Dieci Vini Bianchi della Campania interna del Mangia&Bevi 2024


Escludiamo il Fiano di Avellino, il Greco di Tufo, La Falanghina del Sannio e la Coda di Volpe. Cosi ci rimane? Tantissima roba buona e a buon prezzo.

Cesare Avenia

Cesare Avenia

1-Aorivola Falanghina 2022
I Caggiacalli
Mario Basco e Diana Iannacone hanno le idee molto chiare. Sono idee che ci piacciono moto quando vengono coniugate alla piacevolezza del vino. In questo caso la conduzione biologica e biodinamica dei terreni vulcanici a Teano, siamo ai confini con il Lazio, ha il suo sbocco in un protocollo di vinificazione molto essenziale. Solo acciaio, lieviti indigeni e nessuna chiarifica. Il risultato lo fa il vitigno: fresco, ricco di verve, con tanta frutta e note di macchia e cenere al naso. Buona e veloce la beva, la bocca è ricca, ampia, la chiusura lunga e appagante. Una bella esecuzione di un’azienda in crescita.
www.icacciagalli.it

2-Sheep 2022
Il Verro

La missione è rileggere la storia di vitigni antichi come Pallagrello, Casavecchia ed uno che, malgrado indiscussi pregi, ancora oggi, è pcoconosciuto: il Coda di Pecora. L’etichetta che lo rappresenta porta il nome di Sheep, Terre del Volturno IGP, traduzione del termine pecora in inglese. Sheep viene prodotto, dall’annata 2017 la prima ad ottenere la certificazione biologica, in appena 3000 bottiglie, un numero esiguo che rispecchia la ricerca della qualità su una porzione di territorio vitato di appena 4 ettari. Questo  millesimo ha colore giallo simile alla mietitura del grano maturo, negli aromi si concede con espressioni di pesca in sciroppo e zenzero in polvere, note di spezie dolci seguite da un leggero mentolato e sottili note d’erbe amare.
www.ilverro.it

3-Memoriae
Cantine Gennaro Papa
Antonio ha fatto nascere Memoriae, da viti ancora giovani, con un’età media di 8 anni, che vede anche il 12% di uve moscato biotipo di Terracina, prodotto da un vigneto ( in realtà sono filari ) che da sempre appartiene alla famiglia e che sfiora i 30 anni di età. Il Memoriae Falerno del Massico Bianco 2021 vede l’affinamento in acciaio, ed assenza di filtrazione, conservando all’olfatto le note di frutta e di fiori freschi, con una spiccata presenza del frutto della passione e della buccia d’arancia. All’assaggio alterna freschezza e ampiezza, mitigando così la sensazione calda.
www.gennaropapa.it

 

4-Fiano Casefatte 2021
Boccella
In questo caso si tratta di Fiano, poi elevato in anfora in questa piccola azienda contadina specializzata nell’Aglianico. Un bicchiere pulito, elegante, di grande spessore dove è soprattutto il tono fruttato a farla da padrone e a condurre la beva. Il naso è gentile, dolce, non aggressivo, ma al palato la musica cambia in modo piacevolmente brusco perché il tono è sapido, amaro, la freschezza domina e ci fa capire che il vino in fondo è ancora troppo giovane.
www.boccellavini.it

5-Erba Bianca 2021 Sannio dop
Cautiero
Forse uno dei bianchi su cui si dovrebbe appuntare maggiore attenzione. Bottiglie dimenticate che spuntano impudenti mostrano evoluzione interessanti. Tanto più significativo perché il Fiano, pur essendo diffuso anche nel Sannio non ha mai trovato sinora grandi interpreti. Di Fulvio ci appassiona la Falanghina, ma cogliamo l’occasione per consigliarvi anche questo bianco, che ha nel millesimo 2021 una delle sue migliori espressioni di sempre. Grande vino da attendere.
www.cautiero.it

6-Pallagrello Bianco Calù 2022
Sclavia
Un bel bianco, decisamente interessante, di questa nuova azienda immersa nei boschi dell’Alto Casertano. Anna Della Porta è la giovane enologa e l’attenzione è concentrata sui rossi. Un bicchiere di annata con pallagrello bianco e un saldo del 20% di fiano regalano un naso ricco di erba di campo, frutta a pasta bianca, ginestra. Al palato è decisamente fresco, di buon corpo, un bianco importante che merita forse più attenzione sui tempi di uscita per aspettare il giusto equilibrio e dare modo al vino di sviluppare quella complessità che sicuramente è destinata a manifestarsi.
www.sclavia.com

7-Irpinia Fiano Orfeo 2022
Antico Castello
Il Fiano fuori dal Fiano di Avellino. Di poco, ma oltre l’areale docg. Le condizioni pedoclimatiche non cambiano di molto: suolo vulcanico, grandi escursioni termiche e annata davvero interessante per i bianchi campani. In questa azienda della famiglia Romano Carmine Valentino è riuscito a dare il meglio con una esecuzione molto elegante. Il bianco è è infatti ricco di frutta bianca al naso con rimandi di floreali e di erba fresca. Al palato il Fiano si manifesta con autorevolezza: acidità, verve, tanta materia e chiusura lunga, pulita e precisa. Un peccato stapparlo subito.
www.anticocastello.com

8-Irpinia Fiano Sequoia 2021
Fonzone
Il tema è lo stesso, siamo a Paternopoli, il tetto dell’Irpinia vitivinicola. Le caratteristiche sono le stesse: si tratta di uva coltivata proprio a ridosso della cantina e che regala grandissimi risultati anche a distanza di tempo. Arturo Erbaggio ha saputo interpretare il terreno e le caratteristiche del vitigno al meglio riuscendo a proporre un bianco ampio e ricco al naso, di grande materia, importante, anche al palato dove si distingue per la capacità di esprimere al meglio il territorio con un sorso fruttao, minerale, sapido, decisamente fresco e con una bellissima chiusura.
www.fonzone.it

9-Neroametà 2022
Mastroberardino
Ultimo nato della storica azienda di Atripalda: un aglianico vinificato in bianco, come si usava in modo abbastanza diffuso a cavallo tra gli anni ’80 e ’90 che regala un risultato decisamente efficace e intrigante. In primo luogo perché anche qui c’è il marker aziendale, un bianco non strillato, contenuto al naso, ma decisamente efficace al palato dove il principe dei vitigni della Campania si espone in tutta la sua forza manifestando una notevole potenza sapida e minerale. Decisamente un bicchiere capace di affrontare ogni tipo di ricetta della tradizione grazie alla freschezza.
www.mastroberardino.com

Katà 2022
Cantine Olivella
Progetto Katà di Cantine Olivella, circa 12 ettari sul Vesuvio punta alla riscoperta di una antica tradizione. La 2022 dimostra che l’annata difficile non ha impedito di poter ottenere buoni risultati, soprattutto sui vini bianchi. Il vino ha un bel profumo agrumato e al palato è scattante, fresco, di buon beva. Ideale sulle pizze bianche, anche quelle belle robuste come la mastunicola. Ma cosa c’è alle spalle di questo risultato ottenuto dall’enologo Fortunato Sebastiano? In primo luogo un’agricoltura rispettosa del terreno e praticata attraverso la ricerca della compatibilità ambientale. In secondo luogo una vera e propria scommessa commerciale su questo giovane vitigno, visto che quasi il 40 per cento dell’intera produzione di Cantine Olivella è dedicata questa etichetta. Ciò vuol dire che l’azienda ha deciso di caratterizzarsi, specializzarsi, non inseguire le mode. E questo per me da sempre è un valore aggiunto per le piccole cantine. La catalanesca è un’uva che nasce sul versante Nord del Vesuvio, precisamente a Somma Vesuviana dove era, ed è, la varietà più coltivata dai contadini.
www.cantineolivella.com

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