La storia del Trebbiano Spoletino raccontata nel Trebium e nel Vigna Tonda di Antonelli San Marco


filippo antonelli

di Luca Matarazzo

Una verticale unica del celebre Trebium di Filippo Antonelli – cantina Antonelli San Marco – e l’annata in commercio del Vigna Tonda per raccontare la storia del Trebbiano Spoletino. A Montefalco, terra di Sagrantino rosso potente e austero per eccellenza, è entrato in scena da qualche anno un outsider di lusso presente da sempre in queste terre fertili: il Trebbiano Spoletino.

La storia si perde nella notte dei tempi ed è ammantata di un alone misterioso circa le origini, il nome del vitigno e le potenzialità in parte ancora inespresse dei suoi vini. «Le testimonianze dell’esistenza della varietà sembrano iniziare già dagli scritti latini di Marco Valerio Marziale duemila anni fa – commenta Filippo Antonelli – Poi l’impegno di vari attori del territorio a partire dalla fine del secolo scorso hanno riscoperto e valorizzato ciò che era qui nei campi da secoli».

Bene dunque le ricerche delle aziende Tabarrini e della scomparsa cantina Novelli, con prodotti diversificati che hanno individuato fin da subito il carattere poliedrico dell’uva. Stando alle cronache locali, però, il primo a crederci in bottiglia fu Collerisana di Spoleto nel lontano 1992, agli albori della moderna enologia umbra.

bottaia antonelli san marco

Considerazioni che nulla tolgono al presente e al futuro del nuovo protagonista, catalogabile tra i migliori bianchi d’Italia. L’acidità vibrante, le componenti aromatiche mediterranee miste ad agrumi o le sensazioni tropicali e officinali dal finale iodato, rendono lo Spoletino perfetto per abbinamenti intriganti a tavola o per lunghi riposi in cantina.

antonelli san marco

Un altro tassello tolto all’antico tabù che il vino bianco non possa sfidare con successo lo scorrere delle lancette. Il nome stesso “Trebbiano”, richiamato volutamente anche nell’etichetta Trebium di casa Antonelli San Marco, non lega con l’origine degli omologhi di altre regioni – Toscana, Romagna, Abruzzo in primis – e neppure con la leggenda della trebula, la fattoria agricola, menzionata da Plinio il Vecchio. Piuttosto la vicinanza con il gioiello architettonico di Trevi sembrerebbe essere l’unico vero legame etimologico.

Filippo lo lavora con amore dal 2007, avendo ristrutturato anche una vigna a forma rotonda del bisnonno, ripiantata nel 2016 con materiale genetico proveniente da selezione clonale. L’alba del suo Cru Vigna Tonda che seguirà una particolare fermentazione e affinamento.

verticale trebium

Dei 60 ettari vitati ben 10 sono dedicati al Trebbiano Spoletino; per celebrarne i passi svolti sinora era d’obbligo la visita in tenuta tra gli operai presi nel momento clou della vendemmia, quando il profumo del mosto fresco si sente ovunque.

vigna tonda

Cinque annate in verticale del Trebium, da classica vinificazione in acciaio e riposo in vetro, oltre l’annata attualmente in vendita del Vigna Tonda. Sei memorabilia per comprendere appieno la versatilità dello Spoletino.

operai antonelli san marco

vendemmia trebbiano spoletino

vinificazione bucce trebbiano spoletino

La 2024 del Trebium è stata una vintage complicata per il caldo eccessivo dell’estate, solo in parte mitigato da un settembre ottimale, indispensabile per la maturazione di varietà tardive come questa. Bella gamma officinale unita a note candite che stringono in fretta in chiusura.

Equilibrata la 2021, salmastra dall’inizio alla fine e ben armonizzata da sequenze di erbe di campo, camomilla essiccata, frutta tostata e spezie dolci. L’annata del frutto per i rossi si rivede anche in questo campione di razza.

Molto ricca la 2019, calda ma non avviluppante. Manca il centro bocca all’assaggio, declinato troppo su scie tropicali. Un sorso da meditazione.

Note tipiche evolutive di tartufo, miele, noce moscata ed elicriso per la spettacolare 2016, semplicemente perfetta e invidiabile.

Emozionante la 2010, tra canditi e tartufo con una vena di grafite in chiusura accompagnata da iodio di mare.

Cala il sipario il Vigna Tonda 2023 che prevede parte della fermentazione sulle bucce in dolium di terracotta da 5 ettolitri, parte in anfore Tava da 15 ettolitri e due clayver di ceramica da 300 litri. Svolge anche malolattica. Sorso elegante, agrumato e balsamico, in linea con la filosofia contemporanea agile degli orange wine.

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