Nel Giardino delle Esperidi: Gli Agrumi di Lejla Mancusi Sorrentino


Alfonso Sarno

Il limone è simbolo della fedeltà in amore, l’arancio con i suoi fiori rappresenta la gioia di vivere e la prosperità, il cedro, invece, l’immortalità mentre il mandarino è auspicio di nuovi inizi, il pompelmo, infine,  è segno di salute. Sono soltanto alcune delle tante declinazioni degli agrumi, protagonisti del libro “Nel giardino delle Esperidi. Gli agrumi: leggenda, storia, virtù terapeutiche” di Lejla Mancusi Sorrentino, recentemente pubblicato da Grimaldi & C. Editori. Prezioso, suggestivo volume, arricchito da cinquanta ricette originali e da 10 illustrazioni tratte da antiche stampe che dà contezza della vivacità intellettuale e del serio rigore scientifico della scrittrice, attenta studiosa della tradizione gastronomica, impegnata nel recupero di ricette d’epoca accompagnate da aneddoti e riferimenti letteraria della cucina napoletana. Ergo della società perché – come ha dimostrato nelle sue tante pubblicazioni il cibo rappresenta un importante spaccato della vita, si evolve con i tempi ed è il regno della creatività e della fantasia. «Non sono – dichiara – una fanatica paladina dell’immobilismo ai fornelli. Amo  la cucina di tradizione e penso, come dimostra la fascinosa storia di quella napoletana, che un piatto possa essere rivisitato senza  stravolgerlo. Non amo, però, la creatività esasperata. Per me è un assurdo, quando si privilegia la forma a discapito della sostanza. L’impiattamento deve essere piacevole a vedersi ma il cibo deve dare soddisfazione». Filosofia perfettamente esemplificata in questo libro fortemente voluto dal raffinato editore Marzio Alfonso Grimaldi, che si apre con il racconto, tratto dalla mitologia greca, sul perché i frutti degli agrumi vengono chiamati “Esperidi”. Rari ed introvabili pomi dorati, creati dalla dea Gea come prezioso dono a Zeus ed Hera in occasione delle loro nozze e custoditi in una isola nell’Oceano, in un bellissimo giardino, accanto ad una fonte da cui sgorgava l’ambrosia, da tre Ninfe – Aegle, Esperia ed Aretusa – chiamate, appunto, Esperidi e sorvegliato da Ladone, mostruoso drago dalle cento teste che non dormiva mai. Storie di gelosia, passioni amorose e di crudeli vendette sapientemente raccontate con – altro importante protagonista – il fortissimo Ercole,il figlio di Zeus e di Alcmena che rubò i preziosi pomi e li diffuse per il mondo come risulta da alcune opere d’arte rinascimentali che lo ritraggono mentre li consegna alle autorità romane e napoletane.

Fonti leggendarie che «autorizzano – scrive Lejla Mancusi Sorrentino – ad affermare con sicurezza che già gli antichi Greci e poi i Romani conoscevano e tenevano in gran conto quei frutti». Da qui inizia il suo viaggio alla scoperta delle radici storiche degli agrumi partendo dalla Cina per toccare il Giappone, Palestina, Persia, Mesopotamia, varie regioni italiane sia del Nord che del Sud dove si sviluppò la coltivazione di cedri, limoni, mandarini, mandaranci e bergamotti che conquistarono rapidamente nobili e plebei sia per il profumo che dalle  possibilità di utilizzo offerte. Lo dimostra Matteo Silvatico, dottore della Scuola Medica Salernitana della prima metà del XIV secolo che consigliava il limone per stimolare l’appetito, rimedio per eliminare i vermi e le febbri pestilenziali, diminuire la nausea delle donne incinte. Valido alleato, inoltre, della bellezza muliebre:  la scorza di limone aiutava a mantenere bianco lo smalto dei denti, il succo contribuiva all’elasticità della pelle, proteggeva dalle macchie scure e preveniva l’invecchiamento. Il ricco volume è completato dalle sezioni dedicate a poesie, brani di prosa ed ai proverbi in tema ed alle ricette d’autore – da Apicio, Vincenzo Corrado ad Ada Boni, Mario Stefanile ed Arrigo Cipriani, da Jeanne Caròla Francesconi, Gualtiero Marchesi a Benedetta Parodi ed Angelo Paracucchi e – come già detto – da 50 ricette nuove di zecca, dolci e salate e dalla esauriente e ragionata bibliografia.