Crostata al limone, i consumatori non guardano ingredienti
di Marco Contursi
Che io, da giornalista, porti avanti una battaglia, da anni, per far svegliare i consumatori è cosa nota. Nei tempi dei social, troppo spesso credono a chi vedono su facebook, Instagram e Tik Tok, considerandolo esperto o quantomeno disinteressato nel dare un consiglio, senza capire che invece, quasi sempre, è ben pagato per dire certe cose.
Troppo spesso si fanno suggestionare da slogan e video simpatici, senza fare una analisi critica del prodotto proposto, dei suoi ingredienti e del suo rapporto qualità-prezzo.
Questo vale per i panini, le pizze, e per tutto il resto. E fa rabbia che c’è gente che paga cifre assurde per prodotti (pizze, panini, bibite, dolci ecc..) di qualità assolutamente insufficiente rispetto al prezzo richiesto.
Infatti una delle cose a cui il consumatore medio meno bada è la lista degli ingredienti, mentre dovrebbe essere la prima cosa.
Ricordo alcuni anni fa un video su facebook dove un ragazzo del centro Italia pubblicizzava i propri salumi, bene, bastava approfondire un attimo guardandone la storia e gli ingredienti per capire che lui era una commerciale e non produceva nulla, ma vendeva solo e quello che vendeva, aveva più additivi di un prodotto di fascia bassa di supermercato, ergo era ancora più scadente.
L’ultima in ordine di tempo è il video di una crostata al limone, fatta da un noto food-influencer.
Un lettore mi gira questo link e subito vedo un food-blogger a me già noto, (a dirla tutta credo sia una persona molto intelligente e preparata nel food, seppur nei suoi video non “usi” le nozioni tecniche che immagino ben conosca) che parla di una crostata al limone, definendone la frolla “super artigianale, ed esaltandone la bontà della crema “inimitabile”.
E sotto partono tantissimi commenti critici, che, però, non riguardano il gusto o gli ingredienti ma il fatto che questo dolce sia molto simile ad un altro di una famosa pasticceria di Napoli, che sembra esserne l’inventrice.
Un plagio quindi. Ed allora? Tutti fanno il babà o la torta caprese, la differenza la fanno la maestria del pasticciere e, soprattutto, le materie prima.
Le Materie Prime!!!
Nessuno, e dico nessuno, che ha guardato gli ingredienti di questa torta “artigianale”.
E allora lo faccio io, comparandola con l’etichetta della crostata di una nota marca industriale.
In quella raccontata dal blogger:
- Non burro ma margarina con olio di palma e di colza. Da notare che le più note marche di merendine industriali recano ben in vista la scritta “No Olio di Palma”, perché ritenuto un grasso scadente al pari dell’olio di colza, un grasso economico e non estratto a freddo. Almeno a differenza dell’olio di Palma non è un grasso saturo. Tra l’altro proprio il blogger in questione sembra in altri video particolarmente attento al burro di qualità.
- Mono e digliceridi degli acidi grassi. Ossia emulsionanti che aumentano la durata di conservazione dei prodotti. Senza entrare nella annosa diatriba se fanno male o meno (la Ue dice di no), ma sono sostanze chiaramente presenti nei prodotti industriali e non in quelli artigianali, poiché un artigiano non ha interesse ad allungare a dismisura la conservazione di un prodotto dolciario che proprio in quanto artigianale ha una vita breve. Anche a proposito del loro utilizzo nei panettoni, i più ritengono non debbano essere usati in quelli artigianali, escludendoli per regolamento dai principali concorsi di settore.
- E’ l’aroma di sintesi della vaniglia, ad indicare un prodotto meno pregiato di uno che vede la bacca di vaniglia tra gli ingredienti.
- Crema vegetale a base di palmisto, grasso totalmente idrogenato. E i grassi idrogenati sono considerati sicuramente poco salutari, rispetto ad esempio a quelli insaturi. Sicuramente sono più economici.
- Non essendoci la dicitura Aromi naturali, si tratta di aromi sintetici. Ossia creati in laboratorio.
- Sigle varie di additivi. Presenti E202 E463 E420 E472e, E160a ed altri che seppur sicuri, non rientrano certo in un prodotto artigianale nella accezione che la persona media dà a questo termine.
L’etichetta della crostata industriale è mooolto più pulita, con una scritta che sottolinea “SENZA: Olio di palma, additivi coloranti, additivi conservanti, grassi idrogenati, ingredienti OGM”.
Ora DUE considerazioni:
- Ai food blogger non si chiede che mettano una scritta sui loro video che chiarisca che la loro è, o meno, una pubblicità e non un parere disinteressato. Perché, consigliare questa torta io credo sia solo frutto di una sponsorizzazione. Mi rendo conto che in questo caso sarebbe un lavoro, ma io personalmente non farei mai pubblicità ad un prodotto che non ritengo valido, tuttavia so bene non sia da tutti pensarla così. Ma almeno sarebbe corretto specificare che è una pubblicità ed evitare termini come “superartigianale” che traggono in inganno il consumatore.
- I consumatori, protestano per un presunto plagio ma nessuno e dico nessuno che chieda conto degli ingredienti. Come se la cosa più importante, ai fini di un eventuale acquisto, sia chi l’ha inventata e non come sia fatta. Finchè ci saranno persone così suggestionabili e così poco attente alla qualità reale, chi, producendo, risparmiando sulla qualità, avrà sempre vita lunga e felice, mentre i piccoli artigiani, che non possono permettersi pubblicità persuasive e packaging instagrammabile, saranno destinati a perire.
CONSUMATORI: SVEGLIAAAAAAAAAAAAAAAAAAA!!!!!!
p.s. alcuni anni fa, in un paesino della provincia di Salerno, c’era un laboratorio dolciario, da me molto amato, che faceva dolci meravigliosi, con solo burro di panna di centrifuga e confetture fatte in proprio. Bene, non ce l’ha fatta a continuare. Magari chi abitava di fronte preferiva ordinare online una crostata pubblicizzata dal blogger di turno e pagarla di più, piuttosto che attraversare la strada e comprare un prodotto di altissima qualità. Che però era meno “figo” nella comunicazione e nel packaging…..ma scusate, v’ magnat ‘o scatolo???
MEDITATE GENTE, MEDITATE….

