I dieci bianchi da non perdere dall’Alto Adige Wine Summit 2025
di Raffaele Mosca
L’Alto Adige è terra di bianchi freschi, verticali, indubbiamente contemporanei. Se in passato molti di questi ponevano grande enfasi sul perfezionismo tecnico e sull’espressione varietale – alle volte a discapito dell’originalità – le degustazioni al Wine Summit 2025, grande evento per stampa e operatori organizzato dal consorzio ogni due anni, hanno evidenziato una maggiore ricerca della spontaneità espressiva e di uno stile alpino che travalichi i canoni prestabiliti delle singole uve, oramai imitabili in qualunque luogo del mondo.
A svettare su circa 100 assaggi di bianchi sono un buon numero di vini a base Pinot Bianco e Sauvignon. Bene anche uve meno quotate come Sylvaner, Kerner e Riesling. Un po’ meno convincente il Pinot Grigio, che teoricamente sarebbe la varietà più in crescita a livello di ettari vitati, ma fatica a raggiungere vette di eccellenza, funzionando meglio nella fascia medio-bassa. Divisivo, invece, il Gewürztraminer, che, nonostante i tentativi di alleggerimento, continua a strizzare l’occhio a chi cerca rotondità e profumi esplosivi piuttosto che precisione e complessità.
Weingut Abraham – Pinot Bianco Vom Muschelkalk 2023
Cominciamo con il vitigno più sottovalutato della regione nella versione centratissima di un’azienda “indie”. Le vigne sono a 600 metri di altitudine e hanno più di 60 anni. Il vino lascia emergere una parte fumè che va di pari passo con un tocco ossidativo, fungino e di nocciola tostata, che rende il naso molto intrigante. Le rusticità dello stile “nature” si sentono: danno carattere e spontaneità espressiva ad un sorso dotato di slancio e pienezza allo stesso tempo, decisamente coinvolgente.
Strasserhof – Valle Isarco Sylvaner 2024
Cambio totale di zona: qui siamo in Valle Isarco, a due passi dal confine con l’Austria. E proprio di origine germanica è il vitigno che questa piccola realtà declina in maniera sobria e precisa. La parte “silvana” – ovvero balsamica e finemente vegetale – lascia spazio ad agrumi canditi, camomilla e una punta di zafferano. Il Sylvaner non è tra le varietà più acide in zona: eppure questa versione trasuda freschezza, con la giusta dose di agrume fresco, ritorni di salvia e timo in chiusura che chiamano mare e orto.
Cantina Valle Isarco – Valle Isarco Gruner Veltliner Aristos 2023
Interpretazione intrigante di un vitigno insolito anche per la teutonica Valle Isarco. Il passaggio legno ne arricchisce leggermente il naso che gioca su toni mielati ,di cannella e menta, con un tocco riduttivo-fumè. Più fresco del previsto al palato, anzi proprio sferzante, con i toni più ricchi del naso che tornano solo in chiusura a dare spessore.
Gumphof – Pinot Bianco Renaissance 2022
Il “benchmark” per il Pinot Bianco di qualità: classico nei suoi profumi sobri, aggraziati, di burro salato e pietra focaia con qualche accenno balsamico e floreale. La forza del Pinot Bianco sta proprio in questa “ciccia” che, abbina ad ottima acidità, lo rende versatile su tutto: dai frutti di mare alla cacio e pepe.
Andrian – Chardonnay Riserva Doran 2022
La gemella diversa di Cantina Terlano ha tirato fuori una versione notevole di un vitigno che di solito non brilla per originalità da queste parti. L’impronta varietale c’è e si traduce in una nota burrosa che si mescola con toni di erbe disidratate e pepe bianco. Ma è in bocca che convince di più: agile, rinfrescante, dotato di giusta materia al centro, ma tutto meno che pesante o scontato, anzi reattivo, molto lungo nei rimandi salini e balsamici. Chapeau!
Falkenstein – Vinschgau Riesling 2023
Dalla zona più montana e meno conosciuta per il vino di tutta regione, la Val Venosta, un Riesling che non guarda per forza ad altri territori, ma esprime una sua identità distinta con un intreccio di spezie, fiori, agrumi e qualche accenno riduttivo legato al tappo a vite. Di freschezza dirompente, ma anche dotato di discreta struttura, con un finale agile e tonico, dai rimandi idrocarburici ancora molto lievi.
Kuenhof – Riesling Kaiton 2023
Sempre Riesling, nella declinazione dell’azienda che l’ha piantato per prima in Valle Isarco. Da vigne in biodinamica, fermentato spontaneamente, è più balsamico di Falkenstein, ma anche ricco, con un frutto che con il tempo vira sul mandarino e sul melone maturo. 1000 metri di altitudine si fanno sentire in una bocca affilata e allo stesso tempo discretamente concentrata, con un finale ancora un po’ austero, ma che lascia immaginare un ottimo potenziale evolutivo.
Terlan – Terlaner Primo grande cuvee 2022
Questa nuova edizione del vino “giovane” di punta di Terlano, da blend di Chardonnay, Sauvignon e Pinot Bianco, non è a livello del fantasmagorico ‘21, ma ha comunque stoffa da fuoriclasse. Un pizzico di tostatura da rovere anticipa toni complessi di camomilla, melissa ed erbe spontanee, con giusto un accenno tropicale che riporta all’annata calda. Cremoso, avvolgente, ma senza pesantezza d’alcuna sorta, anzi con ottima freschezza che sostiene l’allungo profondo, mielato e fumè. Forse non durerà 50 anni come al solito, ma tra 8-10 sarà perfetto.
Manincor – Lieben Aich 2022
Un Sauvignon pazzesco che si smarca dai soliti stilemi e si avvicina molto allo stile dei più grandi di Francia, con un’ impronta varietale piú mentolata che vegetale unita a camomilla, nocciola tostata, pietra focaia e un accenno mielato. Entra salino, sferzante e poi si distende; ha energia trascinante e grande equilibrio d’insieme
Terlano – Sauvignon Quarz 2023
La distanza dalle vigne del Lieben Aich non è molta e lo stile è simile. Entrambi si smarcano dai cliché del vitigno per giocare su toni più profondi, freschi e allo stesso tempo evoluti e cremosi. Ma qui c’è ancora più profondità, tensione ed equilibrio. Forse una delle migliori versioni di sempre di un vino che, pur non avendo mai primeggiato nella gamma di Terlano, ha sempre avuto un seguito importante, al punto da diventare parecchio difficile da trovare!
