Cossignani L.E. Tempo, Val Menocchia – Il respiro del tempo e la voce della terra marchigiana


Vi porto alla scoperta del territorio marchigiano, dove le vigne assorbono il respiro del mare e il tepore delle colline, e la terra racconta storie antiche di accoglienza, coraggio e cultura contadina. Dove il tempo non si rincorre ma si abita, tra grotte segrete e sguardi che sanno di futuro. Qui il Metodo Classico nasce lento, radicato, come un gesto d’amore che non ha bisogno di parole.

Eddo e Letizia Cossignani - Cossignani L.E. Tempo

Eddo e Letizia Cossignani – Cossignani L.E. Tempo

di Tonia Credendino

Il 3 luglio ho preso un treno da Caserta, lasciando il Sud e il suo caldo immobile. Ho attraversato l’Italia da sud a nord, passando per Foggia e poi salendo su un Frecciarossa diretto a Milano. Mi sono fermata a San Benedetto del Tronto, dove la costa incontra l’entroterra in un’alternanza armoniosa di luce, vigneti e rilievi che accompagnano lo sguardo verso l’interno. Già dal finestrino, il paesaggio mi sembrava sospeso tra due forze opposte: il mare che chiama e la terra che trattiene. Un equilibrio instabile, bellissimo.

La mia destinazione era Letizia Cossignani e Cossignani L.E. Tempo, una piccola e visionaria azienda agricola situata nella Val Menocchia, nel cuore delle Marche meridionali, tra i borghi di Ripatransone, Montefiore dell’Aso e Massignano. Fondata nel 2018, si sviluppa su sei ettari di vigneti coltivati secondo principi sostenibili e custodisce varietà autoctone come Pecorino, Sangiovese e Chardonnay, vinificate secondo il Metodo Classico.

metodi classici - Cossignani L.E. Tempo

metodi classici – Cossignani L.E. Tempo

Il nome stesso – L.E. Tempo – racchiude in sé le iniziali di Letizia ed Edoardo, fratelli e co-conduttori del progetto, e il valore centrale attorno a cui ruota tutto: il tempo. Tempo di ascolto, di evoluzione, di attesa.

Letizia, che ho conosciuto qualche mese fa, ha poco più di trent’anni, viene da una formazione giuridica, ed è tornata alla terra senza esitazioni. Non interpreta un ruolo, abita le sue scelte. È una tipa tosta: elegante senza compiacimenti, pratica senza fretta, pulita nell’intenzione. Una che ha messo tutto in discussione, facendo rinunce e sacrifici, ma senza mai perdere il senso del perché. Quando ci siamo strette la mano la prima volta, ho capito che parlavamo la stessa lingua: quella delle cose fatte bene, con cura, con verità.

Fa parte de Le Sbarbatelle, un’associazione nazionale – che ammiro tantissimo – di giovani produttrici under 35 impegnate in un’agricoltura consapevole, innovativa e profondamente radicata nei territori. Donne che scelgono di restare o tornare, con grinta e competenza e ciascuna con una storia affascinante e coraggiosa da raccontare.

Al telefono, prima del mio arrivo in stazione, mi aveva detto ridendo: “Mi riconoscerai subito, sono in un fuoristrada tutto impolverato”. E infatti era lì, con l’auto coperta di polvere e la stessa voglia di raccontare e far capire che avevo io di ascoltare. Abbiamo ben presto lasciato l’asfalto, la strada ha iniziato a farsi più stretta, più silenziosa. Intorno, le vigne scorrevano come pagine di un racconto antico, e Letizia le attraversava con naturalezza, come si attraversa un luogo che ti appartiene. Parla poco, ma ogni parola contiene un’idea precisa: il metodo classico, il tempo, la responsabilità, il dovere di non semplificare.

Abbiamo continuato a salire. La luce era quella di un primo pomeriggio estivo, piena, quasi ferma. Il vento cambiava direzione, il paesaggio si apriva. Letizia ha parcheggiato in un punto che non saprei ritrovare. Da lì abbiamo proseguito a piedi. Mi ha chiesto solo una cosa: “Prima di entrare, prometti che non lo dirai a nessuno”. Ho promesso.

La grotta non si racconta. Non perché sia un segreto, ma perché parla da sola. Si entra in silenzio, si cammina piano, si sente la temperatura cambiare, l’umidità aumentare, l’aria diventare più densa. Il tufo affiora crudo e poroso, l’argilla trattiene freschezza e memoria, il sale racconta di un’antica presenza marina. Tutto in quel luogo è stratificato: il tempo, la materia, l’intenzione. Una fenditura viva nella terra, che custodisce più di quanto si possa dire. Ci siamo fermate. Ho respirato. Una piccola panca davanti all’apertura sembrava messa lì per ricordarti di fermarti. Attraverso il varco naturale, il paesaggio sembrava dipinto: i monti Sibillini sullo sfondo, la valle incisa da curve morbide, le vigne come tessere di un mosaico. Era tutto colore, oro e verde, cielo e ombra. Il passaggio per arrivarci era stretto, vivo, abitato da decine di farfalle bianche — cavolaie maggiori, mi dirà poi Letizia — che sembravano indicare la via. Le ho seguite, e mi hanno portato alla meraviglia.

vigneti - Cossignani L.E. Tempo

vigneti – Cossignani L.E. Tempo

Il cammino continua verso uno dei luoghi più alti e scenografici dell’azienda: la vigna del Crinale, a 410 metri sul livello del mare. È la vigna della bellezza, scolpita dal vento e orientata dalla luce, un anfiteatro naturale che respira con il paesaggio e si lascia attraversare da brezze marine e riverberi collinari. Qui nasce lo Chardonnay, allevato su suoli calcareo-argillosi. È un luogo esposto a 360 gradi, dove la vite riceve luce piena e si difende grazie al respiro costante del vento. In questo equilibrio tra esposizione e freschezza, il frutto trova una via espressiva precisa: salinità, struttura, eleganza. Uno Chardonnay che non rincorre modelli, ma interpreta fedelmente il suo territorio.

Vitigni - Cossignani L.E. Tempo

Vitigni – Cossignani L.E. Tempo

L’arrivo in azienda conferma la mia idea di Cossignani L.E. Tempo: un luogo che non ostenta, ma che parla con chiarezza e coerenza. L’ingresso si apre su un cortile campestre, solcato da viti allineate e olivi argentei: niente fronzoli, solo la sostanza del territorio. Il casolare, con mattoni a vista e legni naturali, racconta di un passato agricolo ancora vivo, interpretato oggi con eleganza sobria e rispetto per la materia. La terrazza in pietra affacciata sulla Val Menocchia è il cuore visivo dell’azienda, un luogo di sosta e visione.

Letizia tiene tra le mani una mappa illustrata e la dispiega con la cura che si riserva a un tessuto prezioso. Mi mostra i punti cardinali di un paesaggio intimo e grandioso: i rilievi dei monti Sibillini, il mare Adriatico appena oltre le ultime colline, e nel mezzo i borghi. In questa cornice si inseriscono le vigne: San Pietro, luminosa e aperta, dove il Pecorino raggiunge la sua tensione verticale; Passo Cattivo, destinata al Sangiovese, severa e austera. In fondo, il Menocchia scende lento e regolare, come una linea che unisce la collina al mare, fino a sfiorare Cupra Marittima.

Letizia mi racconta spesso di suo fratello Edoardo, in quei giorni in vacanza con la famiglia, e lo fa con un tono che lascia trasparire stima e affetto. È lui il riferimento tecnico, l’anima silenziosa che segue i processi di cantina, l’uomo delle vinificazioni e degli affinamenti. Con un passato da ufficiale della Marina, ha scelto di rientrare nelle Marche per dare struttura al sogno condiviso. Letizia lo descrive come preciso, riservato, ma profondamente appassionato. È l’ingegnere, la mente matematica dell’azienda. Se Letizia è l’anima creativa, impulsiva e determinata, Edoardo è ponderato e meticoloso. Lavora nel silenzio, non cerca visibilità, ma senza il suo rigore nulla avrebbe preso forma così com’è.

Affinamento Rosé - Cossignani L.E. Tempo

Affinamento Rosé – Cossignani L.E. Tempo

È in questo spazio ordinato e fresco che tutto prende consistenza: acciaio, cemento e legno si alternano secondo le esigenze delle varietà. Ma il vero protagonista è il tempo. In una sala dedicata, gli spumanti Metodo Classico riposano al buio, in file silenziose e pazienti. È un ambiente autentico, intimo, dove Letizia passa spesso a controllare ogni dettaglio, osservando le bottiglie con quella premura che si riserva a ciò che si ama davvero.

Bottaia - Cossignani L.E. Tempo

Bottaia – Cossignani L.E. Tempo

È qui che incontriamo Eddo Cossignani, il padre. Uomo di poche parole, ma di grande profondità, presidia questo spazio con la discrezione di chi sa e non ha bisogno di dimostrare. La sua è una presenza silenziosa, ma fortemente identitaria: uomo di vigna, non di vino, completamente astemio. È lui a ricordare, con ostinata dolcezza: “prima dell’amore per il vino viene quello per la terra”, ed è lì che vuole restare, tra i filari.

Quadri d'autore - Cossignani L.E. Tempo

Quadri d’autore – Cossignani L.E. Tempo

Entriamo nella sala degustazione. La luce è protagonista: entra netta dalle grandi vetrate, accarezza i materiali naturali e disegna geometrie morbide sul pavimento. Toni caldi, legno chiaro, ferro battuto. Alle pareti, simboli d’arte e riconoscimenti raccontano un’identità costruita con visione e misura. Tutto invita all’ascolto.

Bottiglie - Cossignani L.E. Tempo

Bottiglie – Cossignani L.E. Tempo

La degustazione comincia dal Rosé Extra Brut, un Metodo Classico da Sangiovese, prodotto in edizione non millesimata con circa 24 mesi sui lieviti. Ha un colore tenue e un perlage fine, con aromi di agrumi, rosa e leggero lieve accenno di lievito: sembra un ricordo d’infanzia che si svela lentamente, esatto e delicato, un brindisi gentile che invita a sognare.

Poi arriva il Pecorino Brut Nature. Teso, minerale, lunghissimo. Il sorso è diretto, netto, mai rigido, con una salinità che evoca il vento del crinale e il respiro del mare. È un vino che immagino come un cammino a piedi scalzi su colline di calcare, un momento sospeso in equilibrio perfetto.

Infine, lo Chardonnay Dosaggio Zero. È il mio preferito. Metodo Classico Pas Dosé, elegante e vibrante, fatto per raccontare il crinale: luce piena, profondità del suolo, freschezza costante. Ogni sorso è una linea netta, decisa ma gentile, come un gesto di bellezza trattenuto nel tempo.

Fatti con uve provenienti da vigneti selezionati in appezzamenti calcareo-argillosi, questi vini esprimono la loro energia con freschezza e profondità, lasciando emergere — senza forzare — la verità del territorio. Letizia lo ha definito “un amore che va oltre l’immaginabile”, e l’ho capito.

Sala degustazione - Cossignani L.E. Tempo

Sala degustazione – Cossignani L.E. Tempo

Uscendo dall’azienda, con ancora il gusto preciso dei vini in bocca e la luce calda del tramonto sulle spalle, ho pensato che certe esperienze non si esauriscono con il racconto. Restano addosso, si sedimentano come i lieviti in bottiglia, e aspettano il momento giusto per riaffiorare. Cossignani L.E. Tempo non è un luogo da visitare. È un luogo da ascoltare. Con rispetto, attenzione, e il coraggio di lasciarsi trasformare.

Casolare - Cossignani L.E. Tempo

Casolare – Cossignani L.E. Tempo

Ma c’è qualcosa che resta più forte di tutto: il desiderio di condividerlo. Di raccontare a chi amo, a chi stimo, a chi cerca luoghi veri, che in questa parte delle Marche — dove l’entroterra abbraccia il mare — esiste un’Italia autentica e generosa. Dove la viticoltura è visione, l’ospitalità è profonda, la cucina ha ancora radici. Tornerò a raccontarvi altri frammenti di questo viaggio: perché ogni tappa, ogni incontro, ogni calice ha ancora qualcosa da dire.

Cossignani L.E. Tempo
Contrada Menocchia 26, 63061 Cupra Marittima (AP) – Marche, Italia
+39 335 720749
www.cossignaniletempo.it
@cossignaniletempo