Il miracolo Sannio: un Consorzio che funziona da 20 anni contro chi vuole negare il futuro ai giovani


Sannio Consorzio Tutela Vini

Sannio Consorzio Tutela Vini

Nel 2000 le superfici a Falanghina a DO e IG nel Sannio erano 509 ettari iscritte e 209 rivendicate per una produzione di circa 14mila ettolitri.
Dati certificati nel 2017 nella provincia di Benevento: 2500 ettari per 122mila ettolitri rivendicati a DO e IG
Nel 2018 il Consorzio ha “fascettato” oltre sei milioni di bottiglie a cui se ne devono aggiungere altrettante per altre tipologia fino a un totale di 12 milioni di bottiglie certificate.
Oltre il 64% del vino campano certificato si produce in provincia di Benevento.
Il balzo in avanti è ancora più evidente se si fa il paragone con le denominazioni delle altre province, rimaste su numeri decisamente più bassi oltre che stazionari negli ultimi 15 anni.

I numeri insomma non sono una opinione. Il Consorzio Sannio che celebra i suoi primi 20 è una delle poche cose che ha funzionato nella Campania del Vino superando senza scosse problemi seri come la crisi della diossina, quella della Terra deo Fuochi e la stessa alluvione di tre anni fa.

La ricetta di questo successo è stata semplice: muoversi in maniera razionale e non per istinto o interessi piccoli.

La premessa è l’accordo tra le due storiche cooperative sociali che hanno dismesso polemiche spicciole di campanile e hanno iniziato a guardare i ocmuni interessi.
Anche i piccoli produttori hanno smesso di parlare male delle grandi catine sociali e hanno sfruttao il loro potenziale di sfondamento sui mercati extraregionali.

Poi sono state riordinate le doc, che in provincia erano ben cinque, realizzando una scala gerarchica che vede la docg Aglianico del Taburno (rosso e rosato), poi le due doc di territorio, Sannio e Falanghina del Sannio che lega il vitigno alla provincia di origine. Non ultimo il cambio del nome del Consorzio, partito in latino come sempre succede in questi casi al Sud e finalmente tradotto in un italiano comprensibile a tutti.

Poi si è fatta la battaglia delle fascette per dare valore alle bottiglie.

Infine si è fatta una promozione sistematica sfruttando tutte le possibilità di promozione come nessun ltro è riuscito a fare: in pratica non c’è degustatore itaiano e numerosi sono gli stranieri che non abbia conosciuto questa provincia che, come ha come competitor in Italia innumerevoli territorio vitivinicoli in ogni regione.

I fatti sono questi e chi si è opposto a queste scelte, dico tutte quelle che ho elencato, è stato dalla parte sbagliata della storia e non ha fatto gli interessi della propria terra, al massimo quelli della propria bottega o ha lavorato per conto terzi.

Il ventesimo anniversario di questo Consorzio cade adesso nell’anno in cui il Sannio è città Europea del Vino.

Il lavoro da fare è tanto, tantissimo. Andare in profondità sulle diverse tipologie, lanciare i rosati in maniera sistematica in modo da consentire la migliore retribuzione ai produttori di uve.

Chi ancora oggi lavora contro il Consorzio lavora contro i propri figli e sarà responsabile della fuga dei giovani dalla terra. Lavora contro la propria terra in nome di un interesse particolare.
E sarà giusto dare un nome e un volto a chi vuole distruggere 20 anni di storia positiva e unica che appartiene a tutto il Sud.

Questi sono i fatti. Il resto sono solo opinioni. Anche se per gli idioti e i nemici del Sannio anche la matematica è una opinione.

Un commento

  1. Giustissimo articolo. Viva il Sannio. Bravi i produttori protagonisti. Libero e Filomena in testa, che fanno grandi vini.

I commenti sono chiusi.