Cosa insegna l’inchiesta di Report sui Polli Fileni


Ranucci e i polli

Ha fatto scalpore l’inchiesta di Report sui polli allevati dalla Fileni, terzo player nazionale del settore, primo per allevamento biologico. Ho visto il servizio di Giulia Innocenti in differita ieri e per questo ne scrivo con un giorno di ritardo. Allo stesso tempo questo ritardo mi ha consentito di leggere anche le repliche dell’azienda, al momento espresso sul sito www.cronachemaceratesi.it

La difesa Fileni ribatte punto su punto alle mancanze messe in luce dal servizio, a partire dalla presunta alimentazione dei polli con ogm, al presunto mancato stazionamento all’aperto previsto per legge, alle modalità di soppressione, all’inquinamento ambientale provocato dalle lavorazioni.
Il paradosso di questa trasmissione è che nel mirino è finita una azienda considerata modello che ha avuto importanti riconoscimenti grazie alla linea bio. Possiamo immaginare le altre.
Io sono onnivoro, ricordo di aver smesso di mangiare carne di pollo più o meno negli anni ’70, quando a tavola inziavano ad arrivare cosciotti la cui care si staccava dall’osso con un semplice soffio, mentre, se ancora oggi si addenta un pollo vero, che ha camminato tutta la vita mangiando alimenti naturali, sappiamo che i denti devono essere impegnati seriamente.
All’epoca eravamo quattro miliardi sulla Terra, oggi siamo raddoppiati ma dai dati forniti dalla inchiesta di Report apprendo che  sul nostro pianeta vivono 35 miliardi di polli. Non è un po’ troppo?
Le spiegazioni in punta di diritto fornite dalle aziende in questi casi non mi hanno mai convinto per un semplice motivo: tutti i regolamenti europei su queste materie sono stati scritti in sede europea dalle lobby dell’agroalimentare che in nome di una presunta sicurezza hanno imposto, il più dlle volte riuscendoci, le proprie regole produttive ai piccoli artigiani.
Il punto vero, l’essenza di questa inchiesta puntigliosamente portata avanti da Giulia Innocenti è politico: voi mangereste quei polli modificati per crescere in fretta, 40 giorni invece dei sei mesi, che pesano al punto di non reggersi in piedi?
La stessa Fileni, invece di pensare a un modello di sviluppo che si misura in milioni di animali rinchiusi in capanonni per arrivare all’abbattimento dei costi competitivi sui prezzi di mrcato della Gdo, potebbe impegnasi a lavorare su scala ridotto ma puntando sulla qualità assoluta?
In sostanza è questo il modello vincente dell’agroindustria italiana? Far vivere migliaia di polli modificati geneticamente con il petto grosso in un capannone? Anche se tutte le regole fossero rispettate al millimetro, se si può vivere senza medicinali in quetso contesto ambientale, la mia risposta è decisamente no.
Non è questo il modello di sviluppo agroalimentare che l’Italia si deve ritagliare nell’economia del mercato globale, ma polli di qualità, che abbiano gusto, che siano sani e che facciano bene, la cui esistenza sia compatibie con l’ambiente.

Un allevamento Fileni mostrato da Report

Non sono esigenze da radical chic della zona Ztl, ma un modello di sviluppo economico che funziona lì dove si è riusciti a ragionare sulla qualità e non sulla quantità: il vino, adesso l’olio, le conserve, i caseifici artigianali, il pane, etc. quando in Italia si ragiona sulla quantità si perde perchè non possiamo essere competitivi con stati che non hanno leggi contro l’inquinamento e dove la dignità umana non è tutelata dal lavoro. Anche perchè l’introduzione di automatismi contribuisce ad abbassare il costo della merce ma al tempo stesso riduce i margini di guadagno in questa continua rincorso ai prezzi più bassi.

Ormai è chiaro, purtroppo, che l’industtializzazione  dei processi produttivi delle carni, polli e bovini sopra tutti, hanno creato gravissimi danni all’ambiente e distorto lo stile alimentare sano che prevede in ogni caso un basso consumo di carni. A me viene da ridere quando i nutrizionisti ti prescrivono carni bianche come se uscissero ancora dalla fattoria di Nonna Papera. Non è un mistero ormai, perchpè ci sono numerosi studi scientifici che lo provano, che l’eccesso di carne nell’alimentazione è all’orgine di malattie che portano alla morte. In ogni caso quello che risparmiamo in cibi lo spenderemo in medicine. Ecco perchè importante assumere comportamenti di autotutela quando si sta al supermercato, perchè se si continuano a comprare carni di pollo a prezzi così bassi l’industia continuerà a produrli  ad imporre leggi che giustificano la totale distorsione di processi naturali che ci hanno nutriti per millenni.

La vera essenza del servizio è questa.

La Fileni, invece di progettare più capannoni dovrebbe studiare la loro riduzione pr essere competitiva sul mercato del futuro in cui la qualità e le compatibilità ambientali contano sempre di più. Sinceramente, è davvero poco importante che stia in regola con le leggi, il punto è che bisognerebbe cambiare le leggi a favore di una agroindustria sostenibile pr la salute di chi magia e di chi viene mangiato. A

Altrimenti si muore in due

 

15 Commenti

  1. Condivido in pieno e sottoscrivo la moderazione adottata nel trattare l ‘argomento.Senzo voler demonizzare il consumo di carne,risulta evidente che un consumo equilibrato,magari spendendo un pochino in più per più qualità può risultare una scelta vincente.Purtroppo la realtà è diversa…..osservando i carrelli nei Supermercati le ” proteine” a basso costo la fanno da protagonista.

  2. quindi la carne fa male alla salute invece la pizza fa vivere fino a 100 anni. Ma vi chiedete mai perchè in Campania si ha la più bassa aspettativa di vita in Italia?

  3. Meglio essere vegetariani: non si rinuncia a niente, visto che ci sono prodotti che molto simili per sapore e valore nutritivo con proteine vegetali- di legumi, ad es.,- più salutari. Risparmiamo sofferenze inutili agli animali, rispettiamo la natura e non rischiamo infezioni o altro.

    1. E ci si è chiesto come mai negli Stati Uniti, dove è alto il consumo di hamburger, sono tanto diffusi i tumori?

    2. E ci si è chiesto come mai negli Stati Uniti, dove è alto il consumo di hamburger, sono tanto diffusi i tumori?

  4. Per di più non permettiamo che si facciano soldi con questi orrori a discapito dell’ambiente, senza alcuna etica.

  5. Servizio indecente fatto da persone incompetenti , che del settore non ne capiscono un cazzo .
    Prima di madare certe trasmissioni meglio approfondire altrimenti fanno piu danni che guadagni.

    1. Sono d’accordo…..e mi cade tutto….se report conduce le inchieste in questo modo…..beh….non si può più credere a nessuno davvero….

  6. Il servizio presenta immagini reali di questa realtà da film horror. I guadagni li fa chi gonfia gli animali con ormoni- cancerogeni- e inquina l’ambiente con stabilimenti che si vuole moltiplicare a macchia d’olio.

    1. Come al solito si fa un articolo su la qualità e diventa il covo dei fanboy fangirl delle verdure tra l’altro dal notevole impatto ambientale quando diventano pastoni che mimano le forme animali.

  7. Mi sonansi una cosa : ma li avete mangiati i polli fileni o andate per partito preso?
    Vi state confondendo con AIA o Amadori?
    Sono state dwttw bugue e mezze verità nel servizietto di questa giornalista (che non lavora nemmeno alla RAI ma è collaboratrice indipendente, il dipendente che uccideva il pollo era un operaio di un fornitore che si vedeva che era incazzato visto che ha gettato il pollo morto tra i vivi, ricamando poi tramite l’ex dipendente fileni (con la cura di non farlo riconoscere manco fosse un testimone della mafia) dicendo che fosse prassi… Ah ah ah… Poi perché non concedere il diritto di replica a Fileni? Cosa aveva detto questa giornalista al veterinario dell’ASL per risponderle in quel modo?
    Era solo un servizio fazioso incentrato all’accanimentoverso l’azienda.

  8. I legumi sono la carne dei poveri-ce loinsegna la storia.Pastoni sono le porcherie di insaccati e affini -con grassi, carni scadenti, peli, etc. Mangiate pure i vostri cadaveri ma almeno risparmiamo sofferenze agli animali.
    Di queste realtà horror comunque si è sempre parlato e i dati sono gli stessi.

  9. Premetto che quanto asserito è frutto di convinzioni condivise anche da Umberto Veronesi e non di mode effimere, come il cibo spazzatura americano.

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