Anteprima Vitignoitalia 2022


Anteprima Vitignoitalia

Anteprima Vitignoitalia

di Antonio Di Spirito

Martedì 30 novembre scorso si è svolto a Napoli, negli eleganti saloni dell’Hotel Excelsior nella suggestiva via Partenope (di fronte a Castel dell’Ovo), l’Anteprima VitignoItalia 2022.

Convegno Vitignoitalia

Convegno Vitignoitalia

Vitignoitalia nasce nel 2004 – ricorda Maurizio Teti, direttore di Vitignoitalia, in apertura di convegno – come fiera di vitigni autoctoni e tradizionale del sud. Dopo dieci anni fu ampliato lo scopo della manifestazione, diventando la fiera dei vitigni e dei territori vitivinicoli italiani, poiché era evidente che il baricentro dell’attenzione dei mercati si stava spostando proprio sui territori. La manifestazione è ormai un faro vinicolo e, in particolare, del turismo vinicolo del sud Italia per la valorizzazione economica del territorio.

In questi 17 anni Vitignoitalia ha portato sul territorio campano circa 800 tra buyers e giornalisti esteri, non solo durante l’evento estivo, ma anche in occasione dell’anteprima invernale.”

Nel successivo intervento Nicola Caputo, assessore della Regione Campania, ha ribadito un tema a lui molto caro: valorizzare i vitigni autoctoni campani e supportare la crescita del turismo del vino. Per favorire al meglio le due cose, bisogna creare strutture che favoriscano le aggregazioni di tutti gli attori interessati, sviluppare sinergie fra produttori, imitare la Sicilia per l’istituzione di una DOC regionale, creando la DOC Campania, rinunciando, magari, un po’ ai personalismi e agire di più a livello collettivo, attraverso i consorzi.

Il convegno si è poi dipanato in un interessante Forum delle Economie dal titolo “Vino e Turismo: trasformare le potenzialità in opportunità per la valorizzazione del territorio” realizzato grazie alla partnership con UniCredit.

Nel pomeriggio gli eno-appassionati, dopo un lungo periodo di astinenza, hanno avuto libero accesso agli eleganti saloni dell’Hotel Excelsior: c’erano ad attenderli oltre 80 banchi, ben distanziati, di altrettanti produttori provenienti da ben 15 regioni d’’Italia con più di 500 etichette.

La Degustazione Guidata

La Degustazione Guidata

Contemporaneamente, in una sala dell’Hotel Vesuvio, organizzata da Vitignoitalia in collaborazione con l’Assessorato all’Agricoltura della Regione Campania, si è svolta una memorabile degustazione di vini campani, per ricordare la prematura scomparsa di Lucio Mastroberardino, avvenuta nel 2013 a soli 45 anni.

La degustazione, ideata e fortemente voluta da Luciano Pignataro, è stata condotta da lui stesso, e da Tommaso Luongo, delegato regionale A.I.S. Campania, affiancati dal Prof. Luigi Moio, luminare di caratura mondiale ed amico di famiglia del compianto enologo irpino.

I vini sono stati scelti da varie province campane e tutti dell’annata 2007per accompagnare uno dei tre cru di Taurasi 2007, da poco immessi sul mercato dall’Azienda Terredora in edizione limitata – Taurasi Lucio Riserva 2007 Terredora – a lui dedicati. Erano presenti e sono intervenuti nella commemorazione, Paolo e Daniela Mastroberardino, fratelli di Lucio e titolari dell’azienda.

Le Bottiglie in Degustazione

Le Bottiglie in Degustazione

Nell’introduzione il Prof. Moio ha ricordato la figura di Lucio Mastroberardino e, poi, ci ha illustrato l’andamento climatico e le caratteristiche dell’annata 2007 in Irpinia, “una terra dove, – come ricordava Luciano Pignataro -, pur essendo in Campania, c’è una viticoltura d’alta quota, che risente della luminosità del sud, ma anche di importanti escursioni termiche e di un suolo diffusamente vulcanico”.

Quell’annata fu la prima annata realmente siccitosa ed arida: un’annata sperimentale naturale. L’aglianico, – ha proseguito Moio – come tanti vitigni italiani a ciclo lungo, è estremamente ricco di tannini e quest’annata così calda ha regalato tannini non eccessivi e già polimerizzati”.

I vini degustati.

Vigna Caracci

Vigna Caracci

Vigna Caracci 2007 – Villa Matilde

Falerno del Massico Bianco, prodotto con uve falanghina (biotipo falerna) in purezza solo nelle migliori annate Il colore è quasi ambrato. L’olfattiva è continuamente mutevole; ad ogni olfazione, anche ravvicinate, si apprezzano profumi differenti dalla precedente. Provo a rincorrerli: idrocarburi-acqua ragia, frutti canditi, fichi, tabacco, zafferano, erbe officinali, macchia mediterranea, note salmastre; ampio di sapori e fresco al palato, molto coerente con l’olfattiva; è sapido, speziato e persistente. Scorrevole ed elegante. Magnifica sorpresa la sua tenuta.

 

Montevetrano

Montevetrano

Montevetrano 2007 – Montevetrano

Forse fu pronunciata per la prima volta a Salerno la famosa frase “famolo strano”! Viene prodotto sui Colli Picentini nel comune di San Cipriano Picentino, a pochi chilometri da Salerno, dove il vino si fa da oltre duemila anni, ma dove non esistevano vini tipici blasonati. Ed allora l’idea di seguire la moda del momento, il primo taglio bordolese della Campania, ancorché “domesticato” da una seppur piccola presenza dell’autoctono aglianico: Cabernet Sauvignon 60%, Merlot 30% ed Aglianico 10%.

Rubino cupo, appena sfumato sull’unghia; piccola frutta rossa, uno sbuffo di cipria, appena una nota affumicata e note balsamiche; ingresso in bocca molto fruttato e fresco; il tannino è imponente ed asciutto, la freschezza lo rende levigato e lungo, ma sapidità e speziatura si ritagliano un importante spazio degustativo.

 

Terra di Lavoro

Terra di Lavoro

Terra di Lavoro 2007 – Galardi

Il vino è nato nel 1994 tra Mignano Montelungo e Sessa Auruna, in provincia di Caserta, in quella che fu la Terra di Lavoro (da qui il nome del vino), la cui mappa è riportata in etichetta. E’ un blend di aglianico e piedirosso affinati per 12 mesi in barriques nuove.

Il suo colore è rubino cupo e compatto; offre profumi di frutta rossa, note balsamiche, e iodate, ma anche qualche nota ematiche; in bocca è molto fruttato e speziato, asciutto, scorrevole e giustamente tannico; la nota di legno è abbastanza integrata nel sorso. Ottima tenuta.

 

Cenito

Cenito

Cenito 2007 – Luigi Maffini

Un altro vino dalla provincia di Salerno, ma questo vino è prodotto nel Cilento, è prodotto con sole uve aglianico ed affina per 18 mesi in barriques nuove.

Profumi estivi ed autunnali, peperone arroso e cachi, refolo di cardamomo, note balsamiche ed erbe aromatiche appassite; frutta rossa molto saporita, un tannino imponente e dolce, elevata sapidità e sottile speziatura compongono il quadro gustativo in un sorso ampio e scorrevole. Chiusura lunga e speziata.

 

Grave Mora

Grave Mora

Grave Mora 2007 – Fontanavecchia

Ci spostiamo nel Sannio, anzi, sul Taburno, dove c’è la quarta DOCG campana. Aglianico in purezza coltivato su un terreno argilloso con marne calcaree ad una altitudine di 350 metri ed il vino affina per 18 mesi in barriques nuove.

Nel calice troviamo tutte le sfumature del rubino, cupo al centro e sfumato ai bordi, comunque rubino; quadro olfattivo composito con frutta rossa, una leggera nota agrumata e note balsamiche; il sorso è pieno, tannico ed asciutto; il ritorno di acidità e la speziatura ravvivano il sorso molto lungo.

 

Radici

Radici

Radici Taurasi Riserva 2007 – Mastroberardino

L’azienda ha due secoli di storia e, dopo dieci generazioni, è ancora la più importante in Irpinia e fra i maggiori marchi italiani. Questo vino, nato nel 1986, è prodotto con uve aglianico prodotte nella parte più alta di un vigneto (550 metri di altitudine) a Montemarano; matura 30 mesi in barriques nuove ed affina per 40 mesi in bottiglia.

Ciliegia nera, cenere, ed un soffio di cardamomo assalgono il naso e danno una idea molto attendibile di ciò che sarà in bocca; il tannino è ancora giovane, ma maturo e dolce; è asciutto ed al contempo scorrevole, saporito e sapido; la speziatura accompagna la lunga chiusura.

 

Vigna Quintodecimo

Vigna Quintodecimo

Vigna Quintodecimo Taurasi 2007 – Quintodecimo

“Per fare un vino ci vogliono almeno 10 anni e per fare un’azienda ci vogliono venti anni”: parole di Luigi Moio, il fondatore. E quest’azienda ha compiuto 20 proprio quest’anno. Dopo importanti esperienze in Francia, è tornato a casa portando un bagaglio filosofico consolidato e tecniche all’avanguardia, applicate prima in aziende terze e, poi, creandone una propria. La vigna, di due ettari a 420 metri di altitudine, è stata impiantata nel 2001; il vino si eleva 18-24 mesi in barriques nuove e segue un lungo affinamento in bottiglia.

Rubino intenso fino all’unghia; inizialmente si apprezza un refolo di clorofilla, poi è solo ciliegie succose, cenere ed uno schizzo di arancia sanguinella. In bocca porta sapori molto intensi e sapidi, il tannino è imponente, ma dolce e levigato; è un concerto armonico di sapori, tannini e spezie fini: scorrevole ed elegante.

 

Lucio

Lucio

Taurasi Lucio 2007 – Terredora (cru blu)

L’azienda nasce nel 1994 quando Walter Mastroberardino, a sessanta anni, si stacca dalla casa madre e, forte di una lunghissima tradizione familiare, di una straordinaria tenacia e dell’entusiasmo dei suoi tre giovani figli, inizia a vinificare le uve delle tenute acquistate già nel 1978 in una cantina appena costruita a Montefusco. Paolo e Daniela Mastroberardino hanno voluto rimettere sul mercato tre cru aziendali di Taurasi Riserva dell’annata 2007 per commemorare Lucio; tre etichette uguali nella grafica e con lo stesso sorriso di Lucio stilizzato; si distinguono solo dal colore della firma: in blu il cru di Lapio, in viola il cru di Montemiletto ed in rosso il cru di Pietradefusi.

Rubino cupo compatto ed uniforme; profuma di ciliegie, cenere, foglia di lauro e note balsamiche; il sorso è agile, saporito e vellutato; il tannino è molto giovane, ma dolce; la speziatura accompagna la chiusura del lungo sorso.

 

Relatori e Produttori

Relatori e Produttori

All’evento hanno partecipato sette buyers e quattro giornalisti provenienti da Svezia, Danimarca, Gran Bretagna, Lituania e Polonia, giunti a Napoli grazie al consolidato rapporto tra VitignoItalia e ICE.

A fine giornata era palese la soddisfazione di Maurizio Teti, che ha concluso: “La risposta di Napoli è stata come di consueto assolutamente positiva. VitignoItalia si candida ancora una volta a essere il punto di riferimento fieristico, legato al mondo del vino, per tutto il Centro-Sud. Diamo appuntamento al mese di giugno 2022, dal giorno 5 al 7, quando finalmente Castel dell’Ovo riaprirà le sue porte per ospitare l’evento principe dell’estate del vino”.

3 Commenti

  1. Quando big Antony vede rosso e “sente”i tannini non c’è verso che tenga per fargli intendere che la Campania è essenzialmente una regione bianca come chiaramente mostra il fondo del suo stemma attraversato da una striscia rossa.Sarà per questo che sempre più spesso ho l’insana tentazione di chiamarlo”Profondo Rosso”.Stupidate a parte per me sono tutti grandi vini che conosco ed amo e che se la sono cavata così bene in un’annata difficilissima da far onore e vanto alla nostra amata terra Felix.FM

  2. Caro Francesco, non vorrei deludere un bianchista come te, ma i numeri dicono il contrario: in Campania il 54% del vio prodotto è rosso ; i bianchi si attestano al 46%. Numeri a parte, quel 46% viene prodotto con tre grandissimi vitigni, sicuramente fra i migliori vitigni italiani e, oserei dire, mondiali; affiancati, poi, da altri ottimi vitigni bianchi sparsi nella regione. Il vino rosso, di contro, viene prodotto principalmente con un solo vitigno, l’aglianico; il piedirosso e qulche altro vitigno a bacca rossa forniscono poche quote. E pensa se, sia l’aglianico, ma soprattutto il piedirosso, fossero vitigno più facili da gestire e dessero vini più eleganti!

  3. Caro Antonio sono in parte d’accordo con te, nel senso che la produzione dei vini in Campania vede più rosso che bianco in percentuale, però il gradimento da parte dei consumatori è indirizzato più verso i bianchi. D’altronde, lo hai appena affermato tu, chi altra regione italiana può vantare uno schieramento qualitativo di vini a bacca bianca così ampio come la Campania?

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