Paradossi pubblici: Il Ceglie Food Festival si fa senza i ristoratori che hanno fatto la storia di Ceglie


Sabrina Merolla presenta il Ceglie Food Festival 2013

Da tempo immemorabile abbiamo rinunciato a criticare le iniziative pubbliche, appagati forse dal fatto che le casse campane sono svuotate e la livella del mercato ha allontanato, per il momento, molti improvvisatori.
Però questa di Ceglie è una vicenda particolare e va sottolineata per il paradosso raggiunto dai contorcimenti burocratici possibili con i fondi pubblici. Nella piccola cittadina pugliese dove operano alcuni dei migliori ristoranti regionali il Ceglie Food Festival si svolgerà senza di loro.
Come, per intenderci, se si facesse  Festa a Vico senza Torre del Saracino, Capo Lagala, Nonna Rosa, l’Accanto dell’Angolieri a il Massa Lubrense Festival senza Don Alfonso, Taverna del Capitano, Quattro Passi, lo Stuzzichino…
Quale razionalità ci può essere dietro questa singolare scelta?
Ovviamente ognuno può invitare chiunque e dovunque, ci mancherebbe. Ma è opportuno politicamente farlo usando soldi delle tasse dei cittadini?
La sollecitazione ad accendere il faro su questa vicenda da Brindisi Report e da un intervento di Francesco Nacci, patròn della Fontanina e di Botrus. Lo “rubiamo” da Facebook

di Francesco Nacci*

Francesco Nacci

Caro Pino ti scrivo “pubblicamente” e non privatamente perchè credo sia giusto condividere con chi legge i nostri pensieri. Come sai e hai giustamente sottolineato a Ceglie esiste una “storia di enogastronomia”, una storia lunga 20 anni e forse più, 20 anni nei quali ovviamente i ristoratori di Ceglie hanno fatto quella la storia, al di là delle amministrazioni che si sono susseguite, a volte amiche a volte no, poco importava, il fronte era compatto.
Da qualche anno purtroppo i politici hanno voluto spaccare l’unità che esisteva tra i ristoratori, provando a metterci uno contro l’altro, riuscendo in qualche sparuto caso a convincere qualcuno che da soli era più facile andare avanti: ovviamente mai nulla fu più sbagliato… il progetto di una Ceglie terra di gastronomia e del turismo collegato, si sta spegnendo un po alla volta, sostituendo i politici che si fanno “gastronomi” e “fautori” di un successo che ci ha invece visto seminare con fatica per 20 anni. Diceva mio nonno “na t settà sobb u lett apparecchiat da nat” ovvero è facile raccogliere i frutti dell’altrui lavoro, e ben venga se ciò serve a proseguire, a fare meglio di prima, a iniettare nel sistema nuove energie ed idee.
Stiamo invece assistendo all’esatto contrario. La questione ultima, è per l’appunto, solo l’ultima di una lunga serie di atti facilmente ricostruibili da chiunque, dove si è cercato di spaccare, isolare e distruggere quel sistema virtuoso che ha creato le condizioni attuali. Ma in questo caso le cose sono veramente andate oltre ogni limite accettabile, e la paura che serpeggia, sospinta da una crisi che pian piano arriva ovunque anche nelle “isole felici” come Ceglie poteva essere, è che si stia perdendo del tutto la rotta, la “storia di Ceglie” come giustamente ricordi tu. Tutto è legittimo e sacrosanto, ma una amministrazione che si rispetti TUTELA IL SUO TERRITORIO E LE SUE ATTIVITA’ ECONOMICHE altro che!! Basta vedere cosa fanno tutti gli altri e con ragion veduta!!!

Adesso gli smontatori di informazione professionisti, vogliono ridurre la questione ad una diatriba tra vincitori Brindisini e non vincitori Cegliesi (naturalmente così non è) o peggio tra i cuochi non di Ceglie invitati dalla sig.ra Merolla (rispettabilissima professionista) e noi ristoratori Cegliesi… e ancora così non è!! Basti pensare che con quelli stessi cuochi nostri stimatissimi colleghi, partecipiamo ad eventi e collaboriamo anche in altri ambiti associativi, o che alcuni di loro proprio a Ceglie nei nostri ristoranti hanno mosso i primi passi.

Poco consolante e vedere recuperati allultimo minuto come pezze tabbabuchi, due pasticceri Cegliesi… il problema di fondo è LA GIUSTIZIA e LA LEGITTIMITA’ DELLE COSE: abbiamo denunciato irregolarità PALESI in un procedimento amministrativo, punto. SE CHI FA AL POSTO NOSTRO FA MEGLIO DI NOI, BEN VENGA, OVVIAMENTE LA CITTA’ VA COINVOLTA, I RISTORATORI GLI ALBERGATORI I PRODUTTORI TIPICI NON POSSONO ESSERE ESCLUSI DALL’AMMINISTRAZIONE COME INVECE FA PUNTUALMENTE! un solo esempio: la data di questo evento! (e di molti altri)… se si fossero confrontati con chi il turismo lo fa e ci vive dando lavoro a decine e decine di persone, gli avremmo suggerito e spiegato che qeusti eventi devono fare promozione quindi devono essere fatti in momenti di bassa stagione e non in pieno agosto quando nulla più, che non sia confusione possono portare alla città e alle sue attività economiche..

Per completezza, dobbiamo dire che Francesco Nacci partecipava alla gara, è dunque parte in causa.

Ecco la replica del sindaco, riportata da Brindisireport
C’è stata una gara, l’avete persa, quindi non si tratta di una scelta dell’amministrazione comunale, ma della commissione giudicatrice presieduta dal funzionario responsabile del procedimento. Infatti il Tar non vi ha concesso neppure la sospensiva. E’ la risposta fornita dalla maggioranza che sostiene il sindaco Luigi Caroli al consorzio delle associazioni di Ceglie Messapica che contestano l’affidamento del Ceglie Food Festival a due associazioni di Brindisi, Negroamaro Wine Festival e Magilla Spettacoli. Il bando, questa volta, era nettamente superiore a quello dello scorso anno: 70mila euro stanziati da una misura del programma Grecia – Italia. Quindi la responsabilità, al limite, è degli operatori cegliesi che non hanno formulato una proposta competitiva.

Quando il Tar entrerà nel merito si vedrà, intanto parte il programma 2013 del Ceglie Food Festival, nel programma c’è solo uno chef locale (quello dei “Tre Trulli”), e l’anno prossimo per l’organizzazione dell’evento bisognerà vedere se ci saranno altrettanti soldi, e ovviamente se si ripresenterà la possibilità di un finanziamento comunitario, non è affatto detto che Francesco Nacci e il consorzio locale ritornino in sella. Insomma, eventi organizzati in questo modo sono sul mercato, e il marchio non corrisponde necessariamente all’origine e alla tradizione degli organizzatori. Continua a leggere


Dunque, senza minimamente entrare nel merito del programma, a noi qui interessa sottolineare il paradosso finale: Ceglie Food Festival si svolgerà senza Fornello da Ricci, La Fontanina, Cibus, Botrus, Antimo e senza i vicini Già Sotto L’Arco e il Castelletto a Carovigno , Sebastiano Lombardi alla Sommità, Piazzetta Cattedrale, Portanova a Ostumi per restare nel raggio di venti chilometri e che messi insieme tutti sarebbero capaci di attirare appassionati da ogni angolo d’Italia, segnalati da tutte le guide e alcuni anche stellati.
E il compito della politica non è creare le condizioni per fare emergere il meglio del proprio comune?
In compenso proveremo l’olio dell’ex direttore della Ferrari Cesare Fiorio prodotto a Ceglie.
Come diceva Renato Pozzetto: bene, bravi 7+

5 Commenti

  1. Caro Luciano, il tuo intervento è preciso, puntuale e pone il giusto accento sulla vicenda. Io non conosco la vicenda nei dettagli ma, da innamorato della mia terra, dico che si tratta di un paradosso che certo non ci fa bene. Si parla di Ceglie come capitale della cucina pugliese e poi, in una manifestazione che serve a promuovere il territorio, non si coinvolgono i big della ristorazione locale. Io non conosco il famoso bando, ma ritengo che, in un bando ben fatto, finalizzato alla promozione del territorio e della sua riconosciuta vocazione enogastronomica, debba essere imposto l’impiego delle sue eccellenze ristorative. E non dimentichiamo che se oggi Ceglie occupa un importante ruolo nel panorama ristorativo nazionale, lo si deve a loro. Come dici tu, Luciano, non si puó fare Festa a Vico senza Gennaro Esposito o una manifestazione gastronomica a Senigallia senza Moreno Cedroni e Mauro Uliassi. Ma, purtroppo, nella mia amata terra queste cose accadono…

    1. Hai ragione Sandro, l’esempio di Senigallia è calzante
      Sono due le cose che trovo allucinanti
      La prima: ma come si può fare un bando per una manifestazione enogastronomica due settimane prima? Ma in quale parte del mondo si pensa di fare una cosa seria in quindici giorni. Chiamatela sagra del fave e cicoria e fate prima
      Come si può inserire nel bando l clausola di avere personaggi televisivi. Dico, non chef stellati, direttori di guide, presidi dell’alberghiero, MA PERSONAGGI TELEVISIVI?
      Infine: come si possono escludere i migliori ristoranti di Puglia?
      Secondo me è un esempio del perché non funziona nulla in Italia.
      Allafine qualcuno avrà preso il gettone di presenza, il sindaco avrà riempito la piazza e per altri 363 giorni l’anno il sistema ristorativo del territorio sarà alle prese con i suoi problemi di sempre.
      Con 70mila euro spesicosì. Ma un sindaco ha idea che cosa significa spendere uacifra del genere alla mejior gastronomia, o a Identità Golose?
      Che pena e che amarezza per la nostra bella Italia in mano ad una casta di mandarini burocrati

  2. In Italia tra poco elimineranno la parola “paradosso” dal vocabolario: ormai tutto è possibile, persino Il Ceglie Food Festival che promuove altri territori e altri personaggi. Fossero almeno di gran richiamo, mi sarei stato zitto, ma…

  3. La politica, almeno quella becera e ladrona che sta rovinando il nostro paese, deve stare e fuori dall’enogastronomia, uno degli ultimi settore in cui siamo riusciti a far qualcosa fino ad ora. se togliamo meritocrazia anche in questo settore, possiamo tranquillamente fare le valigie e scappare altrove. Bravo Luciano per aver ripreso la notizia. Il mio timore è che non si scandalizzeranno in molti

  4. Leggevo qualche anno fa su un muro di un città salentina…”Salento
    non solo sagre…puru pilu”. A testomoniare il pronografico assalto
    estivo (ma in inverno perchè no?) dei comuni che hanno reso egemone..(a
    loro stessi), un salentocentrismo rispetto alla lunga regione pugliese,
    come se fossimo tutti orfani della loro egemonia..La dura essenza
    da motli condivisa, è che ormai comincia a serpeggiare il motto “Non
    importa di come se ne parli, ma purchè se ne parli”. deleteria e
    qalunquistica conseguenza dei troppi tollerati asssalti selvaggi all a
    bancarella dell’ignaro espositore o, come qui, dell’improbabile
    scommessa tra questiequelli… scapoili e ammogliati….maschi contro
    femmine. Ho sempre sostenuto inotre che la presenza dei personaggi del
    mondo dello spettacolo e della televisione, di fatto allontana i piu’ da
    un approccio di spessore a quelle che oramai definisco le EXPO de
    Noantri…Mangiare è un atto agricolo (W. Berry-poeta conadino), ma
    anche un atto politico…e qui caro Luciano, la puzza di politica,
    quella del voto di scambio e del porcellum e’ peggio di quella che si
    sente a ferragosto per gli esborsi ai comitati pro FESTA PATRONALE per
    il reclutamento di botti, luminarie e mezzi cantanti….La politica dei
    piccoli sussidi paga sempre, come pagati sono chi va in giro a
    promuovere ricettari, pennivendoli rampanti o sowman-girl a km 0.

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