Filaga, una fetta di Sicilia nel Chelsea Market di NYC
di Bruno Sodano
New York ti travolge prima ancora che tu possa difenderti. Luci, passi, voci, vapori di cucine lontane si mescolano sotto le arcate del Chelsea Market, dove il mondo intero sembra aver prenotato un tavolo nello stesso momento. In questo teatro gastronomico – un incrocio di valigie, laptop e profumi d’oceano e spezie – c’è un angolo che non urla, non seduce a forza, non promette rivoluzioni. Si limita a sfornare. È Filaga: una panetteria con anima siciliana che parla la lingua della pizza al taglio.
A capo troviamo Michael Masera, professionista a modo e dalle grandi capacità. La pizza qui prima la vedi, poi la riconosci dal profumo. È un richiamo caldo, diretto, che sa di farina viva e pomodoro maturo. Il bancone espone teglie colorate, quadrate, appena uscite dal forno: croste dorate, mozzarella che si rilassa, verdure arrostite, basilico che respira. Ma non mancano le slice. La fila è mista, come tutto a Manhattan: c’è chi ha cinque minuti, chi fotografa tutto, chi cerca solo un morso capace di convincerlo che ne sia valsa la pena.
La filosofia è semplice e per questo funziona: impasti lasciati maturare per giorni, ingredienti italiani riconoscibili, condimenti essenziali. Nessuna esagerazione, nessuna gara al topping più improbabile. Qui la fetta deve restare leggera, croccante fuori, morbida dentro, con quel bordo che si spezza sotto i denti e non ti appesantisce. È una pizza che non replica la tradizione, la trasporta: stessa cura, stessa intenzione, nuovi sguardi davanti al banco.
Mangiare da Filaga è un gesto rapido – si ordina, si appoggiano i gomiti sul legno, si morde – ma il morso rallenta tutto. Forse è questo che conquista i newyorkesi: l’idea che un cibo così semplice possa ancora avere un’identità forte, senza sovrastrutture. Che un quadrato di pizza possa parlare di sole, piazze, forno acceso, tempo lento. Che un assaggio arrivi da lontano senza bisogno di spiegarsi.
Quando esci di nuovo nel corridoio del mercato, la città riparte esattamente da dove l’avevi lasciata: rumore, passi veloci, telefoni che squillano. La fetta è finita, ma resta il contrasto. Fuori tutto corre. Dentro avevi trovato una pausa. Una pausa calda, fragrante, siciliana. Nel cuore di New York.




