Coronavirus. I proprietari dei locali di ristoranti e pizzerie sono quasi tutti insensibili, cuochi e pizzaioli sono le prime vittime della Pandemia se non interviene il governo con il blocco dei fitti


di Marco Contursi

E’ una tragedia a cui stanno assistendo impotenti. Parlo della pandemia da coronavirus, parlo delle migliaia di ristoratori italiani, che hanno visto le loro attività chiuse da un giorno all’altro. Migliaia di famiglie, migliaia di lavoratori del food, che ogni giorno sono costretti a stare a casa. Senza dimenticare i lavoratori dell’indotto, ossia produttori di materie prime, e di tutti i servizi connessi alla ristorazione, anche loro costretti a stare con le braccia conserte.

“Come pagheremo gli affitti” si chiedono queste persone? Che ne sarà dei nostri dipendenti? Che ne sarà di noi? Che ne sarà dei nostri fornitori? Bisogna infatti tener conto che già da qualche anno la ristorazione tutta vive un periodo di crisi, con poche eccezioni, e che molti titolari di attività sono giovani, alla prima esperienza imprenditoriale, dunque senza grosse risorse finanziarie alle spalle, da poter utilizzare per superare una crisi di così enorme portata. Il problema maggiore è che non si vede una fine e che pure quando verrà debellata questa pandemia, ci vorranno mesi per far ripartire il tutto. E nel frattempo gli affitti? E i mutui? E le bollette?

Certo, ci si aspetta un intervento forte dal governo che potrebbe congelare mutui e bollette per alcuni mesi, ma come si fa con gli affitti? E qui arriviamo a un tema che veramente mi fa incazzare: la scarsa solidarietà dei proprietari degli immobili. In una chat tra ristoratori, di cui faccio parte, tutti lamentano una chiusura totale da parte dei loro padroni di casa, a un differimento dell’affitto. E si badi bene, parliamo nella quasi totalità di persone assai benestanti, professionisti o proprietari di numerosi immobili che potrebbero benissimo fare a meno di un paio di pigioni, tenendo conto del momento particolarissimo per i loro inquilini, titolari di attività ristorative chiuse. Quella totale mancanza di sensibilità, del patologico attaccamento al denaro e anche della poca lungimiranza è una caratteristica comune a molti padroni di locali, dati in affitto, e non è solo di oggi.

Ricordo anni fa quando un locale si vide costretto a traslocare poiché il padrone di casa chiedeva venisse raddoppiato il pigione, che regolarmente da oltre 15 anni quel ristoratore pagava e che si lui stesso aveva proposto di aumentare, pur non potendo accettare venisse raddoppiato. Risultato? A distanza di anni, quel locale che dovette lasciare, è sfitto e quindi il proprietario ha perso anni di affitto e per giunta ci paga l’Imu. Non era meglio accontentarsi di un dignitosissimo e sicuro affitto invece che cercare una speculazione sulla pelle del povero ristoratore?

Dico povero, perché tranne pochissimi casi, sono finiti i tempi in cui i locali erano pieni tutti i giorni. Oggi si lavora bene solo nel fine settimana, sempre che non ci siano partite o altri eventi, che tengono incollati al televisore i potenziali clienti. Se il padrone di un immobile dato in affitto a un ristoratore da sempre solvente, si rendesse conto della fortuna di avere un inquilino corretto nei pagamenti, credo ci penserebbe due volte prima di negargli di sospendere o almeno dilazione uno o due mesi di affitto in un periodo di chiusura forzata come questo. Ma sembra assurdo ma non è così. Preferiscono perdere un buon inquilino, piuttosto che diminuire l’affitto, pure di poco, senza tener conto, negli anni quanto quel ristoratore ha dato loro. Ripeto sembra assurdo, ma il buon senso non appartiene al genere umano.

Riflettevo ad esempio: se a me stare a casa, confortevole e neanche piccola, per pochi giorni e scendendo almeno una volta al giorno per fare la spesa e sgranchire la gambe, mi fa salire un nervoso e una insofferenza che non vi dico, come fanno coloro che sono stati in carcere a delinquere di nuovo, una volta usciti, sapendo quello che li attende?

Semplice, gran parte degli uomini è per sua natura senza un briciolo di buon senso, né sa curare i propri interessi.

Cosa possiamo fare noi clienti? Appena finisce tutto, tornare subito alla vita di prima e compatibilmente con le possibilità economiche di ognuno, andare a mangiare nei locali, partendo proprio da quelli che sappiamo essere in maggiore difficoltà, perché semmai in zone non turistiche e non titolari delle mura in cui esercitano.

E speriamo che almeno il Governo vari un piano di aiuti sostanziale e non solo di mera apparenza.

Per esempio potrebbero dare a me un bel reddito di CITTADI-PANZA, da spendere in cene e cenette. E poi magari un abbonamento alla palestra per smaltire.

11 Commenti

  1. Marco Contursi sei sempre bravissimo preciso e puntuale , grazie per aver acceso una luce o indirizzato un faro su ciò che sta accadendo al di là o al di qua della piaga Coronavirus . Il Coronavirus ha colpito tutti i settori e tutte le attività ancora prima che emanassero il decreto che imponeva il blocco di esercitare .
    Parliamo almeno di 1 mese abbondante in cui tutti hanno pagato è mantenuto Fede ai loro impegni anche soffrendo e con tanti sacrifici . Ci è stato chiesto di tentare di bloccare il diffondersi del Virus di pensare alla salute in primis dei nostri cari e delle persone che entravano nei nostri locali e parecchi di noi ristoratori abbiamo provveduto spontaneamente ad interrompere l’attività , perché il buon senso Civico ci imponeva moralmente di correre ai ripari oltre ad avere ristoranti già vuoti per psicosi generale . Ora nonostante il decreto che impone la chiusura delle attività ricettive per quanto riguarda bar, ristoranti , e quanto altro , mi chiedo perché ad avere buon senso devono essere solo e sempre le stesse persone e gli stessi ortolani da una vita: i locatari . Perché il locatario con coscienza e senso civico oltre che rispetto della legge di ordinanza resta chiuso e il locatore allo stesso tempo pretende il fitto o pigione? Secondo quale regola o buon senso del vivere civile ? Che senso ha tutto questo ? Inutile pensare che oltre il danno ci possa essere la beffa , e cioè rischiare di essere morosi e arrivare a cause e quant’altro per una volta senza valido motivo reale ma solo perché si è avuto senso civico e rispetto della legge !. Grazie

    1. Antonio grazie di avermi letto.Facciamo nostro l invito di Marco alla generosità….nessuno però commenta la mia brillante idea di reddito di CITTADI-PANZA….. questo english humor è per pochi…

  2. Anche così si spiega l’ingiustificata ma comprensibile calata da Nord a Sud degli irresponsabili, fino ad un certo punto, lavoratori meridionali, meditiamo sulle parole del Dottor Contursi e stiamo vicini come possiamo ai contatti che abbiamo nel mondo della ristorazione che sta pagando e pagherà un prezzo altissimo.
    Aprire cuore e portafoglio non è da tutti, ma tutto torna…

  3. “Iosperiamochemelacavo” poi, appena mi sarà riconsegnato il passaporto di terrone honoris causa, ti faccio vedere io le cene e cenette… sorvolo sull’umorismo inglese, l’immunità di gregge mi ha tolto tutte le parole consentite.

  4. sono d’accordo con tutto quello che dite, sono un ristoratore con partita iva aperta nel lontano 2001 , Vivo a L’Aquila ho subito un terremoto e la mia attività era in centro, e per ripartire il prima possibile ho affittato un locale da un proprietario sciacallo e pagavo in un paese di quattro gatti e un locale fatiscente sistemato da me 800 € dopo sei anni mi ha chiesto un aumento di cento euro in piu’ prima della scadenza del contratto l’ho mandato a quel paese, morale della favola il locale è sfitto da 5 anni adesso l’economia a L’Aquila è ferma e questo corona virus per tutta la popolazione Italiana è stata l’ultima goccia che ha fatto traboccare il vaso, comunque teniamo duro ragazzi

    1. Giusto Marcello, la maggior parte ha capito di cosa parliamo. altri che vivono di polemica per esistere, l’ahnno subito buttata in caciara. Il fatto è che la maggior parte delle aziende di ristorazione pagano affitti ai proprietari e restare senza incassi due mesi, forse tre (ma speriamo di no), comporta gravissime conseguenze. Qui non si tratta, di mercato e di proprietà privata, ma di buon senso. Se la rendita edilizia spreme troppo la ristorazione fino a soffocarla la prima a pagarne le conseguenze è la prima con la beffa di un locale sfitto e l’Imu da pagare. Ci sono tante soluzioni, come spalmare i fitti mancanti su un anno o due. Oppure, come ha fatto il governo, dedurre i fitti non incassati. In questa orgia liberista in cui siamo immersi ma che di cui finalmente ci siamo accorti il rovescio della medaglia, perchè ognuno per se non funziona di fronte a crisi gravi come questa, qualcuino è arrivato a chiedere cosa c’entra lo Stato. Come cosa c’entra? Così come si bloccano gli sfratti si possono benissimo bloccare i fitti. Eccome se si può. Quanto ragazzi hanno aperto il loro locale da poco e non possono restare chiusi per due mesi in Italia. Io penso migliaia. A loro bisogna dare un appiglio. Bravo Contursi che come al solito riesce a parlare al cuore della categoria.

  5. Diciamo che la categoria coi suoi problemi la vivo molto da vicino,pur non lavorando con loro. E la vivo nella realtà di una provincia che non è Napoli e dove anche 2 mila euro fanno la differenza, per quanto possano sembrare pochi per un impresa. Si parla di buon senso, non di diritti acquisiti, almeno finché non esca un decreto che cristallizzi la cosa. Ma posso fare causa ad un che in 15 anni mi ha dato 200000 euro,se salta un affitto e a me quell affitto non serve per campare?

    1. Vogliamo parlare anche di questi grandi imprenditori che hanno lasciato i loro operai senza neanche pagare l’ultimo mensile ho paga settimanale? Voglio far arrivare il mio messaggio: siete la vergogna di Napoli!!!! È spero vivamente che lo stato vi abbandoni proprio come avete fatto voi con i vostri operai…mi scusi sign Contursi

      1. Pienamente solidale con lei, questi imprenditori andrebbero perseguiti legalmente.” Defraudare dellla giusta mercede all operaio” è tra i peccati che invocano la vendetta da Dio.

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