui si aggiungono i pescatori di granchi e di ricci di mare, sui quali però Franco mantiene un geloso riserbo.

la terrazza sul golfo di Pozzuoli

Come da tradizione flegrea -altrove sovente foriera di cocenti delusioni- si comincia con una rassegna di antipasti. Che qui sono però presentati con garbo e sopratutto sono ben fatti e, finalmente, caldi! Come l’insalata di polpo ed il gambero in pasta kataifi, il filetto di triglia in pastella ed il trancio di pesce bandiera.

gambero in pasta kataifi

Gradevole ma non leggerissimo il pesto di cozze, da stendere su un buon pane locale tostato; a chiudere il souté di lupini -meglio di tante vongole- e cozze, cui difetta una sapidità che i bivalve non sanno più rilasciare.

antipasti

 

pesto di cozze

 

sautè di vongole e cozze

Arrivano i primi. Niente sorprese, intendiamoci, la cucina è quella flegrea di un tempo, giusto alleggerita dai condimenti in eccesso e dalle cotture troppo stressanti.

È il caso del risotto alla pescatora come delle linguine ai ricci di mare.

il risotto alla pescatore

Encomiabile la scelta di affiancare, nei paccheri ai crostacei, a gamberi e mazzancolle la meno nobile cicala di mare: rivincita di un sapore popolare quanto potente, troppo spesso dimenticato sulle tavole dei nostri ristoranti. E che qui surclassa gli altri crostacei, forse sbilanciando un po’ il piatto verso la dolcezza.

paccheri ai crostacei

In carta -che qui non c’è, la recita a voce Franco, secondo quel che il mare ha concesso- anche spaghetti alla granseola, gnocchetti con genovese di polpessa e -omaggio ad una cucina di altri tempi- la pasta e fagioli con le cozze.

la sala

A questo punto ci si potrebbe anche fermare. E ci si perderebbe la frittura di paranza. E saraghi e “luvari” di provenienza sicura, trattati con profondo rispetto in cucina.

il mare e l’orto in frittura

Chiusura con gradevoli dolci di scuola.

Piccola e sopratutto bianchista la carta dei vini, che si apre presentando con orgoglio le bandiere flegree: falanghina di Contrada Salandra, La Sibilla e Agnanum. Servizio cordiale e conto che va dai 26 euro per antipasti e primo e arriva ai 40 euro se prendiamo anche il pesce.

Osteria Da Caliendo

Via Mozart 67/a

Bacoli

Tel. 081.523.40.73 – 339.7258563

www.dacaliendo.it

Aperto sempre, chiuso domenica sera e lunedì

4 Commenti

  1. Mi hai fatto venire voglia! Mi piacciono le ambientazioni “alla greca” e mi incuriosisce troppo il pesto di cozze (anche se immagino non sia una piuma!). Penso di andarci presto, poi ti dico la mia ;)

  2. Nel vecchio locale il pesto di cozze veniva servito con tranci di pizza bianca, uno sposalizio ideale.Oggi pero’ va bene anche con i crostini o con fettine di buon pane (magari con noci e/o olive).Dopo tanti anni mi sono cimentato con la ricetta del pesto di cozze ed il risultato e’ stato ottimo.

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