Padula, Santa Lucia si festeggia con la Cuccìa, zuppa tradizionale da preservare
di Talia Mottola
Custodire la memoria del cibo è impresa audace ma anche per certi versi dovuta, per dare senso al nostro passaggio su questa terra: si tramanda per non lasciare spazio a quel vuoto che potrebbe crearsi dopo di noi e dopo i nostri antenati. La “Cuccìa” è un piatto che rischia di estinguersi dalle tavole dei padulesi. A quanto pare mancanza di tempo e di ingredienti sono alla base del fenomeno.
Questo piatto traina cibo altamente proteico ma anche tanta spiritualità. Cibo e preghiera nei tredici ingredienti che si fondono in questa pietanza preparata per il giorno di Santa Lucia, il 13 dicembre. Una zuppa di legumi e cereali tipica di Padula che apre ai giorni delle feste natalizie nel Vallo di Diano.
Il piatto racconta di una società contadina dedita al lavoro nei campi e alla raccolta ma soprattutto alla condivisione di legumi e cereali che nell’antichità avveniva in maniera del tutto spontanea. La tradizione doveva essere rispettata, a Santa Lucia era la Cuccìa il piatto della festa.
Luciano Petrizzo, chef appassionato della sua terra, Padula, e delle sue tradizioni culinarie, conserva questa memoria del cibo, anzi la tramanda, la mette a disposizione, la condivide. I passaggi che lui ci spiega mentre si appresta all’assemblamento del piatto sono apparentemente facili: fa imbiondire aglio in abbondante olio extravergine, dopodichè aggiunge polvere dolce di peperone crusco – la vicinanza culturale e geografica con terra lucana ritorna spesso nella cucina del Vallo di Diano – e poi nell’immediato, per evitare che la polvere bruci, aggiunge dell’acqua.
Ultimati questi passaggi inizia una sorta di preghiera, unire i 13 ingredienti in passaggi che come un segno della croce, definiscono e scandiscono il tempo che ognuno di noi mette a disposizione per cucinare la Cuccìa. Due giorni prima tutti gli ingredienti vengono messi a bagno – soprattutto i cereali, per i legumi anche il giorno prima – separatamente o insieme. Tra questi abbiamo Fagioli Cannellini, Borlotti, fagioli con l’occhio, Tondino (fasul psidd), ceci neri, orzo, farro, fave secche, grano, granoturco, ceci bianchi, lenticchie e cicerchie, precedentemente cotti, e che dopo l’aggiunta d’acqua vengono uniti insieme nel pentolone a partire dai cereali.
Si lascia cuocere tutto a fuoco lento per circa 40 minuti e si serve con olio crudo e per chi vuole anche polvere di peperone piccante.
In estate i contadini padulesi conservavano una parte del raccolto tra legumi e cereali proprio in previsione di Santa Lucia a dicembre. Nei rioni del centro storico le donne solevano unirsi in un’unica abitazione e intorno al fuoco per la preparazione della Cuccìa, una volta pronta la si distribuiva a tutto il vicinato come segno d’augurio per le feste natalizie.
Oggi le cose sono cambiate nel centro storico padulese, non si sente come un tempo l’odore di legumi e polvere di crusco, e purtroppo c’è qualcuno appartenente alle nuove generazioni che la Cuccìa non l’ha nemmeno mai mangiata. I produttori di legumi e cereali nel Vallo di Diano sono pochi ma resistono. Non si tratta dunque solo di mancanza del prodotto, è forse questa strana evoluzione alla quale siamo sottoposti a renderci spesso ciechi sui piatti della tradizione che come la Cuccìa ci insegnano l’attesa e l’equilibrio tra tempo, cibo e spirito.



