La vendemmia a Napoli di Raffaele Moccia: Falanghina e Piedirosso sugli Astroni
di Giulia Cannada Bartoli
A nord ovest di Napoli, il paesaggio si accende di rosso, verde e azzurro mare. Acqua e fuoco si fondono e si amalgamano tra straordinarie vestigia di antiche civiltà. È un legame indissolubile e tenace, quello tra i vulcani e i “campi ardenti”, dove acque termali e movimenti tellurici accompagnano questa terra ballerina da secoli. Qui vive e lavora Raffaele Moccia, vignaiolo fin nelle ossa, che incarna la resistenza eroica della viticoltura dei Campi Flegrei. Le sue vigne “scippate” al bosco degli Astroni con la fatica di oltre due secoli, insistono nel Comune di Napoli.
Vigne urbane dunque: dopo Vienna, Napoli è la seconda in Europa per superficie vitata. La cantina si raggiunge percorrendo un sentiero sterrato all’uscita “Agnano” della Tangenziale. Terrazzamenti strettissimi (in dialetto Voteca) creati e manutenuti solo a forza di zappa. Raffaele è l’ultimo dei “Vutecar”, gli addetti a costruire i terrazzamenti fino agli anni ‘50. Moccia, classe 1963, è nato in vigna: a 7 anni, dopo la scuola, aiutava papà Gennaro.
Ai Moccia, a Gennaro Martusciello e alle cantine nate dopo il 1994 con la Doc, si deve il primo recupero e salvataggio della viticoltura flegrea. La tutela del paesaggio diventa perciò, difesa eroica di un intero areale. “Lello” non ha ceduto alla tentazione della “sirena cemento” e ha custodito le vigne di famiglia da cui produce uva da viti ultracentenarie, “a piede franco”, che hanno resistito alla fillossera, aggrappate alle “falanghe” (pali) di castagno dei boschi di Agerola. Il vignaiolo dei Campi Flegrei, “l’uomo che sussurra alle viti”, vive in simbiosi con le sue vigne dall’alba al tramonto. Ci arrampichiamo su per la collina degli Astroni con la mitica jeep in una mattina di settembre inoltrato per il primo giorno di vendemmia della Falanghina 2025. Raffaele prevede e spera che, meteo permettendo, questa sia tra le vendemmie più equilibrate degli ultimi anni. Cesta al collo, il nostro vignaiolo recide sicuro e rapido fantastici grappoli dorati. Quest’anno il caldo e le piogge degli ultimi giorni hanno affrettato i tempi.
Per il 2025 Moccia prevede qualità ottima e rese nella media, 50 quintali/ettaro per la Falanghina e 30 per il Piedirosso. Salvo fenomeni meteo eccezionali, per fine settembre si conclude la vendemmia della Falanghina, mentre per il Piedirosso si attende di media almeno la seconda decade di ottobre. Rispetto alla vendemmia 2024 la qualità è superiore. Sotto i miei occhi, Raffaele ha raccolto uva sana, a perfetta maturazione, con grappoli non serrati, senza problemi di muffa grazie alla ventilazione costante. Raffaele insegue la perfezione non nel frutto ideale, ma, nella capacità di coglierne l’attimo esatto. Il risultato è un’annata che “racconta”. Tradizionalmente era pratica diffusa coltivare in uno stesso appezzamento, varietà diverse. Il monovitigno è contemporaneo.
Le vigne di Raffaele unico corpo di 16 ettari, sono ancora oggi un meraviglioso amalgama di Falanghina, Piedirosso, Gelsomina, Moscato, Barbera Napoletano e Marsigliese, che prosperano “intrecciate” da un paio di secoli. Man mano che si è imbattuto in piante storiche, il vignaiolo ha riprodotto per propaggine, con la “calatoia puteolana” partendo da viti che sono vere e proprie sculture. All’epoca c’era solo un sentiero che rasentava un cavone. Solo successivamente Raffaele ha costruito la strada e recuperato i vecchi sentieri. All’irrigazione si provvede con la creazione delle catene, fosse di varia profondità, collegate tra loro. Il sistema di allevamento storico, oggi indispensabile, è la Pergola Puteolana che protegge i grappoli dal sole diretto che “cuoce” l’uva. Storicamente la cantina produceva vino sfuso da vendere localmente.
Alla fine degli anni ’90 inizia la lunga consulenza enologica di Maurizio De Simone. Nel 2002 Agnanum esordisce con le prime etichette Doc. Nel 2012 la prima verticale in assoluto di Falanghina Campi Flegrei, di dieci annate del vino di Raffaele Moccia. Raffaele, tra i primi nei Campi Flegrei, in contro tendenza con le richieste del mercato, decise di far uscire i vini a un anno dalla vendemmia. Piccoli grandi capolavori di un vignaiolo artigiano in senso letterale, che vive nel suo micro cosmo vigna, ancora stupito dal clamore mediatico che lo circonda.


