Clos d’Haut: il testamento ideale di Antoine Gaita


di Antonio Di Spirito

Antoine Gaita

Antoine Gaita

Non era un’occasione competitiva, di quelle in cui ognuno porta bottiglie vecchie per il gusto di una gran bevuta fra amici. Era una semplice rimpatriata (dopo ben cinquanta anni) fra vecchi commilitoni, fra i quali nessuno, oltre al sottoscritto, è appassionato di vini; il famoso “goccetto” lo assumono tutti, ma non vanno oltre. Eppure il caso, a volte, ci mette lo zampino e ti spinge a fare cose che poi riescono molto bene.

Insieme ad altre bellissime etichette, c’era questo crù di fiano d’Avellino. Un peccato averla stappata, ma è stata una bellissima emozione ed una grandissima soddisfazione averla condivisa con dei carissimi amici, nonché neofiti.

Clos d'Haut

Clos d’Haut

 

Villa Diamante – Clos d’Haut 2015 Fiano d’Avellino DOCG

Già alla stura ho visto nel calice un vino compatto, giallo paglierino intenso con dei veloci riflessi dorati alternati a riflessi verdognoli. I profumi sono intensi, vividi, netti, profumi di frutta a pasta gialla esotica matura, decise note di agrumi maturi, erbe officinali; tipici profumi di un fiano d’altura, di un fiano Montefredanese.

Al palato è una delizia: ha il sapore di una macedonia di frutta prevalentemente esotica, un po’ agrumata; l’elevata sapidità ed una lieve speziatura gli conferiscono spessore e densità, ma l’acidità sta lì, non schioda e ravviva tutte le componenti e tutte le sensazioni che si provano. Il sorso è appagante, dà grande soddisfazione, ma ne richiede ineluttabilmente un altro. E’ scorrevole, ma pieno, euritmico ed elegante.

Antoine Gaita, il suo “inventore”, vigneron di grande talento e di elevata cultura vitivinicola, venne a mancare il mese di gennaio di quell’anno, ma possiamo ritenerlo il suo testamento ideale.

E dire che solo qualche anno prima il suo “Vigna della Congregazione, per un incidente di percorso, fu bocciato dalla Commissione Tecnica di Verifica della Camera di Commercio.

Rivedere una sua intervista rilasciata all’amico Lello Tornatore nel maggio 2013 (La trovate qui), dove è condensata tutta la sua filosofia sia sul fiano che sul taurasi, è stato come rivivere l’assaggio.

Antoine, la tua vita terrena non è stata longeva come i tuoi vini, ma ci hai lasciato un immenso patrimonio.

Sono curioso di sapere cos’altro ti sei inventato lassù.

Per ora: Prosit!