Aglianico a Roma, buona la prima e pronti per la seconda


 

di Luciano Pignataro

Aglianico a Roma: quando Marco Cum e Andrea Petrini mi hanno proposto di lanciare questa iniziativa ho aderito subito in maniera entusiasta e la manifestazione ha dato belle soddisfazioni ai produttori, i seminari molto seguiti nonstante ci fossero altre due manifestazioni nella Capitale e l’Anteprima Brunello.
Non c’è stata la folla oceanica di Sangiovese Purosangue o di Nebbiolo, ma è anche normale che sia cosi: la notorietà tra questi vitigni e quella dell’Aglianico è una distanza ancora siderale.
Che cosa ne abbiamo ricavato come prima impressione?
La prima, positiva, è che c’è molta attenzione per questo vitigno meridionale presentato da una organizzazione rodata e impeccabile. Si percepisce una verità non squisitamente commerciale, tante storie da raccontare e da conoscere. E’ il Sud più profondo quello che c’era nei bei saloni del Radisson Hotel, quello delle zone interne, dall’Irpinia al Sannio al Vulture alle Murge. Il Sud che deve fare i conti con il calo demografico, resta ancora l’osso, come lo definì Manlio Rossi Doria in contrapposizione alla polpa, l’agricoltura di costa, effettivamente d’avanguardia.
Ma anche il Sud che è rimasto aggrappato alle sue radici e che nel suo passato cerca il futuro.
La qualità dei vini è in spaventosa crescita. Certo, non sono vini frou frou: acidità, tannini, struttura. Vanno attesi e dopo molti anni danno grandi soddisfazione.
L’Aglianico sconta la cronica incapacità dei produttori di fare squadra, di evitare inutili lamentele in pubblico, di uscire da faide claustrofobiche che, come tutte le faide, non avranno mai vincitori e vinti, ma solo rancori che si trasmettono di vendemmia in vendemmia.
Ma al tempo stesso, come ha detto Luigi Moio nel seguitissimo seminario, è un grande vino e ha tutte le caratteristiche per affermarsi sempre di più anche grazie alla sua vocazione poliedrica.
L’aspetto positivo è che per la prima volta nella storia le principali regioni dell’Aglianico si sono presentate insieme. Ed è emersa la ricchezza e la diversità dei territori, un vero e proprio territorio ancora vergine per gli appassionati.
Faremo sicuramente una seconda edizione alla quale saranno invitate anche le aziende pugliesi, molisane e calabresi alle presencon questo straordinario vitigno dal  quale nascono vini per chi ama il viaggio fuori dai luoghi comuni.
Compliementi ai produttori che ci hanno creduto a scatola chiusa e complimenti a Marco e Andrea per l’organizzazione semplicemente perfetta.

Un commento

  1. ma un resoconto dettagliato sulla verticale del “Vigna Cataratte” di Libero Rillo niente ??

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