Chimera Fest a Casertavecchia, tra memoria antica e nuovi linguaggi


L’anfora come respiro del tempo: il Conciato Romano dialoga con i vini di I Cacciagalli ed Enoz Wine

Sapori in Anfora, Vini e Formaggi tra passato e presente – Chimera Fest

di Tonia Credendino

Venerdì 26 settembre ho camminato tra i vicoli di Casertavecchia, nel silenzio di un borgo che conserva intatta la sua aura. Palazzo Uzzi, dimora cinquecentesca riportata al suo splendore dalla famiglia Stanga, ha aperto le sue sale affrescate e la cantina scavata nella roccia per accogliere una delle tappe più suggestive del Chimera Fest. In quello spazio, autentico e raccolto, l’anfora è diventata simbolo e strumento di dialogo: un filo invisibile tra memoria antica e nuovi linguaggi.

Casertavecchia – Chimera Fest

Corte Palazzo Uzzi – Chimera Fest

Bicchieri – Chimera Fest

Chimera Fest è un festival giovane, nato per tenere insieme musica, letteratura, arti visive, cibo e vino sotto un unico segno: inclusione, accessibilità e sostenibilità. «Volevamo creare un festival che fosse accessibile a tutti, capace di parlare linguaggi diversi ma con un’unica voce», ha spiegato l’organizzatrice Sara Ferraiuolo, raccontando la genesi di un progetto che ha ridato nuova vita a Casertavecchia, intrecciando fermento culturale e senso di comunità. La parola chimera porta con sé il senso di un sogno che prende forma, di un animale multiforme che incarna la possibilità di unire differenze e farle convivere. Così è il festival: residenza di artisti, palco di concerti, spazio di mostre, workshop e convivialità diffusa.

Saverio Stanga e Sara Ferraiolo – Chimera Fest

Il cuore dell’incontro si è acceso attorno all’anfora. Non un contenitore qualsiasi, ma uno scrigno di storia che accompagna l’uomo da almeno ottomila anni: dalle qvevri georgiane interrate, simbolo delle più antiche vinificazioni conosciute, alle nuove interpretazioni dei vignaioli contemporanei. Le sue pareti porose permettono al vino di respirare lentamente, di evolvere senza cedere aromi estranei, custodendo solo il carattere del vitigno e del territorio. Un simbolo di continuità che attraversa i millenni e oggi torna come linguaggio di autenticità e ricerca.

Anfora Le Campestre Conciato Romano – Chimera Fest

L’anfora, che per i Greci e i Romani era scrigno di vino e di olio, nel cuore di Caserta si fa custode anche di un tesoro caseario. Dentro questi orci di terracotta riposa il Conciato Romano, considerato tra i formaggi più antichi d’Italia, citato già da Marziale e legato alle pratiche dei Sanniti. Non è un formaggio comune, ma una memoria viva che attraversa i secoli: latte di pecora, capra e vacca, concia di olio, vino e spezie, e il lento respiro della stagionatura che può durare fino a due anni. In quelle forme non c’è solo cibo: c’è la storia di chi le ha fatte prima, la resilienza di chi ha custodito il rito, il filo che unisce mani antiche e mani presenti. «Ogni forma porta con sé la storia di chi l’ha fatta prima di noi. È un filo che non si spezza, ma che si rinnova ogni volta che il latte incontra il tempo», ha ricordato Manuel Lombardi, che con la sua famiglia continua a far vivere questa eredità, trasformandola senza tradirla.

Conciato Romano e Enoz La Monade – Chimera Fest

La degustazione ha dato voce a due aziende campane che hanno scelto l’anfora come linguaggio espressivo. I Cacciagalli di Teano, rappresentata da Mario Basco, ha portato il Phos 2021, Aglianico vinificato in anfora che ha mostrato l’energia del vitigno con profumi di frutti rossi, erbe aromatiche e spezie, sostenuti da tannini eleganti e freschezza incisiva. «Abbiamo scelto l’anfora per lasciare parlare il vitigno e il territorio, senza interferenze», ha spiegato Basco, chiarendo lo spirito del suo lavoro. Accanto, lo Zagreo 2021, un Fiano macerato sulle bucce, ha portato nel calice note di camomilla, frutta gialla e un finale minerale che raccontava la natura vulcanica di Teano: un vino intenso, ricco e importante, capace di coniugare struttura e freschezza in equilibrio tra tradizione e ricerca.

Degustazione – Chimera Fest

Dal versante di Sessa Aurunca, Roberto Zeno di Enoz ha presentato due etichette emblematiche. Il Fiano “La Monade”, elegante e verticale, con una trama minerale netta e una sapidità che richiama il mare lontano, non si è limitato a mostrarsi in purezza: è stato nell’incontro con il Conciato Romano che ha rivelato la sua vera forza. Freschezza e tensione hanno illuminato la potenza antica del formaggio, mentre la profondità aromatica del vino ha retto il passo senza arretrare. Un abbinamento che non cercava equilibrio perfetto, ma un dialogo serrato, capace di esaltare entrambi. «Le anfore sono scrigni neutri: non interferiscono, ma permettono al vino di affinarsi in maniera pura, regalandogli finezza ed eleganza», ha raccontato Zeno. A completare il percorso, il Piedirosso “Tra Terra e Cielo”, che ha restituito la tipicità del vitigno con piccoli frutti rossi, una vena minerale e una componente terrosa, mostrando equilibrio e autenticità: un rosso importante, che ha dimostrato quanto anche i vitigni autoctoni sappiano farsi portavoce di carattere e profondità.

Enoz Piedirosso – Chimera Fest

I Cacciagalli Phos 2021 – Chimera Fest

Il Chimera Fest ha dimostrato che cultura, cibo e vino possono fondersi in un’unica esperienza, capace di unire mondi diversi sotto la stessa visione. Come ha ricordato Alessandro Marra di Slow Wine: «Lavorare in sinergia e armonia verso l’obiettivo comune di valorizzare il Buono e il Bello presente nel nostro Paese genera una grande responsabilità». Una frase che sintetizza lo spirito del festival, ma anche il senso di questa serata: costruire comunità attraverso gesti antichi che diventano linguaggi contemporanei. In quella cantina di Palazzo Uzzi, tra pietra e memoria, ho avuto la sensazione che la storia non fosse mai passata: era lì, viva, in attesa di nuova voce.

Le Campestre Conciato Romano – Chimera Fest

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