Villa Diamante: la verticale 2010, 2009, 2006, 2004, 2003, 1998 a Radici del Sud


Antoione e Diamante Gaita

di Marina Alaimo

Il Consorzio dei Diversi Vignaioli Irpini ha ottenuto un grande successo nella edizione 2013 di Radici Wines. Tutti i vini che hanno partecipano hanno raccolto premi nelle rispettive categorie. E’ questo un forte segnale di conferma: la strada scelta è quella giusta e bisogna continuare a comunicare la propria realtà con energia ed entusiasmo. Un altro momento di approvazione decisiva che va verso i produttori di questo virtuoso consorzio  ha visto protagonista il fiano di Villa Diamante, proposto in una coinvolgente verticale di 6 annate.

Nella prima serata di inaugurazione di Radici del Sud, gli ospiti delle giurie nazionali ed internazionali sono stati accolti  dalla storia del fiano di Antoine Gaita e sua moglie Diamante. La grande personalità dei vini e la loro capacità espressiva hanno stupito positivamente la platea. La voce è girata velocemente tra i vari esponenti della stampa ed i buyers, tanto che agli incontri B to B il banco di Antoine e Diamante è stato sempre occupato. Introduce l’azienda agli ospiti Luciano Pignataro ed io guido la degustazione delle diverse annate. Antoine racconta con molta calma il suo lavoro, il territorio fortunato di Montefredane  che dà vita ad un vino così coinvolgente e l’importante collaborazione di sua moglie Diamante.

Un momento della verticale

Le annate sono: 2010, 2009, 2006, 2004, 2003, 1998.

Partiamo con la 98, annata piovosa ci dice Antoine, si utilizza ancora il legno, i profumi sono tuttora integri e l’impatto olfattivo è deciso. Apre sui toni tipici di nocciola tostata, poi emergono i sentori di  frutta dolciastra, di castagna e buccia di pompelmo, e ne rimarca ulteriormente il passare degli anni il tocco elegante di zafferano. Il sorso mantiene una piacevole freschezza e si fa assaporare lungamente.

La 2003 è più ampia nei profumi e più elegante. Sono in sottotono i sentori tostati per cui è la mineralità a condurre il gioco ed una bella nota balsamica. Anche qui la frutta è matura e dolciastra, evolve in maniera molto coinvolgente nel bicchiere dichiarando una certa profondità e una nobile speziatura di anice stellato. In bocca è un gran bel bere, ruvido ed elegante allo stesso tempo, la freschezza ha una spinata energica in continua ascesa.

Nel millesimo 2004 il fiano di Montefredane vuole un certo tempo per raccontarsi, ha qualche nota stonata, ma risulta comunque piacevole. Il carattere predominate è sui toni fumè e tostati ai quali seguono con discrezione le erbe mediterranee, i sentori agrumati e la tipica castagna. In bocca ha grande energia, l’acidità spinta lo rende ruvido e succoso al palato mentre la salinità ne arricchisce il gusto.

La 2006 seduce tutti con estrema eleganza sia al naso che al palato. I profumi sono sussurrati ed in magica armonia tra loro. Richiama un po’ il carattere del millesimo 2003 dove è la mineralità a prevalere seguita dalla nota di castagna che ha caratterizzato un po’ tutti gli assaggi. Qui anche i toni floreali affiorano leggiadri nei colori dell’acacia, poi frutta dolce e zafferano.

la sala

Completamente diversa l’annata 2009, esuberante al naso che si mostra piacevolmente balsamico, ha spezia pungente di pepe bianco, tostatura discreta e frutta gialla integra. Bocca di energia vibrante sulla spinta della freschezza decisa e in ripida salita.

Ultima annata in degustazione e ultima in commercio è la 2010, molto intrigante, insegue l’eleganza e non i caratteri urlati. Corre sul filo della mineralità, seguita da frutta gialla croccante ed erbe mediterranee. Anche il sorso scorre leggiadro, è appena tannico, di freschezza vivace e lungo nella sua piacevolezza.

Chiude questo lungo incontro con la storia del fiano di Villa Diamante la cuvè 2000, testimone della grande voglia di sperimentare interpretazioni sempre diverse per assecondare il piacere di fare questo mestiere, ma anche per riuscire a raccontare al meglio la propria idea di vino e di fiano di Montefredane.

Un momento della degustazione

E qui lascio ad altri lo spazio per raccontarla.

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