100 Best Italian Rosé 2023: intervista ai produttori della Top10 | Valentina di Camillo


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di Raffaele Mosca

La guida ai migliori rosati d’Italia, edizione 2023, curata da Antonella Amodio, Chiara Giorleo, Adele Granieri, Teresa Mincione e Raffaele Mosca con il supporto di DS_Glass e Vinolok oltre che di Hubitat e Arte Capuano 1840 è disponibile da luglio su questo sito (100 Best Italian Rosè).
Tra le varie iniziative, ecco anche le interviste ai produttori della Top10 di quest’anno, una per una.

Valentina raccontaci la tua azienda, raccontaci il tuo vino

Dove siamo è semplice: basta prendere una cartina dell’Italia e puntare il dito esattamente a metà della costa adriatica: a Chieti, in Abruzzo.

E più precisamente in mezzo al verde accecante delle colline teatine, dolci e accoglienti: alle spalle la Maiella che svetta fiera in lontananza, davanti l’Adriatico a rincorrere l’azzurro del cielo.

Contadini da generazioni (e come noi tutte le famiglie intorno), la nostra azienda inizia da una piccola proprietà contadina ereditata dai nonni e dai bisnonni e oggi si estende alle province limitrofe: quattordici vigneti in sei comuni della stessa provincia, poco più di trenta ettari in agricoltura biologica.

Un racconto di sudore, sacrifici e riscatto: dapprima soci conferitori della cooperativa più vicina, poi produttori di vini in cisterna, tentiamo infine venticinque anni fa il grande salto che oggi si chiama Tenuta i Fauri.

In famiglia non è semplice, si sa, ma proviamo a conciliare caratteri e responsabilità: mio fratello Luigi è l’enologo, io mi occupo dell’accoglienza e delle vendite, papà Domenico segue scrupolosamente i vigneti e mamma Tiziana gestisce il punto vendita e il benessere a tavola.

Il Cerasuolo d’Abruzzo è la versione snella (si fa per dire!) di una grande uva, il Montepulciano. Baldovino è il soprannome di famiglia (in origine il nome di un avo a cui di certo non saranno mancati piglio e personalità), oggi diventa anche il marchio di fabbrica dei nostri vini più sinceri, più schietti e più gastronomici.

Le uve arrivano dal mare, da un tendone piantato lì ancora prima che la mia famiglia si decidesse ad acquistarlo a metà degli anni Ottanta: terreni sciolti, radici profonde, grappoli dalla buccia spessa che a fine Settembre diventano rosso velluto. Il vino? Sale e ciliegia.

Cos’è per te il Cerasuolo d’abruzzo? 

Il Cerasuolo è la boccia di vino del pranzo tutti i giorni e che arriva a tavola prima ancora che prendano posto tutti.

E’ un vino senza tempo, di una convivialità semplice e genuina, che accoglie i ricordi del passato ma senza malinconia, che anima le speranze e i sogni per il futuro.

E’ il vino dei contadini, deciso ma mai eccessivo, che rinfranca dalle fatiche dei campi e che mette il buonumore.

In passato vinificato a partire dalle uve meno belle, meno sane, meno mature, dalle uve che in cooperativa ti avrebbero pagato poco e allora perché non farci un po’ di vino per casa. Oggi il vino ottenuto dalle uve migliori, perché quello più difficile: il Cerasuolo d’Abruzzo deve saper tenere insieme il carattere sfrontato del Montepulciano con la sua versione più sapida (e mai noiosa).

Cosa hai pensato quando hai scoperto di essere in cima alla classifica? 

Essere tra i primi dieci vini rosati italiani significa averne fatta tanta di strada. Significa aver dato finalmente dignità a una denominazione e ancora di più a un territorio per anni raccontati come di grande produzione e di indubbia qualità.

Arrivare in cima è stata un’emozione grande, soprattutto inaspettata, accompagnati
da grandi compagni di viaggio: l’Occhio di Sale di Giuseppe Cipolla (che vino!) e il Girofle (un’icona!) di Severino Garofano.

La 2023 è stata un’annata molto difficile in tutt’Italia. Come è andata la vendemmia in generale? Che ne annata pensi che sarà per il Cerasuolo?  

La 2023 è una vendemmia che faremo difficoltà a dimenticare. Un clima impazzito ci ha costretti a fare i conti con un raccolto pressacchè inesistente (le perdite si contano per oltre l’ottanta per cento), a causa di un attacco senza precedenti di peronospora, dovuto alle piogge incessanti tra Aprile e Giugno.

L’annata più complicata nella storia della nostra azienda, niente che nessun contadino della zona possa ricordare. Ancora più della novantanove, quando una grandinata ci distrusse gran parte della produzione.

Quei pochi grappoli di Montepulciano che siamo riusciti a racimolare li abbiamo destinati al Cerasuolo. E quello che ne sarà, lo scopriremo il prossimo anno.

Noi ce l’abbiamo messa tutta.

Progetti per il futuro? 

Bisogna essere onesti: per il momento i progetti sono rimandati di qualche anno. Ora tocca affrontare questo momento critico che vede una crisi dei consumi del vino su tutti i mercati e che ci chiama soprattutto a rispondere a una sfida climatica senza precedenti.