A ristorante si mangia il bello non più il buono
di Marco Contursi
Questa recensione su un noto sito racchiude tutta l’assurdità dei tempi odierni: in un locale che somministra cibo il bello prevale sul buono.
Il locale in questione è un caseificio che fa anche da mangiare, cosa comune tra Campania e basso Lazio. Chi sia non ha alcuna importanza, mentre ha importanza cosa passa nella testa di questa persona. Va lì, prende la mozzarella che dovrebbe essere il motivo per andarci, non le piace, ma le piace l’ambiente in cui la mangia. Mette il massimo del punteggio e conclude con “è difficile avere la perfezione”.
Ma benedetto iddio, tu sei andata lì per la mozzarella, non ti è piaciuta? Bene, Come fai a dare il massimo punteggio???? Come?????
E’ come se vado a farmi un vestito dal sarto, mi fa una manica più lunga dell’altra ed io ne parlo bene perché è simpatico e mi ha offerto un ottimo caffè. Ma se ha sbagliato la cosa (il vestito) per cui sono andato, cosa c’è da elogiare???? COSA?????
Ripeto, non ha importanza quale sia il locale, anche perché può essere che il cliente non capisca nulla di mozzarella e che questa sia ottima, ma è da attenzionare il ragionamento, sotteso a quello che è stato scritto e al punteggio, massimo, attribuito: un locale è bello? Merita il massimo punteggio pure se ho mangiato male.
Questa recensione è lo specchio della realtà odierna, dove la forma vince sulla sostanza. Un esempio classico coloro che parlano di cibo sui social, con video simpatici ma dicendo una marea di cazzate. Ebbene, le persone pensano che siano esperti, confondendo scenette a pagamento, ossia pubblicità, per recensioni spontanee e veritiere.
Ma l’aspetto più preoccupante di questa prevalenza del bello sul buono è che molti locali che somministrano cibo si soffermano più sull’estetica della loro sala che su quello che finisce nel piatto.
Si chiamano architetti e designer di grido, si spendono decine di euro per una sedia di tendenza o un piatto dal design figo, ma poi si fa la spesa al cash, prendendo quello che costa meno o, comunque, poco. Di locali così ne ho visti tanti, belli, tutto nuovo e luccicante, camerieri tutti tirati e poi roba appena sufficiente nel piatto.
Altro problema non da poco di questa ricerca del bello a tutti i costi è l’affiancarsi da parte di alcuni chef e pizzaioli di soci denarosi per fare locali bellissimi e quindi di costosa realizzazione. Perché è difficile per uno che da dipendente prende 1800-2000 al mese ,se va bene, mettere da parte i soldi per aprire un locale da 3-400 mila euro, per farlo di tendenza come il mercato chiede. E i soldi, quando la spesa è tanta, c’è sempre da chiedersi da dove arrivano….e recenti inchieste in tutta Italia hanno, ancora una volta, dimostrato che la criminalità organizzata ricicla soldi sporchi attraverso ristoranti e pizzerie. Non dico che sia sempre così ma quando vedi un locale nuovissimo e bellissimo, aperto da un ragazzo di 20-25 anni, beh, qualche dubbio ti viene…
“Non vado più da XXXX perché il locale è vecchio, preferisco andare da YYYY, la pizza è meno buona ma faccio bella figura coi miei ospiti perché è molto bello dentro”, avrò sentito dire questa cosa della pizzeria di un mio amico almeno 3 volte negli ultimi mesi.
E francamente sta cosa non si può sentire.
Uno va in un locale di somministrazione, sia esso pasticceria, pizzeria, paninoteca, ristorante, per mangiare bene, poi viene il resto.
Ma oggi, vista la dilagante superficialità (per non dire altro) dei consumatori, basta avere un locale “figo” e magicamente si ha successo. Come il cliente che va da uno che fa panini e scrive “panino caro ma GGGG è stato gentile a farsi la foto con mio figlio” e giù la recensione a 5 pallini.
Ma sei andato a mangiare o farti una foto??? Eppoi chi è mai questo “GGGG” da ritenerti fortunato di fare una foto con lui e pagare il doppio di quello che pagheresti altrove???
E gente che scrive questo, ha pure il diritto di voto….poi ci chiediamo perché l’ Italia va a rotoli….
Ma d’altronde, anche per la stampa di settore, è più facile elogiare il grande uomo di turno a cui tutti battono le mani, che cercare di capire cosa ci sia dietro e magari scoprire che non è tutto oro quello che luccica e che il re è nudo.
But, The Show must go on….

Idealmente, il ristorante perfetto dovrebbe unire entrambe le cose: un ambiente gradevole e un’ottima cucina. Ma se proprio bisogna scegliere, molti (me compreso) preferiscono un posto “brutto” (ma non sporco) dove si mangia da Dio: alla fine, ciò che ti fa tornare è sempre il sapore, non la sedia di design. Poi sull’accoglienza… ci vuole un capitolo a parte.
Hai ragione, la pulizia io la do per scontata..
Proprio per questo mai come oggi, sebbene siano in disgrazia, ritengo che le guide storiche, in formato cartaceo o digitale che siano, abbiano molto più valore di prima. Avranno i loro difetti, compresi i soliti sospetti di dietrologiche magagne, ma dalla loro hanno una tradizione e, almeno nella maggior parte dei casi, competenza tecnica sul cibo e non sul design accattivante.
Sacrosante parole.
Basta vedere i post sui social, badano tutti a far vedere quanto è bello il prodotto.
Per non parlare dei panini, mettono di tutto e di più, poi lo tagliano a metà e decantano la bellezza del prodotto, composto quasi sempre da cibo spazzatura per il quale in Italia le malattie derivanti da disturbi alimentari sono al secondo posto per causa di morte dei giovani (al primo ci dono gli incidenti stradali).
Tant’è…..
“Noi Italiani siamo condannati alla bellezza…” questa frase è una citazione di Domenico Dolce (D&G) ripresa più volte da Alberto Galasssi (AD di Ferretti Group), ossia il co-fondatore di una delle case di moda italiane più invidiate al mondo e l’amministratore delegato del cantiere nautico italiano che produce le barche più belle al mondo (RIVA). Parto da questa citazione per dei pensieri personali: l’articolo di Marco (come sempre) non fa una grinza. Negli ultimi 10 anni l’apparire è diventata la stella polare della classe medio-bassa italiana: dimostrare un tenore di vita che non ci si può permettere per mostrare agli altri quello che poi non ha basi solide, e quindi macchinoni a noleggio, abiti firmati, orologi importanti, tavole con vini da parecchi zero e non ultimi ristoranti, pizzerie ecc dove il bello prevale sul buono (il buono non appare non è “instagrammabile”). E’ un tarlo che è entrato nella gran parte di noi…anche i miei affetti più vicini spesso chiedono “ma il locale dove andiamo come è? è carino? è nuovo? Trovo che non possiamo (e secondo me dobbiamo derogare) alla bellezza in tutto ciò che ci circonda, ma solo a patto che la bellezza non sia fine a se stessa. Amo la pizzeria SAPORI’ a Seiano perchè esegue un’ottima pizza, ma la amo ancor di più perchè offre una terrazza con una vista impareggiabile, il bello che “migliora” il buono.
P.s. Vi lascio con una domanda: pensate che il RIVA Aquarama (considerata la barca più famosa e bella al mondo mai disegnata) avesse mai raggiunto il suo successo se l’Ing. Carlo Riva non avesse pensato di montare 2 motori V8 li sotto?
Hai proprio ragione, si ostenta quello che non si ha ma si noleggia. Ho letto di persone che acquistano porse per poi restituirle dopo una settimana solo per mostrarle in qualche evento importante, una cosa semplicemente assurda.
L’unica cosa che mi sorprende è lo stupore.
Siamo immersi nel mondo della “fluidità culturale” che parte dai presupposti:
1) Uno vale uno = il parere di un professore universitario è pari a quello di un imbecille;
2) La frase dell’ultimo rapper ha un contenuto uguale o superiore ad una ….. di Seneca;
3) Una musichetta e/o un jingle del dj del momento “vale” una sinfonia di Beethoven;
4) Generalmente, l’ultimo (spesso l’unico)libro letto da un giovane (spesso anche da meno giovani) è il manuale delle istruzioni del telefonino, online, ovviamente;
5) A casa, generalmente, viengono consumati cibo spazzatura e/o schifezze congelate “cucinate” al microonde;
6) Si impongono al proprio corpo tatuaggi e piercing alla faccia dell’igiene;
7) Si passa la giornata sui social con argomente da decerebrati.
Si piante ò grano, grano cresce…….
Non è stupore, ma denuncia di uno stato di cose che non può essere accettato, come tutte quelle che lei giustamente dice nel suo commento. Rassegnarsi a come vanno le cose, mi provoca più rabbia che continuare a combattere, seppur solo con carte e penna.
Non ricordo se in 4 ristoranti o in un altro programma simile uno dei voti è proprio sulla location.quindi le persone traslano quello che vedono in TV alla vita reale.