Casteddu Blanc del Domaine Saparale


Casteddu Blanc del Domaine Saparale

Casteddu Blanc del Domaine Saparale

di Antonio Prinzo

Ci sono luoghi che restano per sempre e uno di questi è la Corsica in questo nostro Mediterraneo che attraversa tutta la storia, e resta sempre il luogo della luce e della nostra vita.

Un viaggio fatto due anni fa, sempre a inseguire il “solito” amico che suona e risuona in giro per il mondo e tra una nota e l’altra il vino, le vigne, i luoghi che segnano con le immagini e gli odori il nostro girovagare.

vigne sul mare del Cape Corse

vigne sul mare del Cape Corse

Ho aperto una bottiglia del Domaine Saparale – Casteddu Blanc, è un’appelation del sud della Corsica tra Sartene e Bonifacio. La storia di questa cantina parte dal 1845 quando Philippe de Rocca Serra impianta ben 100 ettari di vigne in questa zona, andando contro tutti e tutto. Philippe è un personaggio controcorrente e dopo aver esplorato l’Africa torna in Corsica e si dedica alle sue vigne, con un progetto grandioso. E impianta vigne locali, alberi d’olivo e da frutta, crea uno dei primi grandi Domaine non solo di Corsica, insomma un precursore. Ma arriva la fillossera, il banditismo, le guerre e tutto si spegne per ben sessanta anni.

Nel 1995 Philippe Farinelli ricomincia l’avventura e tornano i vini, bianchi da Vermentino e rossi da Sciaccarello e Nielluccio.

Il Casteddu Blanc di cui vi parlo è da uve vermentino 100%, annata di vendemmia 2013, 13 gradi di alcool. Il Casteddu rispetto al base viene elevato per sei mesi in barrique. Niente chimica in vigna, selezione delle uve e una resa di circa 30 hl per ettaro. Grande e delicata cura in terra e in cantina.

Casteddu Blanc del Domaine Saparale

Casteddu Blanc del Domaine Saparale

Il vino si presenta con un bel giallo quasi oro e nei riflessi appare e scompare il verdolino che poi si ritrova al palato. Naso completo e complesso con sentori vegetali e di frutta bianca matura, rosmarino e qualche punta di timo e lavanda. In bocca sorprende per pienezza e buona acidità, qui ricompaiono le note vegetali di erba tagliata e maturata al sole. Una nota salina alla fine lo fa intrigante e completo.

 ziti alla genovese

ziti alla genovese

Lo abbiamo accompagnato con un bel piatto di genovese l’accoppiata ha funzionato, dolcezza e sapidità si sono ben assortite. Un bel duo musicale. E per chi ha passione per la musica antica, un consiglio, ascoltatevi qualche pezzo di Louis Couprain per clavicembalo magari eseguito dal grande Gustav Leonhardt, con gli occhi chiusi e il cuore che gioisce al nuovo anno. Auguri!

2 Commenti

  1. Bravo Antonio. Il Vermentino rappresenta il Vello d’oro degli Argonauti di tutto il Mediterraneo.

  2. Un ottimo consiglio da mettere in pratica prima possibile! L’abbinamento con la genovese è molto allettante…

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