Perché per vendere una pizza mi mostri il sedere?
di Marco Contursi
Se ci sono due cose che mi fanno girare le scatole sono l’ipocrisia e il politically correct.
Sono anni che si parla di tutela della donna, di donna oggetto, di discriminazioni, di sessualizzazione della immagine femminile, e poi?
Apri un social come Facebook o Instagram (non sto dicendo onlyfans o altri simili per contenuti e a pagamento) e trovi decine di ragazze “con lavori normali”, quelle che, cioè, NON hanno fatto dell’immagine, anche spinta un lavoro, ostentare seni, sederi, ammiccamenti vari.
Anche, e, soprattutto, nel mondo del food. Dove bellezza e bravura non sono minimamente correlate, anzi, solitamente chi prepara o racconta di cibo, ha qualche chilo in più e non certo addominali scolpiti e fianchi stretti.
Tanti gli esempi di chi ostenta fisicità femminili nel food: dalla supermaggiorata che inquadra ziti e zinne, alla coppia che fanno video in cui raccontano la loro città, fino a poco tempo fa normali e che da un po’ mostra lei, prosperosa, con bikini striminziti ed inquadrature ad hoc. Imitata dalla food bloogger carina e dal viso acqua e sapone che però, per mostrare la spa di un albergo non disdegna di mostrare il didietro, passando per la pescivendola, la barista, la pastaia, la panettiera, la fruttivendola, più belle d’Italia che ovviamente cercano like a botte di balletti e ammiccamenti vari.
Fino alle pizzaiole che anche per assaggiare una oliva da mettere sulla pizza fanno mosse e mossette che rimandano ad altro.
Non che io sia bigotto o sia qualcosa di nuovo, anzi, ai tempi dell’università c’erano le belle ragazze che venivano a lezione con la minigonna (più mini che gonna) e si mettevano al primo banco, come pure la storia ci ha regalato esempi di donne ammalianti che avevano utilizzato il loro fascino per eccellere nella loro professione, vedi ad esempio Mata Hari ma anche la stessa Cicciolina (nome di battaglia, Coccinella), che sono state spie al servizio dei loro Governi, sfruttando il loro aspetto fisico e la loro ars amandi.
D’altronde l’uomo è fessacchiotto e davanti a un bel corpo nudo e venusto (ma anche solo nudo basta..) non capisce più nulla.
Quello che mi fa girare le scatole è che da un lato la donna chiede, GIUSTAMENTE, di essere trattata con rispetto e valutata per le capacità intellettive, dall’altro c’è una ostentazione perenne, spesso volgare, del corpo femminile, ad opera delle stesse donne, in settori dove non c’entra nulla.
Ripeto, in settori dove non c’entra NULLA.
Perché, ad esempio, per consigliarmi una pizza, devi ostentare la tua ottava misura, o per vendere due alici o un panino imbottito, farmi un balletto, in cui sculetti come una “ragazza Fast Food” di Drive In?
A te salumiera chiedo: devo fare una analisi sensoriale del culatello di Zibello che vendi o del tuo, in carne ed ossa? Credo del primo, visto che io sono il referente Onas (org naz assaggiatori salumi), e non quello dell’ Onac (org naz assaggiatori culetti).
E allora perché me lo mostri???
E, perché per pubblicizzare la tua attività ti mostri ammiccante, con inquadrature che si soffermano su glutei e seni, se poi proprio tu fai pubblicamente affermazioni rabbiose su chi manca di rispetto alle donne?
Se però una azienda fa una campagna pubblicitaria in cui la donna sia discinta, ecco un profluvio di attacchi e di frasi risentite, dalle stesse donne che poi nei loro profili si mostrano, a loro volta, discinte e con sguardi maliziosi, per vendere una cassetta di scarola..
Stesso Peso, Due Misure.
Domando:
- Che per vendere una crema depilatoria, si mostri il corpo nudo è normale, ma, lo è anche per vendere una crema pasticcera????
- E, quel ben di Dio, è incluso nell’All you can eat?
p.s. Ho appena fondato l’Onac e ne assumo la presidenza. Presto i corsi.

ho letto ed apprezzato con interesse. La donna è nemica di se stessa. L’ho detto da molto tempo-
Tutto quasi inquietante quanto usare il termine FOOD al posto di CIBO.
Articoli del genere fanno veramente sanguinare occhi e cervello.
Food oggi si usa in una accezione più ampia della parola cibo che invece indica sstrettamente una pietanza, D’altronde pure la piu grande associazione, oltretutto italiana, che predica il mangiare locale si chiama Slow Food, se si fosse chiamata Cibo Lento, avrebbe avuto lo stesso impatto mediatico e sociale….ancora a leggere che alcuni termini inglesi disturbano…nel 2025….
L’associazione in questione nacque quarant’anni fa con lo scopo di creare un movimento internazionale da contrapporre alla diffusione impetuosa del fast food, da qui il nome “Slow Food”, quindi il paragone è fallace.
Ed il termine FOOD nel suo articolo è solo anglofilia, nient’altro, e glielo dico da persona che studia inglese da una vita e lo usa nel proprio lavoro: si può tranquillare sostituire con GASTRONOMIA o CULINARIA, ma capisco che infarcire un articolo di inutili inglesismi faccia più fico.
Buon fine settiman… pardon, BUON WEEKEND.
Convengo con Lei…..il mondo della “cul- in-aria” era piu attinente all’articolo, mi dolgo di non averci pensato io.
p.s. Anche la parola week end le da fastidio? Sono termini ormai di uso comune, e mi ripeto, se oggi (non nel 1986) slow food si chiamasse Cibo Lento avrebbe lo stesso appeal, pardon, fascino? E dai….
Le ho già risposto.
E la sua risposta non mi convince neanche un pò. Io non sono uno che ama gli inglesismi quando scrive, ma per food e pochi altri faccio una eccezione perchè rendono, spesso, meglio che con un termine italiano, il concetto. D’altronde parole come foodblogger o agrifood sono ampiamente usate anche su giornali di caratura nazionale, come pure uno degli eventi di settore più grandi a Milano si chiama Tuttofood e se si chiamasse Tuttogastronomia o Tuttoculinaria, non sarebbe la stessa cosa. Poi, ripeto, anche io non amo l’uso massivo di termini stranieri ma food è uno di quelli per cui faccio eccezione, con pochi altri, come ad esempio “savoir-faire”, o garage. Perchè garage sì e food no? O vogliamo abolirlo e sostituirlo con “ricovero per auto”???? Non c ‘entra voler fare i fighi, ma rendere meglio un concetto, con un termine estero ma di uso comune nella lingua italiana, parlata e scritta. Non ho mica detto “porto a spasso il mio dog”, in questo caso le darei ragione, ma per food, decisamente non convengo con Lei, ma la ringrazio per la garbata interazione che apprezzo molto, un tempo i lettori erano molto più attivi, con critiche, consigli, segnalazioni, parole di plauso ecc.