
In venti anni la popolazione di Felitto è passata da 1392 residenti ufficiali a 1163. Da tremila a 2400 la vicino Castel San Lorenzo. Eppure, sbarcando da una astronave questo territorio purissimo dove la lontra sguazza nelle acque pulite del Calore, siamo in un Paradiso dove non manca nulla: acqua, spazio, colline pettinate dagli olivi e dalle viti, gole dove poter praticare canottaggio sportivo, il vicino Cervati che è il tetto della Campania con i suoi 1900 metri.
Siamo nella Valle del Calore, a circa trenta minuti di auto da Paestum e qui Francesca Fiasco ha deciso di restare dopo aver studiato fuori e girato per l’Italia. Un segnale, piccolo ma significativo, che in questi territori puliti e mai sporcati dalla chimica o dall’industria c’è un futuro possibile per giovani che abbiamo voglia di rimboccarsi le maniche. E di esempi nel Cilento ce ne sono davvero tanti ormai.

Nel 2010 Francesca decide di imbottigliare il vino prodotto dalla terra acquistata dal bisnonno nell’immediato dopoguerra e che nonno Luigi, un giovanotto di 90 anni, lavora regolarmente ogni giorno. All’inizio i genitori Giuseppe e Cristina non capiscono perché la loro figlia che ha studiato Chimica a Pisa voglia fare una scelta così controcorrente. In tutta la valle brucia ancora il fallimento della Cantina Sociale, implosa per scelte produttive non adeguate ai tempi che cambiavano anche se uno degli ultimi direttori scrisse orgogliosamente che da queste parti la Barbera sapevano farla meglio dei piemontesi.

Molte piccole aziende, spesso ex conferitori della cantina, cercano una strada alternativa e alcuni la trovano nell’Aglianicone, una varietà non facile da affrontare ma che regala ottimi risultati. Francesca invece sceglie un’altra strada, vuoi per istinto, vuoi per visione, vuoi perché l’ultima parola in campagna ce l’ha nonno Luigi. Così, realizzata la cantina ecofriendly decide di far esprimere il territorio così come lo ha trovato, dando valore al vigneto in cui convivono più uve, dal merlot al cabernet, dal barbera all’aglianico e all’aglianicone. Poco più di sei ettari di cui la metà nel corpo aziendale attorno alla cantina, due nella vicina Castel San Lorenzo e uno a Roccadaspide.


Così facendo prende tutti i vantaggi della cultura promiscua tipica del vigneto italiano prima della crisi del metanolo e dell’avvento della cultura monovitigno in molte regioni. Quali? Soprattutto, come ben sanno in Champagne e a Bordeaux, ma anche in Chianti e a Bolgheri, la possibilità di giocare con le diverse uve a seconda dell’annata. Presa la decisione, Francesca contatta via internet l’enologo toscano Emiliano Falsini e nel 2016 esce la prima batteria di vini.



Fare meno di 20mila bottiglie con sei ettari a disposizione che ne potrebbero regalare il triplo vuol dire giocare con la qualità assoluta. Ersa, Difesa e Mercori sono i tre vini rossi, rispettivamente 8mila, 7mila e 1500 bottiglie straordinariamente freschi e puliti, fruttati, lunghi e complessi, in perfetto equilibrio con il legno grazie al sapiente uso dei tini di fermentazione e delle botti grandi. Il miracolo, coniugare una agricoltura ancestrale, biologica ovviamente, con quelle che sono le tendenze del momento che puntano a rossi non eccessivamente strutturati, bevibili, semplici da leggere anche se non banali ovviamente. Rossi che si distinguono in quanto tali, con le indicazione delle uve fatta in modo generico, informativo e non ingegneristico con improbabili percentuali da rispettare da una vendemmia all’altra.
Francesca ha le idee molto chiare: «Non farò mai il vino più buono del mondo, ma voglio che sia gradevole e soprattutto riconoscibile. Voglio che chiunque lo beva pensi alla mia piccola azienda familiare e alla terra dove viene prodotto».
Facile fare la battuta: nel tuo cognome è il tuo destino, del resto di Fiasco non poteva scrivere altro che chi ha Pigna nel cognome.

I vini di Francesca Fiasco





Francesca Fiasco a Felitto
località Campanaro snc Km.32
Telefono: 338 156 3628
www.francescafiasco.com