Prima Edizione de Il Vino del Tuffatore 2015 al Parco e Museo Archeologico di Paestum


Museo Archeologico di Paestum, il pubblico presente al convegno

Museo Archeologico di Paestum, il pubblico presente al convegno

di Enrico Malgi

Il format è inedito, o perlomeno è poco usuale: mischiare e fondere insieme come in un crogiolo arte, storia, cultura, archeologia ed enologia. Che poi a pensarci bene, quest’ultima materia è parte integrante di tutto questo, tanto da segnare e condizionare la vita stessa dell’uomo fin dall’antichità e, di conseguenza, è anch’essa storia, arte, cultura ed archeologia, come un infinito fil rouge che lega tutto insieme indissolubilmente. L’enologia che mediante la vitis vinifera ha come prodotto finale la sacra bevanda del vino, che fin dai primordi è stata fedele compagna dell’uomo, tanto da scortarlo attraverso il tempo donandogli piacere e voluttà sensuale e caricandosi di forte valenza rituale e sociale. Mesopotamici, fenici, cartaginesi, cretesi, greci, etruschi e romani si sono succeduti attraverso i secoli, facendo a gara nel divulgare e diffondere la cultura e la coltura della vite in tutto il bacino mediterraneo e che poi fortunatamente sono arrivate a noi fino ai giorni nostri.

 

Paestum Tempio di Cerere

Paestum Tempio di Cerere

 

Ingresso Museo Archeologico di Paestum

Ingresso Museo Archeologico di Paestum

Tutto questo è stato raccontato e sciorinato alla prima edizione de “Il Vino del Tuffatore – Archeologia e dieta mediterranea”, emblematica rassegna arche(n)ologica che si è tenuta presso il Parco e Museo di Paestum, sito greco-romano di fama internazionale e realizzata per volere del neo Direttore del Parco, il giovane ed intraprendente tedesco Gabriel Zuchtriegel.

Gabriel Zuchtriegel Direttore del sito archeologico di Paestum

Gabriel Zuchtriegel Direttore del sito archeologico di Paestum

 

Museo Archeologico di Paestum La Tomba del Tuffatore

Museo Archeologico di Paestum La Tomba del Tuffatore

 

Museo Archeologico di Paestum, reperti antichi

Museo Archeologico di Paestum, reperti antichi

Questi ha apportato idee innovative e costruttive al progetto archeologico-museale pestano rompendo con gli schemi tradizionali, perché “…il museo troppo spesso è stato un luogo silenzioso ed oscuro…”. Nell’occasione sono intervenuti illustri ed esperti oratori settoriali come, il prof. Guseppe Festa e gli archeologi Massimo Osanna, Angela Pontrandolfo e Maria Luisa Catoni, che hanno messo in risalto proprio lo stretto rapporto esistente tra la storia ed il vino attraverso i secoli. In particolare, si è fatto riferimento alla celebre lastra dipinta della “Tomba del Tuffatore” del V secolo a.C che è conservata proprio all’interno del Museo di Paestum laddove si rileva la scena di un simposio, ossia un banchetto sdraiato in cui si mangiava e si beveva vino, con i commensali fissati con i calici in mano.

Museo Archeologico di Paestum, sala degustazione

Museo Archeologico di Paestum, sala degustazione

 

Betty Iuorio e Pasquale Amitrano

Betty Iuorio e Pasquale Amitrano

 

Giovanni Cuomo

Giovanni Cuomo

 

Antonio D'Agosto ed Alfonso Rotolo

Antonio D’Agosto ed Alfonso Rotolo

 

Paolo Verrone

Paolo Verrone

A completare l’evento sono state invitate aziende vitivinicole cilentane, irpine e nazionali ad esporre i loro vini in degustazione e da concorrere poi per l’assegnazione del premio “Vino del Tuffatore 2015”, che un’apposita e qualificata commissione tecnica ha potuto valutare. Alla fine è risultato vincitore il Kratos Fiano Paestum Igt 2014 dell’azienda cilentana Luigi Maffini.

Kratos Paestum Igt 2014 Maffini

Kratos Paestum Igt 2014 Maffini

Un vino che riesce sempre a conquistare i palati più allenati ed esigenti, con i suoi delicati profumi, l’immediatezza gustativa, l’approccio palatale ruffiano ed intrigante che delizia le papille, con la morbidezza, la freschezza, la sapidità e la persistenza finale.

 

Foto di Enrico Malgi

 

3 Commenti

  1. Non sono a conoscenza degli altri vini in concorso,ma devo riconoscere che in un’annata a dir poco balorda Luigi ha fatto un piccolo miracolo.PS.Speriamo che questo sia il primo passo della rinascita del Cilento:non se ne può più di questo territorio bellissimo,ma da troppo tempo fermo al palo.FM.

  2. Hai ragione caro Francesco, ma come sai i motivi sono molteplici e dovrebbero essere sviscerati in una sede opportuna. Proporrei una tavola rotonda con la partecipazione di tutti i produttori cilentani, gli enti, le istituzioni ed i critici settoriali. Si potrebbe discutere dell’alternativa al binomio aglianico-fiano, per esempio. Perché a parte qualche eccezione che coinvolge qualche azienda che sperimenta con un certo successo il primitivo, il pinot nero ed il piedirosso in purezza (nell’ordine I Vini del Cavaliere, San Salvatore e San Giovanni) e l’aglianicone negli Alburni insieme a De Conciliis, poco si è fatto negli ultimi vent’anni.

  3. Cari Francesco e Enrico, non è il territorio fermo al palo. Siamo noi che aspettiamo, aspettiamo e aspettiamo, magari non proprio noi tre, ma in generale l’indolenza cilentana, quel continuo dire “poi vediamo” che da pregio di lento vivere si sta trasformando in duraturo dormire. Speriamo in una sferzata di nuova vitalità……Ant

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