Approdo Thalasso Spa: charme, benessere e cucina nel porto di San Marco


Camere d’autore, thalasso spa e una cucina di territorio: sul porto di San Marco, l’Approdo racconta un nuovo modo di vivere il mare tutto l’anno. (ph copertina Alessandra Farinelli)

Alessandro Feo e Gerardo Manisera

Alessandro Feo e Gerardo Manisera

di Bruno Sodano

Si arriva al porto di San Marco di castellabate, nel tardo pomeriggio. Il mare è fermo, di quel blu profondo che sa di fine giornata. L’Approdo Thalasso Spa è lì, incastonato tra le barche e la luce del tramonto, un resort che non ha nulla della tipica struttura balneare: sembra un piccolo mondo costruito per restare, non per passare una notte e via.

La prima cosa che si capisce è che non è un hotel di stagione. È un luogo che funziona tutto l’anno (dal tardo autunno è aperto solo dal giovedì alla domenica e chiuso dopo natale per un breve periodo), perché ha dentro tre anime che si tengono in equilibrio: mare, benessere e cucina. Il Cilento, qui, diventa esperienza concreta, non promessa da catalogo.

Le camere sono tante, quasi un centinaio, divise per tipologia. La suite d’artista merita una menzione: spaziosa, con la vasca idromassaggio che guarda il porto, firmata da uno dei designer che hanno contribuito a dare un volto contemporaneo al resort. È il tipo di stanza in cui il tempo si ferma. Non c’è nulla di eccessivo: solo silenzio, luce e una misura perfetta. È per chi vuole stare bene, non farsi vedere.

Poi c’è la spa, che qui chiamano thalasso perché usa l’acqua del mare, il sale, il calore. Non è la solita spa d’hotel con candele e profumi sintetici: è un percorso vero, che lavora sulla respirazione, sui sensi, sulla pelle. Esci con la sensazione di essere stato dentro al mare, non solo accanto. È anche per questo che l’Approdo ha senso dodici mesi l’anno: d’inverno è un rifugio, d’estate un prolungamento naturale della costa.

La sera, però, è la cucina a prendersi la scena. Il ristorante si chiama Donna Elvira e a guidarlo c’è Gerardo Manisera, cilentano, tecnico e diretto, con una mano che unisce gusto e pulizia. In una serata recente ha cucinato insieme ad Alessandro Feo, lo chef di Casal Velino, uno dei nomi più interessanti della nuova generazione campana. Non era la solita cena a quattro mani: era un dialogo tra due modi di intendere la stessa terra.

Si inizia con la caprese di mare di Feo, essenziale, luminosa, e l’alice fritta ripiena di Manisera, golosa e sincera. Poi le “tagliatelle” di calamaro pescato all’amo con gel di frutto della passione e lampone disidratato, il tortello ripieno di ricotta di bufala, alici di menaica e broccoli, e quella cernia con bouillabaisse che sa di porto e di memoria. In chiusura, i dolci di Feo – l’“oliva” che riapre i sensi, il Bosco Incantato – confermano che qui la cucina è pensiero, non intrattenimento.

Il ristorante ha una carta dei vini costruita attorno al Cilento, con una quindicina di cantine che raccontano la stessa idea di territorio: niente etichette da ostentare, ma bottiglie scelte per coerenza, non per moda. È un dettaglio che dice molto della filosofia della casa: tutto serve, niente serve a stupire.

E poi c’è la mattina dopo, che vale quanto la sera. La colazione dell’Approdo è una delle migliori che abbia trovato nel Cilento: dolce e salata, curata, vera. Non è un buffet abbondante per riempirsi, ma un gesto di ospitalità pensato bene. Ti siedi, senti il caffè, guardi il porto che si sveglia piano, e capisci che la giornata non è ancora iniziata, ma già funziona.

L’Approdo è questo: un posto dove il mare non è solo sfondo ma sostanza, dove ogni cosa – la camera, la spa, la tavola, perfino la colazione – ha una ragione d’essere. Un luogo che rappresenta il nuovo volto del Cilento: meno cartolina, più contenuto.

Quando lasci l’hotel, resta una sensazione precisa: il Cilento oggi si racconta anche così, attraverso luoghi che uniscono benessere, estetica e cucina con una visione chiara. All’Approdo Thalasso Spa il mare non è solo fuori: è dentro tutto. Nelle camere, nei sapori, nel ritmo. Nel modo in cui ci si sveglia, e nel modo in cui, la sera, ci si siede a tavola al Donna Elvira per scoprire che questo angolo di Mediterraneo sa ancora sorprendere.

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