Il Turno di Domani – Uvenude e il talento di Gianluca Grenci
di Francesco Costantino
Benvenuti alla seconda puntata di “Il Turno di Domani – talenti under 35 del mondo dell’ospitalità”, la rubrica dedicata ai giovani professionisti che stanno ridefinendo il settore.
In questa puntata incontriamo Gianluca Grenci, sommelier e responsabile del progetto Uvenude, l’enoteca e vineria nel cuore di Salerno dove il vino è protagonista assoluto. Con una selezione di oltre 3.000 etichette, Uvenude offre un’esperienza unica: di giorno è un’enoteca con degustazioni guidate e vendita al dettaglio, mentre di sera si trasforma in vineria, abbinando piatti gourmet a calici scelti con cura.
La filosofia del locale si distingue per l’originale suddivisione dei vini per varietà d’uva, anziché per territorio, permettendo agli appassionati di esplorare le sfumature di ogni vitigno.
In questa intervista, Gianluca ci racconta il suo percorso, le sfide, le scoperte e la visione che lo guida nel suo lavoro quotidiano, confermando il talento dei giovani under 35 che stanno innovando il mondo dell’ospitalità.
1. Come ti presenteresti in poche parole?
Mi chiamo Gianluca Grenci, sono della provincia di Salerno e ho 29 anni. Dopo gli studi umanistici del liceo decido di approcciarmi al mondo dell’ospitalità nel bar gestito da mia madre a 19 anni. La carriera vera e propria, però, ha inizio in Inghilterra, dove decido di trasferirmi per cercare nuovi stimoli e conoscere nuove culture. Questa esperienza durerà otto anni tra Inghilterra, Germania e Stati Uniti.
Anni in cui mi diletterò ad esplorare diversi settori della ristorazione: bartending, cucina, sala ed ultimo ma non per importanza, sommellerie. Da circa due anni sono tornato a casa dove per caso mi sono imbattuto nei ragazzi della GEF srl; il loro entusiasmo ed approccio mi ha rapito da subito, ed il resto è storia… in the making!
2. Quando e come è nata la tua passione per il mondo del vino?
Dopo diversi anni nel mondo Ho.Re.Ca ricevo per puro caso una proposta da un famoso ristorante nel cuore di Mayfair, a Londra. Questo ristorante mi ha dato l’opportunità di completare il mio percorso e concentrarmi sulle mie lacune, ottenendo certificazioni legate alla sommellerie e lavorando con una carta dei vini di oltre 1200 etichette, tra cui i più grandi marchi al mondo.
È stato un vero colpo di fulmine: sapevo sarebbe stato difficile e che mi aspettava tanto lavoro e studio, ma la curiosità è tanta. Ogni giorno mi ricorda che sono sul percorso giusto.
3. Quali sono state le tappe più importanti della tua formazione?
La scelta più importante è stata accettare il ruolo di commis sommelier nel ristorante londinese. La paura di non essere all’altezza era tanta, ma la voglia di superare quell’ansia mi spingeva a cercare di più. Credo che, di fronte a un bivio, la scelta più faticosa sia quella che porta a crescita e superamento dei propri limiti.
4. C’è stato un incontro o un’esperienza che ha segnato un punto di svolta?
Il ritorno in Italia è accaduto per caso; incontrare imprenditori giovani come Fiorenzo, Gerardo e Marco mi ha fatto rivalutare la ristorazione salernitana. Uvenude è diventata la mia casa: la fiducia e la libertà che mi hanno concesso mi hanno aiutato a trovare la mia dimensione e consolidare il mio percorso nel mondo del vino.
5. Che significato ha per te il talento in questo settore?
La disciplina e l’allenamento battono il talento. La sommellerie richiede anche empatia: il vino va venduto e il cliente capito. La tecnica è importante, ma la personalità e l’empatia verso il cliente sono fondamentali.
6. Come definiresti il tuo approccio o filosofia professionale?
Il mio approccio è diverso da molti colleghi: gioco con tante tipologie di vini, spingendo le persone fuori dalla loro comfort zone, anche attraverso assaggi alla cieca. L’obiettivo è aiutare il cliente a soffermarsi su ciò che c’è nel bicchiere senza pregiudizi.
7. Quali sono le sfide più stimolanti nel quotidiano?
La sfida più grande è sorprendere e far scoprire nuovi prodotti ai clienti, ampliando i loro confini di gusto. Ad esempio, se un cliente beve solo Primitivo, cerco di trovare un’alternativa che gli piaccia; se evita l’Aglianico, lo faccio assaggiare alla cieca.
8. Dove ti vedi tra 5 anni?
Al momento sono focalizzato sul bene del locale, mettendo in stand-by alcuni obiettivi personali. Corriamo per il potenziale di Uvenude: il traguardo è sfocato, ma le soddisfazioni quotidiane e i feedback dei clienti indicano la direzione giusta.
9. Secondo te, in che direzione sta andando il mondo del vino?
Il vino è un settore in continua evoluzione. Ci sono approcci avanguardistici e tradizionali che coesistono. L’importante è considerare il mondo del vino in rapporto alla realtà moderna e ai desideri dei consumatori: il vino è per tutti, dal consumatore casual all’appassionato.
10. Raccontaci un aneddoto curioso legato al tuo percorso
Nei primi mesi a Londra passavo le pause pranzo ammirando i vini dalla cellar. Sognavo di stappare il Masseto, vino di altissima qualità. Quando finalmente servii una bottiglia a una famiglia russa per un compleanno, rimasi sorpreso: il vino era eccellente, ma le aspettative troppo alte avevano smorzato l’emozione. Ho imparato che il prezzo non definisce la qualità del vino e che sorprendere il cliente è ciò che conta davvero.
11. Hai un vino preferito?
Il mio vino preferito è quello che non ho ancora assaggiato: nulla può sostituire l’emozione di scoprire un nuovo vino.
12. Qual è stato il miglior consiglio ricevuto, e da chi?
La prima regola della mia etica lavorativa: “Non esiste un vino buono o cattivo, ma un vino che ti piace e uno che non ti piace.” Questo consiglio mi fu dato da Nicola, mio Head Sommelier, una persona di sensibilità unica.
13. Hai rituali o piccoli gesti nel lavoro?
Non sono una persona da routine: ironicamente, direi il segno della croce!
14. Se non facessi questo mestiere, chi saresti oggi?
Probabilmente continuerei a girare il mondo, arricchendomi di esperienze, e mi vedrei in un lavoro che racconta storie, magari come guida turistica.
15. Messaggio ai giovani che vogliono intraprendere questo cammino
“Tutto ciò che investirai nel mondo del vino, ti tornerà indietro. È un mondo che può regalare emozioni uniche e soddisfazioni, se si pone il giusto impegno, costanza e studio. Lavorare nel vino non vuol dire solo aprire bottiglie al tavolo: il mondo del vino è molto più variegato e stimolante.”
Musica consigliata durante la lettura dell’intervista:
Let It Happen – Tame Impala
(Segui il flusso, fai il tuo e tutto il resto arriverà da sé. Lascia che accada!)


