Il Fiano e il Greco a Campania Stories 2021


di Raffaele Mosca

Continua il nostro racconto di Campania Stories con tutti i vini a base Fiano e Greco. Chiaramente in questa categoria la fa da padrone l’Irpinia, ma non bisogna sottovalutare le migliori interpretazioni provenienti da Cilento e Sannio. Nel primo territorio il parterre è molto eclettico, con versioni affinate nei contenitori più disparati che hanno come trait d’union la solarità del terroir mediterraneo. Nel Sannio, invece, non esiste ancora una linea comune e, allo stato attuale, vince chi non ha fretta di commercializzare le nuove annate.

Ecco i vini:

Fiano di Avellino

Cantine di Marzo – 2020

Vino “secondario” di un’azienda storicamente legata al Greco: dispensa profumi semplici, ma precisi, di erba limoncella, nocciola irpina e bergamotto. Il corpo è abbastanza pieno, l’acidità spicca sugli altri elementi e regge un sorso lineare e e sfizioso.

Canonico e Santoli – Iside 2020

Un po’ ritroso in apertura, elargisce a poco a poco toni sussurrati – ma corretti – di lime, pietra focaia ed erbe aromatiche. Scorre salino e disinvolto, non troppo profondo, ma preciso e rinfrescante.

Di Meo  – 2020

Esuberanza quasi insolita: il profumo è di pesca gialla e albicocca, sfusato amalfitano, salvia. E’ immediato, un po’ bidimensionale, ma godibile da subito. Chiude sapido con un guizzo ammandorlato che non stona.

Donnachiara – 2020

Erba falciata e nocciola, pesca noce, qualcosa di più dolce sul fondo. Parte bene, con un bel frutto estivo succoso e polposo, ma si assottiglia in chiusura e perde un po’ di definizione.

Petilia – 2020

Naso bizzarro che fa pensare a un Greco più che a un Fiano: sa di uva spina e scorza d’arancia, pera matura, anice. Il gusto è voluminoso e ben sostenuto dallo slancio acido-sapido, con le morbidezze fruttate di cui sopra che riecheggiano nella chiusura di discreta persistenza. Fuori dagli schemi.

Le Otto Terre – 2020

Vino semplice e beverino della cooperativa di Tufo. Sa di erba falciata, mandorla amara, e scorre dritto e semplice, un po’ corto, ma senza intoppi.

Tenuta Cavalier Pepe – Refiano 2020

Intenso ed impattante: profuma di kiwi e papaya, salvia, glicine e rosa gialla. Non è il più profondo dei Fiani possibili, ma appaga con il suo mix di ritorni fruttati accomodanti e acidità che fa piazza pulita. Buono subito.

 

Tenuta Cavalier Pepe – Brancato Riserva 2018

Una delle prime Riserve messe in commercio: fa un breve passaggio in legno ed esprime al suo esordio sensazioni complesse ed ammiccanti di camomilla essiccata, caramella d’orzo, mandorla dolce, qualche tocco mielato. Un tocco erbaceo dà lo sprint ad un sorso abbondante, ma vispo e reattivo come da canone per il Fiano di Lapio, con un finale scandito da rintocchi salini. Ottimo!

Passo delle Tortore – Bacio delle Tortore 2020

Lo assaggio per la prima e rimango molto sorpreso: il profumo è intensamente minerale, idrocarburico a tratti e carico di rimandi alla frutta a guscio che riecheggiano anche sul fondo del sorso grintoso, appagante, in fase di assestamento, ma che lascia intuire un potenziale evolutivo non indifferente. Molto buono.

Tenuta del Meriggio – 2020

Preciso e confortante: svela aromi di melone estivo, biancospino, nocciola. E’ preciso e dinamico, ma con la giusta morbidezza a supporto della tensione acida. Promettente.

Feudi di San Gregorio – Pietracalda 2020

Etichetta “mainstream” che profila aromi semplici e riconoscibili di pietra focaia ed erba falciata, mandorla bianca. E’ ossuto, lineare, un po’ bidimensionale, ma piacevole e preciso.

Colli di Lapio – 2020

Naso che conquista già in prima battuta: verbena, lavanda, lime e cedro, maggiorana, nocciola tostata e una bella matrice minerale di fondo. Il sorso è goloso e scattante allo stesso tempo, completo già in questo fase, ma il meglio deve ancora venire… Eccezionale!

Sertura – 2020

Sintetico, essenziale: floreale in apertura e poi sempre più minerale. La progressione è piacevolmente austera, lunga nei rimandi agrumati che fanno piazza pulita. Ottimo.

Donnachiara – Empatia Organic 2020

Più esuberante del Fiano base della stessa, con tracce di bosso e pompelmo (in stile Sauvignon), poi lemon zest e qualche accenno floreale. E’ dritto e salivante, non troppo complesso, ma fluido e molto piacevole.

Traerte – 2020

Un filo di riduzione in apertura e poi una sequenza accattivante di sensazioni che vanno dal cherosene al limone candito, passando per le erbe aromatiche. E’ giovane e un po’ irruente, tutto giocato in verticale, con un filo di morbidezza in più nella chiusura di buona persistenza. Promettente.

I Favati – Pietramara 2020

Pera kaiser, salvia, una traccia vegetale che non stona e una ventata floreale che completa il quadro. Ha bisogno di qualche mese per assestarsi, ma la stoffa è quella giusta. Anche questo promettente.

Pietra Marzia – Ramos 2019

Un anno di bottiglia ed emergono sentori più ricchi e appaganti di erbe aromatiche, miele d’acacia, cherosene. L’ingresso è morbido, appena mielato, ma la spinta acida prende presto il sopravvento. In chiusura è un po’ scomposto, ma ha personalità da vendere.

Cantina del Barone – Particella 928 2019

Sempre uno dei vini più singolari dell’Irpinia tutta, esprime aromi ossidativi di miele d’acacia e nocciola tostata, fieno e luppolo che lo rendono molto accattivante. Ha più polpa e cremosità della maggior parte delle etichette in batteria, ma anche tanta salinità che sostiene l’allungo notevole. Non mette tutti d’accordo, ma è tra vini i più riconoscibili e caratterizzanti attualmente prodotti in zona.

Rocca del Principe – 2019

Iodio ed erba limoncella, pera e tiglio. Vagamente ritroso ed imbrigliato in questa fase, ma il sorso evidenzia un bell’equilibrio tra sapidità e rimandi fruttati. Meglio tra qualche anno.

Feudi Studi – Morandi 2019

Chiaro e cristallino: zenzero candito, pietra focaia, glicine e la solita ventata d’agrume. E’ più incisivo e sfaccettato del Pietracalda, ma sempre dritto e ossuto, mediamente persistente su toni agrumati e salini. Discreto.

Pietracupa – 2019

Un classico intramontabile: austero e fascinoso, salmastro e fumè all’esordio e poi piccante di erbe aromatiche. Procede sferzante, come una limonata con un pizzico di sale, lungo nei rimandi rocciosi che profilano una chiusura quintessenziale. Ottimo.

Tenuta Sarno – Fiano di Avellino Dop “Sarno 1860” annata 2018

Nato prima dell’introduzione della Riserva – e denominato “Erre” proprio per questo – potrebbe diventare l’archetipo del Fiano rilasciato tardivamente: aromaticamente più ampio della versione giovane – con tracce di mela golden e susina, cherosene e spezie – ma sempre dritto e trascinante, tonico d’agrume e di sale nella chiosa vibrante, cristallina.

Greco di Tufo

Cantine di Marzo – 2020

L’archetipo della tipologia: sa di pera williams e nocciola, melone, erba limoncella. Il discreto abbraccio fruttato e alcolico smorza la tensione acido-sapida, in un insieme molto piacevole e di grande immediatezza. Ottimo.

Di Meo – 2020

Più dolce e maturo del precedente: il lato tropicale fa da contraltare a  refoli iodati e di erbe aromatiche. Lo slancio acido-sapido è quello giusto, ma la morbidezza del frutto estivo maturo prende il sopravvento e dà vita a una progressione fin troppo accomodante. Discreto.

Feudi – Cutizzi 2020

Dinamico già al naso: profuma di erba falciata e kiwi, scorzetta di limone, biancospino e mughetto. La polpa è ben camuffata dall’acidità sferzante, che scema in un finale ammandorlato molto gradevole. Un’ottima versione di una delle etichette più diffuse su larga scala.

Sertura – 2020

Sorprende con una ventata di spezie e di erbe – curcuma, origano, zenzero – che fa da apripista a toni di pesca noce, mela renetta, ginestra. Una traccia calorica arrotonda il sorso robusto, avvolgente, sorretto da una discreta verve acido-sapida che allunga la chiosa. Buono.

Cavalier Pepe – Nestor 2020

Spensierato ed immediato: Erba falciata, ananas, ginestra. Non eccelle in profondità, ma è immediato e scorrevole. Discreto.

 

Cavalier Pepe – Grancare Riserva 2018

Uva spina, zenzero candito, un accenno vegetale e un tocco mielato su fondo di pietra focaia. E’ più robusto e cremoso del Nestor, ma sempre vispo e scattante, con un tocco vegetale sul fondo e un finale minerale di ottima durata. Molto buono.

Cantine di Marzo – Vigna Serrone Riserva 2019

Buona la prima per il Greco Riserva: Serrone ammicca ed appaga con una miscela di pesca gialla e propoli, scorza di limone candita, lemongrass, la solita nota iodata. L’anno in più in bottiglia ha rimpolpato la gustativa, senza, però, domare la freschezza arrembante di un sorso integro e dùùù profondo. Ottimo adesso, ma a tenerlo da parte non si fa peccato.

Cantine di Marzo – Vigna Ortale Riserva 2019

Più dolce e maturo: sa di caramella al limone e albicocca, salvia e mela golden su fondo marino. E’ più grasso, un po’ meno scattante del Serrone, ma sempre equilibrato e molto scorrevole. Buona anche la seconda.

Cantina di Marzo – Vigna Laure Riserva 2019

Una sorta di sintesi dei precedenti: mette insieme una parte dolce – mimosa, rosa gialla, macedonia estiva – con ventate di finocchietto selvatico e bergamotto. Ha l’impeto minerale del Serrone, la polpa dell’Ortale e chiude teso, slanciato, lasciando presagire un bel percorso evolutivo. Come si suol dire, non c’è due senza tre!

Di Prisco – Pietra Rosa 2019

Quadro sorprendente, ossidativo, ma intrigante: emergono aromi di idrocarburo e pepe bianco, mela golden matura e nocciole. L’impostazione in bocca è coerente, con un tratto minerale scuro, sulfureo a fare da contraltare a ritorni mielati e fruttati molto abbondanti. Non per tutti, ma ha tanto carattere.

Donnachiara – Aletheia 2019

Tutto frutto: pera matura, pesca gialla, lampi floreali e fumè a comporre un profilo accattivante. Il sorso offre equilibrio e stratificazione, acidità mai troppo tagliente e rintocchi floreali che allungano la chiosa. Molto buono.

Feudi Studi – Chianchetelle 2019
Di nuovo il frutto in prima linea, con sfumature tropicali e una balsamicità soffusa che lo rende più interessante. E’ preciso, equilibrato, non troppo emozionante, ma sicuramente ben fatto.

Feudi Studi – Nassano 2019

Albicocca, salvia, iodio. Bocca con morbidezze un po’ ruffiane che la frenano un po’.

Cantine dell’Angelo – Miniere 2019

Viene da vigne che sovrastano una miniera di zolfo ed è tutto giocato su note minerali cupe – sulfuree, per l’appunto – che, insieme a qualche tocco lampo di miele e di susina matura, danno vita a un profilo profondo, chiaroscurato, imperniato su di una lama di acidità che mette in moto la massa importante e allunga un finale di maestosa austerità. Stregante adesso e meraviglioso in prospettiva.

 

Salvatore Molettieri – 2019

Di nuovo lo zolfo in prima linea, ma c’è meno ossidazione e più freschezza d’ agrume. Il sorso è leggermente ossuto, ma sempre grintoso e scorrevole.

Pietracupa – 2019

Polline e camomilla, cedro, pera immatura e la solita ventata fumè che fa capolino dopo qualche minuto. Quadro raffinato che trova conferma nel sorso profondo, agrumato e allo stesso glicerico, più morbido e accomodante del solito, ma sempre incisivo. Ottimo.
Petilia – 420 2017

Tra i pochi orange prodotti dal Greco: profuma di frutta in composta, scorza d’arancia, tè verde, zafferano. La macerazione è ben gestita e non soverchia il solito impeto minerale, che emerge chiaro nel finale buccioso e ammandorlato. Interessante.

Di Meo – Vittorio 2008

Quattordici anni di affinamento e il solito canovaccio del Greco lascia spazio ad aromi di cannella e miele millefiori, zafferano, erbe officinali, crema chantilly che fanno molto Borgogna dei Grand Cru. L’acidità portentosa continua a scandire un sorso vitale e completo, energico e goloso, con un finale speziato e mielato da lacrimuccia. Strepitoso!

 

Tutto il resto

Antico Castello – Irpinia Greco Mida 2015

Prodotto a pochi chilometri dal confine della DOCG, in zona Taurasi, è dorato come il nome Mida lascia immaginare e disserra aromi complessi di miele e idrocarburo, mandorle tostate, curcuma e pepe bianco. E’ pieno, goloso, appena evoluto nei rimandi retro-olfattivi, ma con tanta sapidità a smorzare il calore di un finale profondo e appagante. Eccellente.

 

Fattoria La Rivolta – Sannio Greco 2020

Aromi semplici e diretti di mandorla amara e biancospino, mela renetta e cedro, un soffio di erbe aromatiche. Sorso semplice ed equilibrato, salino e leggermente ammandorlato nel finale di media persistenza. Discreto.

 

Fattoria La Rivolta – Sannio Fiano 2018

Tre anni di bottiglia, ma non li dimostra: il profumo è fresco di lemongrass e pera, salvia, glicine. E’ grintoso ed essenziale, leggero e beverino. Promettente.

 

Fattoria La Rivolta – Sannio Greco 2015

Con l’affinamento in boccia cambia tutto: escono fuori lo zafferano, le erbe officinali, un cenno di sottobosco e un’idea fumè. La bocca è ampia, appagante, distesa, ma comunque sostenuta dalle giuste durezze che la rendono immensamente piacevole. Eccellente.

 

Lunarossa – Campania Fiano Costacielo Bianco 2019

Quadro insolito dal quale emergono aromi di ginestra e miele di corbezzolo, buccia d’agrume e pietra focaia. E’ solare, avvolgente, anomalo se si prende come riferimento il Fiano irpino, ma comunque equilibrato e accattivante, sapido e buccioso nella chiusura di discreta persistenza. Buono.

 

San Salvatore – Paestum Fiano Pian di Stio 2020

Solarità fruttata da Cilento: pesca gialla e melone maturo, mango e susina, cenni di maggiorana e salvia in sottofondo. La polpa è ricca, ma la progressione scorre disinvolta tra rintocchi salini, cenni piccanti e una spinta acida che allunga il finale vibrante e affilato. Giovincello.

 

San Salvatore – Paestum Fiano Pian di Stio 2018

Lieve riduzione in apertura e poi acciuga sotto sale e origano, mais tostato e fieno a delineare un profilo appena scomposto. E’ più magro del 2020, con un tocco vegetale che lo rende appena rustico, una nota ammandorlata di fondo e il finale che insiste su ritorni fumè.

 

San Salvatore – Paestum Fiano Pian di Stio 2017

Quadro aromatico molto intrigante: zafferano e propoli, lavanda, fieno e qualche idea mielata. E’ cremoso, caldo e rassicurante come l’annata impone, ma ben bilanciato dall’acidità che dà sostegno a un finale di notevole durata. Buonissimo adesso, ma può dare soddisfazione per un altro paio d’anni.

 

San Salvatore – Paestum Greco Calpazio 2020

Esuberante e immediato: yuzu e lavanda, tiglio, ananas e mandorla dolce. Sorso pieno, voluminoso, rinfrescato da un tocco erbaceo che va di pari passo con il nerbo acido-sapido ben profilato. Discreta interpretazione “alternativa” del Greco che può dare soddisfazione nell’accoppiata con la mozzarella di bufala locale.

 

San Salvatore – Paestum Greco Calpazio 2019

Passion fruit e uva spina, rosa gialla, cedro candito. Aromi dolci-non dolci che riecheggiano sul fondo di una progressione ricca, ma equilibrata, appena frenata in chiusura, ma molto piacevole.

 

San Salvatore – Paestum Greco Calpazio 2018

Banana verde, miele d’acacia, ventate floreali su fondo iodato. E’ il più compiuto dei tre: offre nerbo e ricchezza fruttata, spinta salina pulsante che accompagna un finale gagliardo, salivante. Ottimo.