Caseificio I Renai a Castell’Azzara– Dove la Sardegna incontra la Toscana e il latte diventa racconto
Tra le colline della Val d’Orcia e le alture del Monte Amiata, due culture pastorali si sono unite per amore e resistenza. La famiglia Puggioninu custodisce, da generazioni, una storia di latte, di terra e di tradizione.
di Tonia Credendino
È mattina presto tra le pieghe del Monte Amiata, quando arrivo al Caseificio I Renai. L’aria è ancora umida di bosco e silenzio, e la strada si arrampica gentile tra curve di terra viva. Siamo nella parte più autentica e appartata della Toscana, là dove le colline dell’Alta Maremma sfiorano la Val d’Orcia e il confine con il Lazio è una linea sottile tra pascoli e castagni. Castell’Azzara, pochi chilometri da Radicofani, è un borgo piccolo e silenzioso, nascosto tra le alture che proteggono l’anima della provincia di Grosseto.
Un luogo che sembra fuori dalle rotte, eppure dentro ogni verità. Entro come in una fotografia sbiadita: di quelle con i bordi arrotondati, i volti seri, il cielo bianco. Ma qui nulla è immobile: tutto respira, tutto è vero.
Il Caseificio I Renai non si presenta, si lascia vivere. È un angolo sospeso tra Radicofani e Castell’Azzara, dove le parole pesano come il pane fatto in casa e il tempo si misura in mungiture e stagionature. Una “magica unione” tra due famiglie di pastori: la sarda Puggioninu e la toscana Papalini. Due mondi che si sono incontrati in questa terra di confine, rendendola casa.
Ad accogliermi è Bernardo Puggioninu. Nato a Orune, in provincia di Nuoro, nel 1957, è arrivato in Toscana nel 1962, a soli cinque anni. I suoi primi ricordi della Val d’Orcia sono forti, dolorosi: “C’erano i poderi abbandonati, le porte sbarrate, le finestre chiuse. Erano immagini quasi traumatiche per un bambino. Eppure questa terra ci ha accolti.” Negli anni, il paesaggio è cambiato: “Mi ricordo quando bonificavo questi campi, quando erano produttivi. Oggi vedo la Val d’Orcia più bella, ma più decadente. È un patrimonio UNESCO, certo, ma lo è anche il nostro lavoro, che rischia di sparire.”
Ha gli occhi limpidi quando parla del passato, e una voce ferma quando racconta il presente: “In Toscana sono diventato un uomo. Custodisco valori semplici e profondi, che ancora guidano ogni mio gesto e sono esempio per i miei figli.”
Oggi, tra i due poderi, la famiglia gestisce oltre 160 ettari: 120 a Radicofani, con 550 pecore, e oltre 40 a Castell’Azzara, dove 150 capi pascolano liberi in alta quota. I pascoli si estendono tra i 500 e i 1000 metri di altitudine, disegnando un paesaggio fatto di frassini, faggi e cerri, dove le erbette spontanee donano al latte profumi delicati e irripetibili.
Un paesaggio che non passa inosservato: Radicofani si trova lungo l’antica Via Francigena, crocevia di viaggiatori, pellegrini e sognatori, punto strategico tra Toscana e Stato Pontificio, luogo di confine e di custodia.
Bernardo non ha mai dimenticato la sua origine sarda: la lingua che riecheggia nei recinti, i racconti delle transumanze, i giorni di pioggia e quelli di neve, i silenzi delle greggi e le mani sporche di latte. Ma ha anche imparato ad amare questa terra: “La mia terra mi manca sempre. Ma oggi, quando torno a Radicofani, sento il calore dei paesani. Mi dicono che sono uno di loro. E questo, per me, vale tantissimo.”
“Vorrei che chi legge questa storia capisse le difficoltà del nostro settore. La pastorizia è in crisi. Una volta, a Radicofani, c’erano 20.000 capi ovini. Oggi ne sono rimasti circa 5.000. Noi, con le nostre 700 pecore, riusciamo a trasformare tutto il latte che produciamo. Ed è solo grazie a questo sistema artigianale se riusciamo a dare valore a quello che facciamo.”
Serena Papalini, sua moglie, è l’anima sensibile di questa famiglia. Dalle sue mani passano i gesti quotidiani che tengono in vita l’azienda: la cura per i dettagli, la pazienza della mungitura, il rispetto per le stagioni. È lei che conosce i tempi del caglio, le voci delle pecore, la forza del silenzio. Ha scelto questa vita con amore, restando accanto a Bernardo tra la lana, il fumo, la neve e la ricotta calda del mattino.
E poi, Luca, il secondogenito, che cammina saldo lungo i tratturi tracciati dal padre. Si occupa degli animali, delle fienagioni, della salute del gregge. Conosce il carattere di ogni capo, i pascoli migliori, i giorni in cui la montagna cambia umore. Ha una pazienza antica e una visione concreta, necessaria. È lui che mantiene l’equilibrio tra il sogno e il dovere.
E infine, Eleonora Puggioninu, la figlia maggiore, artista del latte e custode della continuità. Aveva altri sogni, ma ha scelto di restare. È lei che oggi si occupa di tutto: produzione, vendita, gestione, comunicazione. Con un sorriso luminoso, racconta con dolcezza ogni formaggio, ogni fermento, ogni piccola storia che si nasconde dietro una crosta. Dipinge anche con il latte, organizza laboratori per bambini, crea piccole opere d’arte, ma non chiamatela artista: è molto di più.
È una donna che ha fatto della dedizione la sua forma di bellezza: “Ci tengo a far capire l’importanza delle cose semplici. Dei rapporti umani. Delle esperienze.” Mi racconta che la mungitura non può aspettare: né per un matrimonio, né per un funerale. Le pecore vanno munte ogni giorno, sempre. Perché il latte è vita, e perderlo sarebbe come perdere un senso.
Maniaca del recupero, attenta a ogni piccolo scarto, Eleonora trasforma questo gesto quotidiano in una missione silenziosa: trasmettere rispetto. Per la materia prima, per se stessi, per l’ambiente. Per chi verrà.
Nelle stanze del caseificio il tempo è prezioso, si dilata con rispetto, come il silenzio tra due voci che si conoscono da sempre. Le forme stagionano lentamente su assi di legno, accarezzate dall’aria pulita della montagna, girate una ad una, più volte, con gesti antichi, esatti, come quelli che la nonna compiva ogni giorno. La salatura viene ancora fatta a mano, secondo la vecchia ricetta di famiglia, senza scorciatoie, senza sprechi, con parsimonia e devozione.
Ogni forma ha un’identità, un’imperfezione riconoscibile, e Eleonora le riconosce una per una, le osserva come si osservano i figli: sa quando sono pronte, quando hanno bisogno di tempo, quando hanno preso troppa aria o troppa umidità. Tutto viene lavorato su prenotazione, non ci sono eccedenze, non si produce solo per vendere, ma anche per custodire una tradizione.
I profumi sono vivi, complessi, intensi. C’è il pecorino fresco, tenero come un ricordo d’infanzia, e quello stagionato, deciso, che sa di roccia e vento. Ci sono creme e yogurt, ricotte e caciotte, tutte fatte a mano, con il latte appena munto, con i fermenti giusti, con la cura che si dà a un figlio e la precisione di chi non lavora solo con le mani, ma anche con il cuore.
Durante la visita, Eleonora mi porge un vasetto di yogurt appena fatto. È bianco, cremoso, denso: una bontà assoluta. Ne assaggio un cucchiaino e il palato si riempie di una freschezza estiva, compatta, avvolgente. Il freddo gentile della fermentazione, la rotondità del latte appena munto, la semplicità di un prodotto che è gioco di temperatura, tempo e silenzio. Mentre assaporo, mi raccontano che lo yogurt è sempre stato gustato così, con il pane carasau sbriciolato dentro, un rito semplice, nutriente, quotidiano.
È in quel momento che comprendo la forza di questa famiglia. Non hanno semplicemente portato avanti una tradizione: l’hanno piantata in una terra nuova, e l’hanno fatta fiorire.
E io mi sento fortunata, oggi, a sedere accanto a questa famiglia intera, che ha resistito insieme, che ha attraversato crisi, neve, solitudini, predazioni, burocrazia e fatiche. E che oggi, con il sorriso, mi racconta storie di greggi, di lotte, di bambini cresciuti tra le cagliate, di padri che insegnano il valore della parola data.
Perché un formaggio, qui, non è solo un prodotto: è una testimonianza, è la voce della terra, è la memoria viva. Ed è anche, semplicemente, una scelta d’amore.
Caseificio I Renai
Località I Renai, Castell’Azzara (GR)
Aperti tutti i giorni
dalle 9:00 alle 12:30 – dalle 16.00 alle 19.00
Chiusi la domenica e il mercoledì pomeriggio
+39 3290090837 /+ 39 3339379173
https://caseificioirenai.com/











