Caputo: storia di una farina prima su Facebook


Antimo Caputo

Antimo Caputo con Farina Oro a lunga lievitazione – foto di Stefano Renna

di Laura Guerra

Molino Caputo su Facebook. Farina comincia per effe, come famiglia, fornai, fatica, fortuna.
Facebook.

Sì, proprio il diffusissimo social bianco celeste che ha scelto Mulino Caputo – unica azienda italiana,  come caso di studio per insegnare a raccontare l’eccellenza sul web. Lo fa attraverso la piattaforma di apprendimento digitale BluePrint dove spiega alla community di esperti della rete, i punti di forza produttivi e comunicativi del Mulino Caputo.

Un esempio da studiare sia perchè è il “principale produttore di farina per la pizza napoletana” scelto da grandi pasticceri e panettieri;  sia perchè questa radicata rete produttiva si declina anche sul web, dove è in crescita la folta schiera di appassionati e professionisti che condivide, interagendo con i social media aziendali, i valori e il patrimonio culturale foodie mediterraneo.   La scelta e il riconoscimento di facebook sono la dimostrazione che la capacità di abitare il web  non si improvvisa e soprattutto è sempre il risultato e l’approdo di una storia con un gran futuro alle spalle.

La famiglia Caputo fa la farina dal 1924 in quel pezzo di città produttiva, racchiusa fra il mare e il centro, che è San Giovanni a Teduccio, la invia sui mercati del mondo intero, Stati Uniti e Giappone compresi,  denominandola orgogliosamente “La Farina di Napoli”.

Lo stabilimento, si sviluppa proprio in città, proprio dove alla fine degli anni Trenta, il capostipite Carmine Caputo, rientrato dal New Jersey per amore di Maddalena fondò con lei un pastificio con mulino, custodito oggi da un cancello affacciato su via Marina, che il traffico continuo fa passare inosservato.

Varcarlo significa incontrare un mondo con tutti i sensi: osservare il funzionamento efficiente e moderno di una filiera di produzione che va dal chicco di grano al confezionamento di 20 tipi farine di forza e tipologia diverse in sacchetti da 1 e da 5 chilogrammi. Tutti i passaggi sono controllati dall’arrivo delle partite del cereale coltivato in campi italiani e nord europei, fino all’analisi in laboratorio reologico per il controllo qualità che monitora le caratteristiche e la struttura  del prodotto finale.

Attraversare quel cancello è soprattutto sentire il profumo arcaico dei grani e la texture di chicchi prima che diventino la polvere più antica e nobile del Mediterraneo; annusare l’aroma della farina che trasforma l’aria in un velo impalpabile, pregustare la fragranza di pane, pasta, dolci opera di fornai e pasticcieri. Sono loro i primi clienti dell’azienda pronti a valutare resa, punto di lievitazione, maglia glutinica, gusto e a far presente all’azienda eventuali imperfezioni.

La  ricerca dell’alta qualità si fonda sul metodo Caputo: la base nasce dalla macinazione lenta di un blend dei migliori grani nazionali poi integrati da una selezione di grani  francesi, tedeschi e finlandesi, senza aggiunte di additivi ed enzimi chimici. Il prodotto finale è una farina frutto del lavoro di agricoltori e mugnai al servizio dei maestri impastatori sia per preparazioni dolci che salate. Li accomuna e li lega quella stessa passione nel sopportare giornate di  fatica artigianale con orari che richiedono abnegazione e sacrificio, senso di appartenenza alla mission e alla famiglia produttiva.

Il senso di appartenenza aziendale qui si sente e si declina dando valore a tutti i ruoli e a tutte le funzioni, così ogni dipendente vive l’ambiente di lavoro come un luogo di partecipazione dove ha la fortuna di essere protagonista di una bella storia. Una storia che porta con sé sapori e profumi antichissimi  DNA da millenni nella memoria dell’uomo.

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