Calpazio Greco Paestum Igp 2019 San Salvatore 1988 | Vino Vincitore a Radici del Sud Marzo 2021


Calpazio Greco Paestum Igp 2019 San Salvatore

Calpazio Greco Paestum Igp 2019 San Salvatore

di Enrico Malgi

Maledetto Covid che ci sta impedendo di svolgere le nostre consuete attività professionali e non solo queste purtroppo. Ma, come si dice, la vita va avanti.

Prendiamo per esempio l’annuale manifestazione di Radici del Sud che non si è potuta tenere a giugno dell’anno scorso. Per fortuna il vulcanico patròn Nicola Campanile non si è scoraggiato più di tanto e così ha pensato bene di ritagliare comunque uno spazio adeguato a questo evento, facendolo partire a fine febbraio 2021 con le dovute cautele e con la relativa consacrazione dei vini vincitori il primo di marzo. Sperando poi che l’appuntamento clou già fissato dal 9 al 14 giugno 2021 possa essere rispettato, pandemia permettendo naturalmente.

Controetichetta Calpazio Greco Paestum Igp 2019 San Salvatore

Controetichetta Calpazio Greco Paestum Igp 2019 San Salvatore

Due qualificate giurie di esperti settoriali, invece delle solite quattro, hanno decretato la vittoria di sessanta etichette delle regioni di tutta l’Italia meridionale, con l’aggiunta da quest’anno anche di Molise, Abruzzo e Sardegna.

Tra le bottiglie risultate vincitrici nella propria categoria di appartenenza c’è anche quella di Calpazio Greco Vino Biologico Paestum Igp 2019 dell’azienda cilentana San Salvatore 1988 di Peppino Pagano, alla quale è spettata di diritto il primo posto assoluto.

Si tratta di un Greco in purezza lavorato in acciaio per otto mesi e poi elevato in vetro. Gradazione alcolica di appena dodici e mezzo. Prezzo finale intorno ai 15.00 euro.

Nel bicchiere traspare un colore giallo paglierino lucente. Dal  bouquet si espande  ricchezza fruttata di pesca gialla, pera, mela, albicocca, mandarino pompelmo e banana. Dopo poco caprifoglio, iris, citronella, ginestra, salvia, cannella, chiodi di garofano e zenzero, che delineano così un quadro di fragrante espressività. L’ingresso del sorso è rivela percezioni tattili di freschezza, sapidità, morbidezza, soavità, eleganza e vivacità. Palato ben disponibile, che assaporaoni piacevoli, pervasivi, fruttati, succosi, balsamici e sontuosi, frutto di un misurato e ben calibrato equilibrio gustativo. Grip dinamico ed in piena fase evolutiva, tanto da poter vaticinare per questo millesimo lunga vita. Finale da incorniciare.
Su spaghetto a vongole e/o su una soda e perlacea mozzarella di bufala.

Azienda Agricola San Salvatore 1988
Sede a Stio (Sa) – Contrada Zerilli
Cantina a Giungano (Sa) – Via Dioniso
Tel. 0828 1990900 – Fax 0828 1990901
Enologi: Riccardo Cotarella e Charly Annes
Ettari vitati di proprietà: 30, più 5 in affitto
Bottiglie prodotte: 300.000
Vitigni: Aglianico, Pinot Nero, Fiano, Greco e Falanghina.

4 Commenti

  1. Mi ripeto e spero che Peppino non me ne voglia ma fra le tante buonissime etichette che produce il Greco è per me la più intrigante per unicità e piacevolezza di beva anche se stilisticamente lontana da quelle Irpine.PS Giusto sulla mozzarella ma più morbida e lattosa che non soda come la “zizzona di Battipaglia”porta scritto a cominciare dal nome .FM

  2. Greco, un vitigno tipico campano ma che troviamo con lo stesso nome anche altri vitigni in giro per l’Italia, ad esempio il Greco di Bianco e il Greco in provincia di Novara che non è altro che un Erbaluce.
    La mia domanda è se il Greco in Campania è sempre lo stesso nelle varie provincie ?
    Dai miei pochi assaggi l’ho sempre trovato il miglior bianco del sud.
    Grazie

  3. Ciao Francesco. Con i vini di Peppino Pagano dove vai vai caschi sempre bene. Bianchi, rossi, rosato, spumante, Pino Nero sono frecce appuntite che fanno parte della capiente faretra di Peppino.
    Ciao Andy. Si il Greco è un vitigno prettamente campano, introdotto dai Greci intorno al VII secolo a.C. E’ diffuso in tutte le province della Campania, con particolare menzione per l’Irpinia come sai, dove vanta la Docg territoriale col famoso Greco di Tufo. Ma in tutto il Meridione trova terreno fertile, dove si confezionano ottime bottiglie. Per quanto riguarda il Greco di Bianco è un vino passito prodotto nella Locride sulla costa ionica calabrese in provincia di Reggio Calabria. Greco è il vitigno naturalmente, mentre Bianco è un piccolo comune dove insiste la Doc. Per quanto riguarda l’anologia con l’Erbaluce canavese (detto anche Alba Lux) è vero esiste questa somiglianza, insieme all’altro vitigno a bacca bianca del Roero Arneis, in parte simile anche al Sauvignon Blanc, soprattutto per i suoi intensi profumi di frutta tropicale. L’Erbaluce si presta poi a tante tipologie: secco, spumante, passito e dolce. Spero di avere soddisfatto la tua curiosità. Speriamo di vederci presto dalle tue parti.

  4. Ciao Francesco, con i vini di Peppino Pagano caschi sempre bene: rossi, bianchi, rosato, spumante e perfino il Pinot Nero. Cosa vuoi di più?
    Ciao Andy. Si il Greco è un vitigno prettamente campano, introdotto dai Greci già nel VII secolo a. C. Il suo territorio di elezione è sicuramente l’Irpina, dove può vantare la Docg territoriale con l’etichetta Greco di Tufo. Ma si difende bene anche in altre province della Campania ed anche in altre regioni del Meridione, dove non mancano ottime bottiglie. Per quanto riguarda l’analogia col vitigno canavese Erbaluce è vero esiste questa somiglianza, come pure lo stesso con l’altro vitigno piemontese a bacca bianca del Roero l’Arneis. Invece il Greco di Bianco è un vino passito prodotto nella Locride sul versante ionico in provincia di Reggio Calabria. Il vitigno è sempre quello del Greco, mentre Bianco è un piccolo comune dove insiste la Doc. Spero di avere soddisfatto la tua curiosità. Speriamo di vederci presto dalle tue parti, ne sento la mancanza.

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