La biancolella dei Mazzella: il paradiso all’improvviso


di Pasquale Carlo

Il vino è mito, storia, cultura, famiglia, passione e lavoro. Quelli di Nicola Mazzella, che nascono dalla passione e dal lavoro di una famiglia da sempre dedita alla vitivinicoltura, raccontano di tutto questo. Nicola, insieme alla sorella Vera, rappresenta la terza generazione di una famiglia profondamente legata al vino. Qui tutto ebbe inizio con nonno Nicola, che in una piccola grotta iniziò a produrre vini per gli ischitani. Poco più tardi il timone passò al papà Antonio, grande lavoratore ma anche vinificatore lungimirante, le cui bottiglie venivano assorbite quasi completamente dalla ristorazione locale. Ancora oggi circa la metà del vino dei Mazzella viene abbinata ai piatti tipici della cucina isolana. Ma Nicola e Vera guardano molto anche ai mercati esteri, che oggi costituiscono il 25-30% de fatturato aziendale.

Nicola Mazzella con il papà Antonio

Inutile dire che parliamo di una viticoltura eroica. Vigne coltivate su piccoli appezzamenti di terreno, sparsi in vari angoli della suggestiva isola. L’intento è quello di far crescere le proprietà aziendali, fermo restando il rapporto storico con decine di conferitori storici. Vigne battute dal sole e dal vento, per questo spesso allevate ad alberello basso con pergola di castagno.

I vigneti di biancolella

In questi giorni l’intera famiglia (parliamo di famiglia allargata) è dedita alla vendemmia. Operazione non semplice, che richiede sacrificio e uno sforzo notevole soprattutto per il trasporto delle uve, che avviene in piccole “carriole cingolate” (che trasportano al massimo quindici casse). In genere si procede, per ogni piccolo appezzamento, con una vendemmia che dura due giorni: il raccolto del primo giorno, arrivato in cantine, finisce in apposite celle frigorifero, sottoposte così ad un benefico trattamento termico; all’arrivo delle altre uve si procede con la lavorazione.

La pausa dei vendemmiatori

La carriola cingolata

L’anima dei Mazzella è essenzialmente bianchista. E tra le uve a bacca bianca dominano quelle biancolella, che nel suolo vulcanico ischitano hanno trovato il loro habitat ideale. Suolo, clima, vitigno danno luogo ad un mix unico, che agli occhi dell’osservatore – volendo parafrasare la pellicola di successo che Leonardo Pieraccioni girò sull’isola nel 2003 – si offre come un “paradiso all’improvviso”, regno di un grande amore.

Il paradiso all’improvviso

A spasso tra le vigne dei Mazzella

Il regno della biancolella di Mazzella si tuffa a capofitto nel mare che bagna la costa sud-orientale dell’isola, tra Punta del Lume e Punta Parata, che proteggono la “Grotta del Mago”, dove trovavano riparo i pescatori ischitani quando venivano colpiti in mare dalla pioggia. Una grotta abitata, secondo il racconto orale, da un vecchio gigantesco, con chioma e barba fluenti, uno spirito benigno che si vuole rendesse più pescoso il mare. Uno spirito protettivo che seppur non influisca sulla fertilità delle vigne sembra influire positivamente sulla qualità delle uve raccolte in questa zona impervia, ostica e difficile, inaccessibile, dialettamente chiamata “o’ lummo” (proprio per la sua forma che richiama un lume).

Nicola racconta della Punta del Lume

Nelle poche aree strappate ad una natura incontaminata crescono suggestive vigne che a vendemmia ospitano i torchi per la prima lavorazione, il cui frutto viene trasportato nella cantina di località Campagnano percorrendo il primo tratto via mare su piccole imbarcazioni di legno. Nasce in questo luogo magico il Vigna del Lume,  il vino che ha spalancato le porte della notorietà nazionale (e non solo) a questa azienda: miglior vino bianco d’Italia al Vinitaly 2018 (vendemmia 2017, con punteggio di 96/100); successo replicato l’anno successivo (vendemmia 2018, con punteggio 95/100), quando Mazzella conquistò anche il premio di Cantina dell’Anno.

Le etichette

Oggi come ieri l’etichetta Ischia Doc Biancolella ‘Vigna del Lume’ resta uno dei prodotti di punta dell’azienda. La vendemmia 2022, come nelle altre annate, ricorda pienamente che stiamo parlando di un “vino di mare”, ma anche di un “vino vulcanico”. Lo ricorda la grande sapidità che domina al gusto, perfetta compagnia del sorso fruttato segnato prepotentemente dalla mela e dalla pera, che regala incursioni che richiamano la banana. Complesso e ampio, ma anche lungo e persistente, con l’allungo tutto segnato dalle note di freschezza e da un incessante cammino di un vibrante tocco sapido.

Per chi pensa che le vette più alte siano state raggiunte con il Vigna del Lume, ecco la sbalorditiva Ischia Doc Biancolella  ‘Gawem’ 2021, che già in questa prima annata di produzione lascia di stucco. Poche bottiglie prodotte da uve selezionate, privilegiando i grappoli prodotti su suoli caratterizzati dal tufo bianco di antica formazione, e che trova espressione della sua massima bellezza nell’incantevole spiaggia di Citara (40mila/30mila anni fa).

Gawem: ultimo arrivato

Un vino pensato per anni, che nasce da tre diversi processi di lavorazione (acciaio, legno di castagno e anfora) e che arriva sul mercato in un momento particolare. Gawem è dedicato alle donne di famiglia: Gaia, Aurora, Valentina, Vera e Mena. Dedicato a chi è presente e, soprattutto, a chi fa sentire ancora più forte la sua presenza nonostante l’assenza. Donne forti, come chi le ha precedute. Sorseggiando, il vino racconta di donne che a piedi nudi si caricavano sulla testa le ceste piene d’uva e di altri frutti della terra e scendevano al porto per guadagnare quelle poche lire con cui si acquistavano soprattutto pesci poveri che servivano per preparare il pranzo e la cena a chi lavorava nei campi. Un vino che parla di mare ma anche di terra, con quella sventagliata di erbe gastronomiche spontanee che fa da sottofondo alla frutta gialla (pesca, albicocca) e ai fiori gialli della macchia mediterranea (ginestra in primis). Il sorso è vibrante, verticale, sapido, scontando ancora leggermente il legno. Un bianco da provare e riprovare nel tempo, quel tempo che servirà solo a migliorarlo.

Il verde affonda nel blu

Restando sul tema ecco Ischia Doc Biancolella 2022, etichetta base ottenuta dalle uve di viticoltori che da sempre conferiscono le uve presso la cantina della famiglia Mazzella. Il naso è molto segnato dal floreale, con note di frutta tropicale. Il sorso è sapido e complesso.

Estremamente interessante Ischia Doc Biancolella ‘Enaria’ 2021, ottenute da uve biologiche provenienti dai terreni di un unico conferitore. Il nome del vino ha una sua profondità storica, rievocando la cittadella romana di Aenaria (dal latino “aenum”, che sta per “metallo”) che sorgeva nello specchio d’acqua chiuso tra il Castello Aragonese e gli scogli di Sant’Anna, distrutta da un’eruzione vulcanica (o forse da un terremoto) alla metà del secondo secolo dopo Cristo. Forse è il vino con l’animo più spiccatamente ischitano: tanto agrume al naso ad accompagnare il frutto giallo e un abbondante floreale. In bocca entra morbido, per poi offrirsi ampio, sapido. Lungo, persistente.

La biancolella e il Castello aragonese (FB Nicola Mazzella)

Biancolella e forastera (entrambi con il 50%) caratterizzano Epomeo Igt Bianco ‘Villa Campagnano’ 2021: grande concentrazione di frutta, con avvisaglie anche di albicocche secche, un piacevole tostato di nocciola. Al gusto avvolgente complessità, sempre sorretta da una sostenuta spalla acida e corposa dose di sapido. Sapiente l’utilizzo del legno, con la fermentazione che avviene in tonneau, con successivo affinamento sulle fecce nobili.

Nicola nel suo regno (FB Nicola Mazzella)

Biancolella accompagnata da forastera e levante per il passito Epomeo Igt ‘Sygnum’. Levante è un’uva procidana e Nicola la coltiva (solo 600 piante) proprio per ricordare la nonna Veneranda, procidana anch’essa. Le erbe mediterranee dominano all’olfatto, accompagnate da note dolci di miele e camomilla;  il sorso è intenso, sempre fresco e mai stancante.

Sul versante dei rossi il filo conduttore è rappresentato dal vitigno piedirosso. L’etichetta base Ischia Doc ‘Per’è palumm’ 2022, bello alla vista per il suo colore rosso vivace scarico (la macerazione con le bucce dura pochi giorni, da tre a cinque) e si esalta al naso per i piccoli frutti rossi e la caratteristica nota di pepe, in bocca è fragrante, vinoso, fresco, sapido.

La bottaia

L’abbondante frutto è il segno distintivo di Epomeo Igt Rosso ‘Terrazza di Levante’ 2021, da uve piedirosso (85%) e aglianico (15%) che dopo la macerazione con le bucce (5-6 giorni) affina in acciaio per trascorrere successivamente circa dieci mesi in barrique di rovere. L’abbondanza del frutto al palato, ben preannunciata dall’olfatto, viene equilibrata da una sbalorditiva freschezza e da una discreta sapidità, oltre che da un profilo tannico ben integrato.

L’uomo che sussurra alla biancolella

Tra i rossi spicca Nero70 2021, da uve piedirosso e guarnaccia. Siamo di fronte ad una vendemmia tardiva (la raccolta può giungere anche ai primi giorni di novembre), che dopo una lunga macerazione prende per una parte la strada del legno, per l’altra quella dell’acciaio. Rosso carico alla vista; naso dominato dai frutti rossi maturi, dalla composta di frutti di bosco e piacevoli note dolci e spezie; il sorso è ampio, vellutato, materico, ben sostenuto dalla freschezza e particolarmente persistente.

Vera Mazzella (Foto FB)

Piedirosso e guarnaccia sono alla base anche del vino Epomeo Igt Rosato ‘Alema’ 2022: un vino che porta a rituffarci nel mare, segnato da un dorso sapido interminabile e da una piacevolissma e intensa freschezza.

La sala degustazione

Per chi raggiunge l’isola d’Ischia da non perdere una visita in azienda. Da marzo la cantina si è attrezzata per le degustazioni, curate dalla sommelier Ais Lucia La Monaca che, dopo aver lavorato in vari angoli d’Italia è ritornata sull’isola per sostenere Nicola e la sorella Vera in un’attività enoturistica. Alle visite mozzafiato per conoscere le vigne si unisce la degustazione dei vini aziendali abbinati a prodotti della terra e piccole preparazioni tipicamente ischitane.

Lucia La Monaca

In questi primi mesi di attività la cantina è già diventata una delle tappe più importanti per i turisti, in particolare per gli stranieri, che costituiscono circa il 70% dei visitatori. Con questa iniziativa i fratelli Nicola e Vera, così come il loro papà Antonio e il nonno Nicola, guidano questa storica azienda all’ennesima rivoluzione, consapevoli che l’accoglienza enoturistica costituisce un’importante opportunità di integrazione del reddito e di diversificazione della propria attività. A sorreggerli in questa sfida la bellezza dell’isola d’Ischia, la straordinarietà dei loro vini e la tipicità dei prodotti di questa terra mitologica. Last but not least il solare sorriso che disegna il loro volto. Un sorriso, quello dei Mazzella, che vince ogni sforzo e ogni fatica e, soprattutto, rimargina anche i grandi dolori. Un sorriso che riesce a far sentire l’ospite come fosse a casa sua.

Via Serbatorio 2, Frazione Campagnano, Ischia – tel. 081.901541 – e-mail [email protected]

5 Commenti

  1. Grande Pasquale e grazie perché da bianchista campano campanilista oltre ai magnifici due Irpini amo in modo particolare la Biancolella che questa azienda interpreta con variegate espressioni per le mie non semplici esigenze di santo bevitore.Post oltremodo rincuorante perché sappiamo che piccole aziende familiari spesso hanno problemi di cambio generazionale sopratutto quando la viticultura è molto disagevole come può essere ad Ischia ma in questo caso almeno per ora sembra scongiurato.Ad maiora da FRANCESCO

  2. ciao Pasquale,
    sono circa 20 anni che non torno sull’isola quindi sono poco informato sull’azienda.
    Ricordo che Antonio diceva che il “vigna del lume” ero il primo vino deciso dai figli,
    scuotendo un po’ la testa per via del legno. Gia’ allora la Biancolella e il Forastera
    erano ottimi.
    Sapete se Antonio Mazzella e’ ancora vivo?

    1. Buongiorno ho scambiato poche chiacchiere con Antonio Mazzella la settimana scorsa ma sono state preziosissime per comprendere cosa significa produrre vino per gli ischitani. Una grande persona.

  3. Quando ritorno nella mia isola, la tappa da Antonio per fare rifornimento è d’obbligo. Famiglia cortese e gentilissima che ha saputo mandare avanti l’azienda con tutte le difficoltà che riserva il territorio e la vita! Bellissima anche la cantina per le degustazioni. Auguro loro di crescere sempre più e poter collezionare ancora altri premi.
    Complimenti per l’articolo.

  4. Ischia, isola meravigliosa e verdissima, si un pò maltrattata dall’uomo ma che sa sempre riprendersi e sorprendere il viaggiatore attento.
    I vini poi spettacolari, sanno di uva, di mare, di terra, di cielo.
    Non a caso uno dei primi vini italiani DOC fu proprio l’Ischia.
    Carpe Diem

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