Chateau d’Yquem Sauternes AOC 2008


Sauternes Chateau d'Yquem 2008

Sauternes Chateau d’Yquem 2008

di Enrico Malgi

Mi chiama un mio carissimo amico lombardo e mi fa: “Senti vorrei fare un regalo a te e tua moglie per la prossima festa degli innamorati, che ne dici se ti mando una bottiglia di un vino speciale?”. Ok, faccio io, fai pure mi fido di te. E così oggi con mia grande sorpresa mi vedo recapitare a casa una bottiglia di un vino davvero speciale: Chateau d’Yquem Sauternes AOC 2008, cioè il miglior vino dolce del mondo senza dubbio.

Il primato di questo nettare chiamato “Sauternes”, prodotto a sud-est di Bordeaux sulla riva sinistra della Garonna, non è stato mai messo in discussione e quello confezionato da Chateau d’Yquem poi è considerato il massimo in assoluto. Un vino bianco che fino al 1859 da queste parti si faceva solo nella tipologia secca. Ma  le uve di Sémillon, Sauvignon Blanc e Muscadelle furono attaccate durante l’autunno da un fungo, la Botrytis cinerea detta anche pourriture o muffa nobile, causata da particolari condizioni climatiche. Dalle colline circostanti cala la nebbia, mentre dal piccolo fiume Ciron, affluente della Garonna, sale l’umidità che si alterna al sole del giorno ed a periodi più secchi, che favoriscono così la concentrazione del succo degli acini per disidratazione. Questo fa sì che la botrite trasformi gli stessi acini, che non sono attaccati tutti contemporaneamente dalla muffa, in un piccolo e prezioso contenitore di zuccheri e di intensi aromi. In fase di vendemmia, poi, si raccolgono dalla pianta soltanto alcuni acini botritizzati a più riprese, lasciando quelli ancora intatti. Allo Chateau d’Yquem si contano fino ad oltre dieci passaggi (tries) prima di raccogliere tutta l’uva dalla pianta. Ed è proprio in questo lavoro così paziente e faticoso che risiede il motivo dell’infinita bontà di questo magnifico, straordinario, insuperabile ed unico vino.

Com’è allora questo millesimo di una così grande etichetta che fa appena tredici gradi e mezzo di gradazione alcolica? Bene vi dirò che il colore è semplicemente favoloso: dorato scintillante. Affascinanti poi i profumi che salgono al naso, che iniziano con eteree fragranze di miele, muschio, cumino, zafferano, curry, cannella, noce moscata ed anice, seguiti poi da imponenti sentori floreali. In bocca arriva un sorso impressionante per complessità gustativa, molto intenso e ricco, glicerico e dolce, ma connotato da grande freschezza che gli dona un perfetto equilibrio. Percezioni tattili di tanta buona frutta matura e succulenta, come ananas, pompelmo, pesca, albicocca e fragola. Il finale è da applausi a scena aperta. Longevità da paura. Da abbinare a fegato d’oca, ostriche, formaggi stagionati e dolci senza crema.

Un vino davvero speciale. Grazie al mio amico per il grande regalo che mi ha voluto fare e spero che mi perdonerà se ho aperto in anticipo questa bottiglia senza aspettare San Valentino.

3 Commenti

  1. Elegante rugiada per una bocca “assetata”ma anche, per noi che conosciamo ed apprezziamo ,più semplicemente il giusto complemento ai noti e golosi dolci di Donna Eugenia.PS C’est la France.C’è poco da fare o da dire:eccezioni a parte l’eccellenza è dalla loro.Gli entusiastici commenti del nostro ne sono ampia testimonianza.Ad Maiora semper con la speranza a breve di un di-vino convivio che ci ripaghi del tempo perduto fino all’ultimo minuto FM

  2. Cari Marco e Francesco, se fate presto vi conservo un poco di questo nettare residuato al minimo in bottiglia. A buon intenditore…

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