EnoEtna 2025, tre giorni tra vini, distillati e identità di un territorio scolpito dal vulcano



EnoEtna Scorci etnei

di Angela Petroccione

Un borgo che da ventotto anni, ogni settembre, si trasforma in una finestra aperta sulle eccellenze enogastronomiche del territorio. Accade a Santa Venerina, piccolo centro della provincia di Catania, adagiato alle pendici orientali dell’Etna.

Qui, tra il profilo maestoso del vulcano e il blu del mare che non è mai troppo distante, la vite e la distillazione hanno forgiato paesaggi e identità, lasciando tracce visibili nelle vigne terrazzate, nelle antiche cantine familiari e nelle ciminiere che ancora oggi raccontano un passato industriale fiorente.

EnoEtna Terrazzamenti

È in questo scenario che prende vita EnoEtna, la manifestazione che celebra i vini del vulcano e i prodotti simbolo della sua terra. L’edizione 2025 ha confermato la capacità dell’evento di intrecciare gusto, cultura e memoria collettiva, trasformando il cuore di Santa Venerina in un palcoscenico dove lo sguardo rivolto al passato si fa motore per costruire il futuro.

Tra le degustazioni, le visite e gli incontri, è emersa una prospettiva privilegiata sul mosaico di produzioni che caratterizzano l’Etna: dai vini, oggi riconosciuti a livello internazionale, al limone IGP, fino all’olio extravergine d’oliva e alla nocciola, prodotti che raccontano un’identità agricola complessa e in continua evoluzione.

Uno dei momenti più intensi di quest’anno è stato il conferimento della cittadinanza onoraria a Giuseppe “Pippo” Caffo, imprenditore alla guida della Distilleria Caffo 1915 e figura emblematica del legame tra il borgo e l’arte della distillazione.

EnoEtna Il conferimento della cittadinanza onoraria a Giuseppe “Pippo” Caffo

Nel corso della cerimonia, Caffo ha annunciato la nascita di un Museo dei Distillati nello stabilimento di famiglia, che diventerà spazio di memoria e di valorizzazione culturale. Un gesto che non ha parlato soltanto alla comunità locale, ma a tutti coloro che vedono nelle radici la base per costruire il futuro.

Accanto ai momenti celebrativi, EnoEtna ha proposto un ricco calendario di appuntamenti di approfondimento, dalle visite in cantina con un press tour dedicato alla stampa, alle degustazioni.

Le masterclass condotte dal giornalista, wine writer ed esperto di vini Federico Latteri, hanno guidato i visitatori in un percorso sensoriale capace di restituire la complessità dei vini etnei.

EnoEtna Federico Latteri

EnoEtna Masterclass Viaggio attraverso le tante sfumature del territorio etneo con i suoi vini rossi

Dalle sessioni di assaggio è emerso come il suolo lavico, le altitudini e i microclimi disegnino vini dall’identità inconfondibile, con Nerello Mascalese, Nerello Cappuccio e Carricante autoctoni protagonisti.

EnoEtna Visita in vigneto – Uve di nerello mascalese

A queste si è affiancato il talk moderato da Fabrizio Carrera, direttore di Cronache di Gusto, che ha aperto un dibattito sulle prospettive di sviluppo del comparto agroalimentare. Centrale l’intervento del direttore del Consorzio Etna DOC Maurizio Lunetta, che ha ribadito la scelta di privilegiare la qualità alla quantità, in un percorso che lega strettamente la produzione vitivinicola al turismo e alla valorizzazione del territorio.

EnoEtna Talk Dal vino ai distillati le prospettive di un territorio

Ma EnoEtna è anche festa popolare. Le vie di Santa Venerina hanno ospitato ancora una volta il Palio nazionale delle Botti, una competizione che, più che gara, è rito collettivo: botti spinte con forza lungo le salite del centro storico, tra il tifo del pubblico e l’orgoglio di una comunità che sa accogliere e condividere.

EnoEtna Il Palio nazionale delle Botti

Non sono mancati i momenti dedicati alla cucina. Gli chef Seby Sorbello e Pietro Arezzi hanno portato sul palco la loro interpretazione contemporanea delle materie prime siciliane, trasformando ingredienti come il finocchietto selvatico, le castagne e il suino nero in piatti che raccontano l’autunno etneo con creatività e rispetto delle radici gastronomiche. Così, tra calici di vino, distillati, incontri e spettacoli, Santa Venerina ha mostrato ancora una volta il volto di una comunità viva, orgogliosa delle proprie tradizioni e consapevole delle potenzialità future.

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