Master in Cultura del Vino Italiano a Pollenzo: perché studiare il futuro


Università di Pollenzo

Università di Pollenzo

di Michele A. Fino*

Perché un Master in Cultura del Vino Italiano?

Il Master in Cultura del Vino Italiano è, al tempo stesso, un prodotto estremamente innovativo sotto il profilo universitario, ma anche estremamente coerente con l’approccio al cibo e al vino stesso, che si è sviluppato anche grazie a Slow Food, fondatrice dell’Università di Scienze Gastronomiche: l’Ateneo che ha ideato ed ospita questo corso insieme a Slow Wine e alla Banca del Vino.

SI tratta infatti di un Master di I livello, aperto cioè a chi abbia una laurea triennale o magistrale, in cui si punta a raccontare il mondo del vino con una completezza di approcci e una ampiezza di contributi capace di rendere giustizia alla multidimensionalità di questo fenomeno culturale, prima ancora che di consumo, per riuscire nell’impresa di creare dei wineteller.

I wineteller entreranno nel circuito del vino italiano, sia a livello aziendale che di enti di tutela o di editoria collegata, con la capacità di parlare del vino a tutto tondo: superando le immagini a compartimenti stagni che spesso restituiscono coloro che si occupano nello specifico di marketing, di degustazioni, di produzione o di tecnologie enologiche.

Il vino italiano, infatti, è bevuto nel mondo certamente in virtù della sua qualità, ma ancor più in quanto rappresenta un testimonial facilmente trasportabile delle terre da cui proviene e di cui gli acquirenti gustano un sorso, spesso limitatissimo: sia per le conoscenze che spesso gli stranieri hanno del nostro Paese, sia per l’esiguità, su molti mercati, della reperibilità di grande vino italiano. Un dato che si concilia sempre meno con la tumultuosa crescita della qualità media del nostro prodotto simbolo e con l’emergere di molte, nuove aree viticole italiane di grandi prospettive.

Proprio per questo, a Pollenzo si forma un professionista che sappia parlare del vino, collocandolo tra le espressioni pienamente culturali del territorio da cui esso origina, permettendo, a chi lo ascolta, di mettere a fuoco dei pezzi d’Italia di cui magari sapeva, fino a quel momento, poco o nulla. La capacità di far cogliere la connessione intima che c’è tra il modo in cui si produce un vino e l’arte o la tradizione della terra in cui viene prodotto, è quanto di meglio si possa augurare di trovare un’azienda. Il wineteller che completa il suo corso di studi all’Università di Scienze Gastronomiche diventa un cultural champion del modello italiano del vino nella sua interezza, formato da una facoltà di prim’ordine con decine di seminari esclusivi con i protagonisti del settore e tre approfonditi viaggi didattici, direttamente nei territori per conoscerli a fondo, inclusi nel programma di studio.

Dopo 500 ore di lezione, un tirocinio bimestrale e la tesi discussa, avremo così una nuova squadra in campo per rendere ancora più vincente il comparto vino italiano. Le lezioni iniziano a marzo 2016 e le iscrizioni si chiudono a fine gennaio: l’ammissione è subordinata al completamento di un dossier on line e all’esito positivo di un colloquio motivazionale.

Tutte le informazioni per saperne di più si leggono sul sito www.unisg.it e si possono ascoltare dal vivo, in una giornata aperta a Pollenzo, con le aule e i professori a disposizione di chi voglia scoprire l’Università degli Studi di Scienze Gastronomiche, il prossimo 23 gennaio.

Professore di Fondamenti del Diritto Europeo
Direttore del Master in Cultura del Vino Italiano

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