Nals Margreid, l’Alto Adige al top
Se c’è un’azienda che racconta bene l’evoluzione dell’Alto Adige contemporaneo — vini di precisione, architettura riconoscibile, accoglienza strutturata — questa è Nals Margreid HOME – Nals Margreid. Siamo in Alto Adige/Südtirol, lungo l’asse della Valle dell’Adige, con sede a Nalles (Nals), tra Bolzano e Merano, e con vigneti che si spingono fino a Magrè/Margreid, nella parte più meridionale della provincia. Non un corpo unico, ma un mosaico di parcelle distribuite lungo uno dei corridoi vitati più complessi e interessanti dell’arco alpino.
La struttura ricettiva lo dichiara già dall’esterno: contemporanea, ampia, pensata per accogliere numerosi visitatori in spazi diversi. Eppure, qui come in molte altre realtà altoatesine, il tema non è più aumentare i flussi bensì selezionare e qualificare l’esperienza.
Profilo aziendale
Nals Margreid nasce nel 1985 dalla fusione delle cantine cooperative di Nals/Nalles e Margreid–Entiklar/Magrè–Niclara: il nome stesso racconta l’unione di due paesi e di due anime territoriali. Oggi riunisce circa 138 famiglie conferitrici, che coltivano circa 160 ettari distribuiti in 14 aree vitate, per una produzione annua intorno a 1,1 milioni di bottiglie e 22–23 etichette complessive.
La produzione è fortemente orientata ai bianchi, tutto viene vinificato internamente con un controllo completo della filiera.
Un terroir diffuso, non replicabile
Il cuore del progetto è il terroir inteso in senso pratico. Le vigne non sono concentrate, ma disseminate lungo la valle, con altitudini che vanno indicativamente dai 200 ai 900 metri s.l.m.: un’escursione notevole che incide in modo diretto su maturazioni, acidità e profili aromatici.
Anche i suoli cambiano sensibilmente: dalle componenti calcaree alle matrici legate al porfido e ai depositi alluvionali dell’Adige. È questa varietà a rendere credibile la scelta di puntare su vini che non cercano uno stile unico, ma una lettura coerente delle differenze.
La degustazione: confronti diretti, varietà per varietà
La degustazione non poteva che svilupparsi per confronti diretti, due a due, tra le principali varietà aziendali. Un approccio che chiarisce immediatamente come, a parità di vitigno, il risultato cambi in funzione di vigna, lavorazione e ambizione.
Pinot Bianco
Il Pinot Bianco Berg 2024, vinificato interamente in acciaio, è tipico e fragrante: profilo pulito, coerente, giocato su freschezza e linearità, con un sorso vellutato e immediato.
Il Sirmian Pinot Bianco 2022 è invece, di fatto, un grand cru aziendale: vigna singola, stessa area ma selezione molto più rigorosa. Più profondo e penetrante, appagante e setoso, con un finale austero e verticale; qui l’affinamento più lungo sui lieviti aggiunge complessità senza appesantire.
Chardonnay
Lo Chardonnay Kalk 2024, vinificato prevalentemente in acciaio, beneficia di un’influenza climatica più mediterranea, legata alla prossimità del Garda: emergono note di pesca e foglia di limone, con un palato dritto e ben bilanciato.
Il Baron Salvadori Chardonnay Riserva 2022 gioca invece su un altro registro: vigne oltre i 50 anni, fermentazione e affinamento in legno con circa 11 mesi sui lieviti. Il risultato richiama chiaramente gli stili borgognoni: vino integrato, strutturato, profondo, pensato per gli amanti dello stile senza mai oltrepassare il confine dell’eleganza.
Sauvignon Blanc
Lo Sauvignon Stei, vinificato in acciaio, è verde ed esotico, dal sorso ruffiano ma ben costruito, immediato e riconoscibile.
Il Sauvignon Mantele, affinato in botti grandi di legno, è più discreto e complesso: fruttato ma misurato, con richiami di macchia mediterranea, resina e pepe bianco. Il sorso è appagante, sostenuto da una sferzata acida tipica che bilancia perfettamente anche la concentrazione alcolica.
Rosé
Molto interessante anche il Rosé, ottenuto da blend di Merlot e Pinot Nero con un tocco di Lagrein, vinificato in acciaio. Elegante e al tempo stesso carnoso, riesce a coniugare tensione e materia, confermando la versatilità della cantina anche fuori dai suoi bianchi iconici.
Un modello altoatesino compiuto e maturo: vino come vertice, ma sostenuto da un sistema che integra territorio, accoglienza e racconto.




