Dieci vini italiani della gioia da bere oggi


di Adele Elisabetta Granieri

“Semel in anno licet insanire”: la celebre frase di Seneca divenne proverbiale nel Medioevo, quando si iniziò a collegarla ai riti carnevaleschi precedenti la Quaresima. Condita da abbondanti trasgressioni, questa ricorrenza è stata da sempre legata indissolubilmente all’allegria e al riso, che allontanavano il male, il lutto e la morte attraverso danze, burle, scherzi e travestimenti. Le sacerdotesse di Dioniso indossavano pelli di animali e copricapi con corna di caproni, ripercorrendo simbolicamente lo stato selvaggio dellʼessere umano con le sue pulsioni e i suoi desideri animali. Lʼaccesso a questo stato era favorito dallʼassunzione di una particolare bevanda aromatizzata con bacche dʼedera macerate nel vino: una pozione che allentava i freni inibitori, e rendeva più agevole il contatto con la parte più inconscia, con la naturalità più selvaggia. L’ebbrezza del vino è stata sempre indispensabile tramite per lasciarsi andare ai piaceri e alla trasgressione, per poi prepararsi ad un nuovo rigoroso ciclo vitale.

Quel nettare della gioia, quel piacere naturale e selvaggio, può essere oggi trasposto oggi in alcuni vini, frutto di coltivazioni biologiche e biodinamiche, raccolte manuali, fermentazioni spontanee. Bottiglie che spesso regalano emozioni inaspettate. Eccovi nove rossi e un vino da dolce, da portare a tavola a Carnevale senza remore:

La Stoppa, “Trebbiolo” (60% Barbera, 40% Bonarda): i profumi di ribes nero e susina, uniti ad una frizzantezza schietta e vivace, mettono gioia al primo sorso e rendono impresa ardua appoggiare il calice.

Monte dall’Ora, Valpolicella Classico “Saseti”: rosso di avvolgente bontà, che profuma di ciliegia fresca, violetta, con delicati spunti mentolati e di pepe bianco. Al palato è fresco e polposo, dal finale sapido.

Vittorio Graziano, Emilia Lambrusco “Fontana dei Boschi”: un Lambrusco succoso e saporito, di grande piacevolezza gustativa. Profuma di bosco, fragole acerbe e visciole. La sublimazione del Grasparossa.

Stefano Amerighi, Syrah: un rosso dai profumi di macchia mediterranea e rabarbaro, arancia rossa e mirtillo, con delicati sbuffi pepati. In bocca è un succo intenso e gustoso, frutto del grande terroir cortonese.

Ribelà, “Ferrigno” (Cesanese 80%, Sangiovese 20%): prende nome dal biotipo di Cesanese utilizzato per realizzare il blend questo rosso dal sorso vivace e saporito e dai profumi di frutti di bosco e fiori che si arricchiscono di marcati accenti minerali.

I Cacciagalli ,“Mille” (75% Piedirosso, 25% Aglianico): nasce a pochi chilometri dal vulcano spento di Roccamonfina questo gioiellino che si esprime con eleganza e senza eccessi. Profuma di more, susine e fiori freschi e disegna un bel sorso dinamico.

Musto Carmelitano, Aglianico del Vulture “Maschitano”: un Aglianico del Vulture nella sua versione più succosa e beverina, vinificato esclusivamente in acciaio, si contraddistingue per una brillante freschezza e per i vividi richiami olfattivi di mirtilli, scorza d’arancia ed erbe officinali.

‘A Vita, Cirò Rosso Classico: profuma di arancia rossa e carruba, con delicati richiami di sottobosco e corteccia e un soffuso sottofondo di liquirizia questo rosso delizioso, dal sorso di essenziale eleganza.

Francesco Guccione, Vino Rosso “NM”: un Nerello Mascalese dai sentori di gelsi e macchia mediterranea, con delicate note di fiori secchi e tocchi resinati. In bocca è fresco e saporito, con un bel finale salino.

Carussin, “Filari Corti”: un Moscato che rappresenta la quintessenza della piacevolezza, un vino da dolce, da frittelle, ma anche da gustare semplicemente solo, in tutto il suo splendido equilibrio tra freschezza, dolcezza e profumi di fiori di camomilla, miele di acacia e mentuccia selvatica.