Caiazzo, tour di sommelier in vigna e degustazione in cantina dei vini ALEPA di Paola Riccio


L'imprenditrice vitivinicola Paola Riccio dell'azienda agricola Alepa


di Phyllis De Stavola

Le incantevoli colline caiatine, nel casertano, sono angoli di paradiso ‘green’ della Campania che celano piccole ed interessanti realtà produttive. Una di queste è l’azienda vitivinicola Alepa. La filosofia della titolare Paola Riccio è improntata a quella dell’agricoltura ‘naturale’ e ‘bio’ partendo dalle scelte agronomiche in vigna: la legatura della vite con rami (vinchi) di salice viminalis, la tecnica del sovescio annuale per incrementare la fertilità naturale e migliorare la struttura fisico-chimica del suolo, la lotta contro malattie e parassiti esclusivamente a base dei prodotti ammessi dall’agricoltura biologica (rame e zolfo), l’utilizzo esclusivo dei pali di legno che valorizzano il paesaggio agricolo.

La legatura del salice alla vite secondo tradizione e natura

 

Rami di salice viminalis (vinchi) usati per legare le viti

L’attività nasce quando, a metà degli anni ottanta, Eugenio Riccio, papà di Paola, acquistò il podere ed incominciò a dedicarsi alla coltivazione della vite e dell’ulivo. Nel 2003 nasce l’azienda per la commercializzazione dei prodotti, viene avviata la collaborazione con l’enologo Maurizio De Simone ed impiantata la nuova vigna di Pallagrello bianco. Oltre a quest’ultimo, le varietà allevate sono: Falanghina, Greco, Aglianico e Cabernet Sauvignon nella vigna di 25 anni.

Paola Riccio mostra le radici della piantina di fava che andrà a concimare il terreno del vigneto

 

Paola Riccio spiega la tecnica d'innesto della varieta di Pallagrello sulle preesistenti viti

Le uve di Pallagrello rosso provengono invece dalla vigna di un conferitore adiacente all’azienda. L’estensione totale del vigneto è di 30,000 mq con orientamento dei filari nord sud ed esposizione est. La conformazione del terreno è caratteristica del complesso sedimentario dell’area posta sulla riva destra del fiume Volturno: argilloso con presenza di microelementi, detto molassa o facies molassica.

Le fave piantate annualmente per la pratica agronomica del sovescio

 

La bottaia

I vini Alepa, raccontati da Paola Riccio nel corso della visita di un gruppo di sommelier professionisti provenienti dalla costiera Amalfitana e Sorrentina, svoltesi lo scorso 18 febbraio, sono cinque: Santojanni, Riccio Bianco, Maria Carolina, Riccio Nero e Palenio. Il racconto inizia con il tour in vigna, durante il quale Paola Riccio e il Signor Angelo mostrano la legatura della vite con il salice, continua con una sosta nella bottaia, dove il vino riposa per mesi nei tonneau di rovere e dal 2011 anche in tonneau di castagno, e termina in cantina con la degustazione durante la quale la parola passa ai sommelier di professione per la descrizione e l’analisi visiva, olfattiva e gusto-olfattiva.

 

Paola Riccio propone una degustazione comparativa tra Pallagrello bianco in tonneau di rovere e in tonneau di castagno

La Cantina Alepa

 

Analisi visiva del Pallagrello bianco in affinamento in tonneau di rovere e di castagno

Prima affascinati dalla bellezza delle vigne e del paesaggio collinare circostante, poi incuriositi dalle mani sapienti del Signor Angelo che mostra i rami di salice e la tecnica di legatura oltre alle arnie delle sue api che porta annualmente in trasferta nella vigna dell’azienda Alepa per l’ottenimento del miele millefiori, seguiamo Paola Riccio attraverso i filari di Pallagrello bianco mentre mostra le piantine di fave utilizzate per la tecnica agronomica del sovescio, poi tra le viti antiche di Cabernet Sauvignon, Aglianico, Falanghina, Greco, arrivando alla vigna dov’è stata praticata la tecnica d’innesto di Pallagrello sulle viti preesistenti notando le piante fiorite di rose di diverse varietà messe lì a presidio di ogni filare, per arrivare in bottaia dove vengono messi a confronto un Pallagrello bianco che matura in tonneau di rovere con un Pallagrello bianco della medesima annata in affinamento in tonneau di castagno, per giungere infine in cantina e ritrovare nel calice tutto ciò che è stato appena visto: il terreno, il sole, le viti allevate secondo i principi agronomici dell’agricoltura biologica, le varietà dei vitigni con i loro profumi tipici, il legno che concorre ad arricchire i bouquet aromatici e che i sommelier abilmente descrivono.

 

I vini Alepa in degustazione

 

'Santojanni' (Falanghina 70%, Greco 30%)

 

Il sommelier Arturo Terminiello analizza il 'Santojanni' 2009 (Pallagrello bianco)

 

Il sommelier Massimo Migliorino descrive il 'Riccio bianco' 2009 (Pallagrello bianco)

 

Il sommelier Giovanni Starace descrive il 'Maria Carolina' 2009 partendo dall'analisi olfattiva del tappo di sughero

Santojanni (blend di Falanghina 70% e Greco 30%) Dopo la completa maturazione, le uve sono vinificate insieme. Dopo la fermentazione a temperatura controllata, è previsto un breve passaggio in tonneau e la maturazione in acciaio per 12 mesi. ‘Santojanni’ è un toponimo che si riferisce alla località ‘S.S. Giovanni e Paolo’ nella quale è ubicata l’azienda. Prodotto in 2.000 bottiglie l’anno, è un vino da bersi nei primi 2-3 anni dopo l’uscita dalla cantina Si tratta di un vino vivo in continua evoluzione – anche in relazione all’anno della vendemmia. Prezzo medio in enoteca: € 8,50.

Il 'Riccio nero' (Pallagrello nero)

Il sommelier del ristorante ‘Al Palazzo’ dell’Hotel Palazzo Murat di Positano Arturo Terminiello descrive il Santojanni 2009: di colore giallo paglierino dorato, abbastanza consistente; al naso fruttato con sentori di agrumi, cedro, lieve albicocca appassita, pompelmo, lieviti; in bocca – sebbene non presenti la persistenza che ci si aspetta all’esame visivo- è caldo e sostenuto da una buona spalla di sapidità e freschezza. Fine e complesso. La complessità è data dall’imprinting di legno non derivante dal legno bensì dalla sosta sulle fecce. Pronto. Confrontato al vino Santojanni 2010, emerge che quest’ultimo si caratterizza per la freschezza più sostenuta, derivante da un’annata agronomica diversa, oltre che dall’essere più giovane, e dalla maggiore persistenza in bocca.

La moderna cantina

 

Il ristoratore e sommelier Antonino D'Urso descrive il 'Riccio Nero' 2008

 

'Maria Carolina' (Pallagrello bianco) 2009

 

'Maria Carolina' (Pallagrello bianco) in abbinamento a 'broccoli e salsiccia'

La sommelier Annalisa Gargiulo analizza il 'Palenio' 2009

Oltre a confermare l’abbinamento proposto nel corso della degustazione con il ‘Fior di latte di Arola’ nel comune di Vico Equense, il sommelier Terminiello suggerisce l’abbinamento con il sushi, con gli spaghetti alle vongole, con il risotto agli scampi e con i crostacei.

 

Olio extra vergine d'oliva Alepa ottenuto dalla varietà caiazzana

Riccio Bianco (Pallagrello bianco 100%) Dopo una lunga e lenta fermentazione a temperatura controllata matura in acciaio per 11 mesi. Prodotto in 8.000 bottiglie l’anno. Prezzo medio in enoteca € 10,50.  Massimo Migliorino sommelier MSC (miglior sommelier della Campania nel 2000 e semifinalista 2001 e 2002) conduce la degustazione del Riccio Bianco 2009: alla vista si caratterizza per una limpidezza eccezionale, di colore giallo dorato intenso con una buona consistenza con lacrime che scendono lentamente. Alla valutazione olfattiva: franco, fruttato con sentori di prugna bianca e pera matura, profumi di erbe aromatiche quali salvia e rosmarino, di fieno ed aromi terziari. In bocca si caratterizza per la morbidezza che prevale sulle durezze, per l’alcol sostenuto e l’elevata sapidità che porta ad una salivazione significativa. E’ un vino che si mastica bene (e dunque con elevato estratto secco) e con una buona complessità. Pronto. Il sommelier Migliorino lo suggerisce in abbinamento con gli spaghetti con la colatura d’alici e/o il pesce alla brace (pezzogna o spigola).

 

Le arnie ospitate nell'azienda agricola per l'ottenimento del miele millefiori

Maria Carolina (Pallagrello bianco 100%) Dopo lunga e lenta fermentazione a temperatura controllata, matura in tonneau di rovere (e castagno dal 2011) su fecce di fine fermentazione per otto mesi, poi in tini d’acciaio per quattro mesi, ed infine affina in bottiglia per almeno sei mesi. Prezzo medio in enoteca: € 23,00.

Vigneto di Pallagrello bianco orientamento nord-sud esposizione est-ovest

Conduce la degustazione del Maria Carolina 2009 Giovanni Starace, maître sommelier dello Yacht Club di Marina di Stabia: colore giallo dorato carico, ottima consistenza. Al naso è complesso con profumo di caramello, etereo (acetone, alcol) e profumi terziari, persistente. In bocca è caldo, intenso, da masticare evidentemente con molto estratto secco, persistente, decisamente sapido con una buona freschezza. Nel complesso, pur ricordando un Trebbiano d’Abruzzo di qualità, rimane un vino vigoroso del Sud, non affatto seduto. E’ un vino che ha molto da raccontare e che non si esaurisce in poco tempo, ma che anzi continua a rivelarsi. Alla degustazione volutamente protratta, i sommelier Starace e Migliorino, continuano l’analisi gusto-olfattiva riconoscendo i profumi di vermut, assenzio, pepe bianco, note di tè bianco non fermentato (Jasmine), note di pasticceria quali vaniglia, cannella e canditi. Un vino che risulta nel complesso per palati allenati, interminabile in bocca, avvolgente, sottile, da masticare. Piacevole. Da abbinare a piatti dai sapori semplici quali i ravioli di ricotta con zucca e/o la pasta con le zucchine, oppure con ‘friarielli’ (broccoli) e salsiccia, come proposto da Paola Riccio nel corso della degustazione in versione finger food.

Dall’esame gusto-olfattivo dei bianchi degustati, i sommelier professionisti convengono che i tre vini hanno in comune la vendemmia 2009, annata calda, essendo, infatti, morbidi e ricchi di sole.

Vite antica di Cabernet Sauvignon

Riccio Nero (Pallagrello nero 100%) Dopo una macerazione a contatto con le bucce per sette giorni, matura in tonneau di rovere da 500 litri per 20 mesi ed affina in acciaio per 12 mesi. Prezzo medio in enoteca: € 13,00.

A descrivere il Riccio Nero 2008 è Antonino D’Urso ristoratore e sommelier del Grottino Azzurro di Positano. Già dall’esame visivo si presenta come un vino giovane, ben preservato, dal colore intenso, compatto; la luce lo attraverso nel bicchiere (caratteristica antocianica del vitigno); consistente quanto il Maria Carolina, ma rispetto al bianco è più asciutto. Al naso non è immediato, presenta profumi di viola, frutta rossa in particolare ciliegia polposa, ha note balsamiche, di caramella inglese (gelatina), speziato come un Merlot e quasi confondibile con esso, spezie dolci, leggero rabarbaro. La complessità del bouquet deriva dalla fermentazione e dai lieviti. Nonostante la maturazione in legno, quest’ultimo non risulta invadente con profumi primari di fiori e frutta evidenti; infine ha sentori di pasticceria, note di cipria. In bocca: i tannini sono levigati, ha una buona freschezza, e l’alcol – non invadente è ben bilanciato, ben fuso nell’equilibrio del vino. E’ intenso e abbastanza persistente. Si tratta di un vino più facilmente abbinabile rispetto ad un Aglianico: in considerazione della pulizia della bocca si suggerisce l’abbinamento con la carne di maiale (dolce e grassa) oppure con la zuppa di cozze.

Palenio (Aglianico 50%, Cabernet Sauvignon 50%) Le uve sono vinificate separatamente e poi assemblate. Dopo la macerazione a contatto con le bucce a temperatura fino a 31°, matura in botte di rovere da 500 litri per 12 mesi e in acciaio per altri 12 mesi. Prezzo medio in enoteca: € 14,00.

A descrivere il Palenio 2007 è Annalisa Gargiulo sommelier MSC: di colore rosso rubino tendente al granato, limpido, abbastanza consistente, con una lacrimazione ampia. Al primo naso: fiori e frutta – violetta netta appassita, petali di geranio, ciliegia e mirtilli neri. E poi: pellame e spezie: radice di liquirizia, tè nero fermentato. In bocca è secco, con tannini ben supportati dall’acidità. Il retrogusto è di prugna rossa. In un secondo momento, si apre alla franchezza dell’uva abbandonando le sofisticazioni del pellame. Fine, persistente, equilibrato. Un velluto in bocca. Suggerito in abbinamento con la pasta con il ragù napoletano (preparato con tracchie e costolette di maiale), l’agnello laticauda oppure con il formaggio pecorino fiore sardo.

La degustazione termina così come inizia con l’assaggio dell’olio extra vergine d’oliva prodotto da olive della varietà ‘caiazzana’ prodotto dall’azienda Alepa, proposto sul pane casereccio tagliato a pezzettini. E poi, di nuovo in auto per risalire e riscendere le sinuose colline caiatine dalla rassicurante tranquillità lungo il percorso a ritroso, dopo aver fatto la piacevole scoperta di una realtà vitivinicola casertana d’eccellenza ben integrata nel paesaggio ed averne ritrovata la storia e la naturalezza nel bicchiere nel corso della degustazione con i sommelier professionisti.

 

ALE.P.A. Società agricola Slr
Via Baraccone
Località S.S. Giovanni e Paolo
Caiazzo (CE)
Tel. 0823 862755
http://www.alepa.it

9 Commenti

  1. La vulcanica accoppiata Riccio-De Simone non poteva che dare buoni frutti. Mettici un terroir particolarmente vocato e una splendida posizione geografica e Alepa e’ servita! Bel viaggio quello che ho letto e che presto faro’ anche io con estremo piacere. Brava Paola. Bravo Mau. Ad majora!

  2. Quanti bravi professionisti che abbiamo in Campania, che coltivano con amore e passione anni di sacrifici spesi a rincorrere clienti e bottiglie. Complimenti ragazzi, di vero cuore, mi sarebbe piaciuto essere lì con voi da Paola. Avanti così!

  3. Una terra d’elezione,dei vitigni “intramontabili”, la cura che Paola Riccio e il suo staff mettono nella realizzazione di questo nettare, non poteva che dare questi frutti, che auspico saranno ancora più generosi a venire. Angelo, è sempre un piacere poter degustare insieme ad un maestro quale sei!

  4. ottima qualita’ ,o avuta l’occasione di assagiare i vostri vini a capri nella cantina piu’ antica,andammo con la comunita’ montana,a vedere la monorotaia che saliva nei terrazzamenti,se non mi sbaglio,si chiamava la terra d’ambra,bel posto

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