Guardiense, Fiano d’autore a Sanframondi


Lo abbiamo scritto, lo ripetiamo nel ruolo dei facili profeti: è nel Sannio la vera partita del vino campano. Qui, dove si viaggia per chilometri immersi nelle vigne sorvegliate dagli oliveti, sono ormai più di 50 le aziende impegnate a vinificare ed etichettare il loro prodotto. Alle tre realtà più grandi, Solopaca, Guardiense e Taburno, si sono aggiunti gli investimenti di Torre Gaia e dei Fratelli Muratori, alle aziende storiche (Ocone, Mustilli, Venditti, Ciabrelli) si affiancano decine di piccole realtà molto bene impostate in campagna e in cantina. Ne abbiamo avuta prova, ancora, nei medioevali vicoli dei Battenti a Guardia Sanframondi durante la manifestazione Vinalia pensata da Gaetano Pascale, la conferma di quanto provato a Falanghina Felix a giugno e prima ancora al Vinitaly. Grandi vini, tipicità e prezzi da affare per gli appassionati sono la formula vincente per un territorio che più di ogni altro sta consolidando le sue realtà associative attraverso la Strada del Vino e il Consorzio Samnium alle quali aderiscono praticamente tutti. Sono numerosi i vini in credito di una rubrica: l’eccezionale Impeto 2002 di Torre del Pagus, l’Aglianico di Aia dei Colombi, il Sannio bianco 2004 doc di Terre dei Briganti, il Sannio bianco 2004 doc di Santimartini, la Falanghina Dama Leonessa 2003 di Cantine Foschini, la Falanghina 2004 di Nifo di cui ha scritto Gianni Mura, la Falanghina 2004 di Corte Normanna, sono solo alcuni degli assaggi che ci hanno strabiliato a Vinalia. Ma più di ogni cosa prevale la purezza classica, una colonna dorica, del Fiano Sannio doc della nuova Linea Selezione inaugurata dalla Cantina La Guardiense presieduta da Domizio Pigna. L’ultima volée a rete del più bianco dei bianchisti, Alessandro Mancini, capace di interpretare l’uva esaltandone la mineralità. Ecco allora un ingresso autorevole in bocca preannunciato da un naso corretto e intenso di fiori, in buon equilibrio la freschezza e la morbidezza per un finale lungo, deciso. L’ennesima prova della versatilità di un vitigno poco curato nel Sannio e su cui bisognerebbe insistere di più visti i risultati, citiamo il Gradualis di Torre Gaia: rispettiamo la vocazione marinara della esecuzione manciniana abbinandolo alle insalate di mare o ai pesci da taglio appena scottati. Ricordando a noi stessi di essere sotto i quattro euro in uscita, cogliamo l’ennesimo segnale positivo lanciato dall’azienda nata nel 1960, ammiraglia vitivinicola del territorio con tre milioni di bottiglie pensate nei duemila ettari di vigneti custoditi dal Castello di Guardia, vista mozzafiato sulla Valle Telesina e la sua manualità.