Perché quest’anno non andremo al Vinitaly e non manderemo i vini alle guide


Manuela Piancastelli e Peppe Mancini

Manuela Piancastelli e Peppe Mancini

di Manuela Piancastelli

Quest’anno Terre del Principe non partecipa al Vinitaly e vogliamo spiegare, agli amici che non ci troveranno come di consueto, il perché.

Da un anno a questa parte ci stiamo interrogando sulla comunicazione del vino, attraverso quali mezzi debba passare,  quale idea forte debba supportarla.
I social, gli eventi, il presenzialismo servono ancora? Servono a un’azienda che voglia raccontare la sua unicità, la sua specificità, le vite che sono dietro una bottiglia? Sono questioni non banali, a volte filosofiche che si scontrano con un problema altrettanto reale nella sua praticità: tutto questo aiuta a vendere? Perché alla fine, possiamo girarci intorno quanto ci pare, ma in un’azienda vera la comunicazione deve servire soprattutto a questo.
Negli ultimi due-tre anni il Vinitaly ci è sembrato un evento rituale e ripetitivo, che ha perso smalto (sono molte le aziende che gli preferiscono eventi come il Fuori Vinitaly) e che, nel mettere insieme migliaia di vini, di vignaioli e di eventi, alla fine diventa un grande magma nel quale si perde identità, confusi nel mare nostrum del vino. E’ una rincorsa alla novità, all’assaggio più estremo, alla curiosità, alla degustazione rapida e accaldata del vino premiato, un mettersi in fila laddove non puoi entrare senza prenotazione (come per i grandi dell’amarone o del barolo).
Si assiste a un vero e proprio assalto di un pubblico generalista che – uscito dalla fiera – quasi mai poi compra una bottiglia in enoteca, che entra con i pass di parenti e amici, e irrita e confonde quelli che per noi sono i veri interlocutori del Vinitaly: gli importatori e i distributori che non a caso vanno sempre più spesso al ProWein di Dusseldorf .

In un mondo che si agita e che scalpita per apparire, di cui i social rappresentano il massimo di “liquidità mediatica”,  Peppe ed io stiamo vivendo invece un processo inverso: andare alla sostanza, focalizzarci sulle cose importanti, limitare al massimo le iniziative che danno scarso risultato.
Per questo abbiamo fatto negli ultimi anni scelte in controtendenza di decrescita felice: riduzione della produzione con l’eliminazione di due referenze (Fontanavigna e Castello delle femmine) puntando solo ai vini più importanti, più difficili, che a nostro avviso meglio raccontano il territorio, trasferimento nella piccola, preziosa cantina storica nel cuore di Castel Campagnano.

E nel 2018 non invieremo vini alle guide perché abbiamo deciso di dialogare direttamente con i nostri clienti, con voi insomma che ci state leggendo, uscendo dalla logica dilagante dell’esserci per esserci. Sono state e sono scelte ardite, non sappiamo neanche se davvero quelle giuste, in ogni caso siamo consapevoli di quanto siano difficili da proporre in un mondo veloce e distratto fatto di classifiche, selfie e like.

Noi, al contrario, vogliamo darci il tempo di capire. Il 2018 lo consideriamo in tal senso un anno sabatico quindi abbiamo deciso di rinunciare a manifestazioni cui avevamo sempre partecipato, come il Vinitaly, per concentrarci su piccoli eventi stimolanti, come ad esempio quelli organizzati a maggio dalla Federazione italiana Vignaioli indipendenti, a Cinecittà e a Londra. Speriamo che sia la scelta giusta, intanto – consideratela un work in progress – volevamo raccontarvela.

Buon Vinitaly a chi ci sarà!

5 Commenti

  1. Li assaggerò lo stesso e li metterò comunque sulla Guida Essenziale ai Vini d’Italia di DoctorWine, andando alle manifestazioni della Fivi e andandoli a trovare in cantina, come faccio da tanti anni. Le guide si possono fare anche così.

  2. e nel mondo della comunicazione liquida, che bello un post di scrittura (e lettura) chiara e pacata. Complimenti e buon lavoro.

  3. Solo una considerazione e cioè che propio a cominciare da quest’anno pare le porte si apriranno solo ai professionisti.Con stima e rispetto per chi tanto ha dato al vino Campano ed al Pallagrello e Casavecchia in particolare.FM.

  4. Buongiorno. La vostra scelta è senza dubbio coraggiosa. Andare oltre l’omologazione, la sensazione di sicurezza che può dare e spesso dà il gregge(e non si offendano i più) credo sia l’unica soluzione di crescita e questo secondo me vale per ogni settore non solamente per il vino.

  5. Mi “aggancio” a questo articolo per aggiungere una riflessione che mi attanaglia da tempo… quando si parla e si distingue di buyer/consumatorifinali & Co.
    io vado al vinitaly come appassionato ..che “quando esce” ..ne compra tante di bottiglie (e tante che vanno oltre i 10 euro e anche 20) ……. ma se non ci fossero eventi in genere ……. come dovrei fare a scegliere i vini?….seguendo le classiche delle guide … quello che mi propone il ristornate di turno… o qualche amico o professionista dell’assaggio?

    sento spesso critiche ad eventi come il vinitaly …ma sopratutto critiche sui “consumatori finali” ..che condivido in buona parte … personalmente però …preferisco provarlo il vino prima di comprarlo .. non mi va di seguire “il buyer di turno” che ha scelto per me “una carta prezzo/prestazioni” , oppure andare a visitare tutte le cantine ..(cosa che faccio spesso ..ma nei limiti del possibile, purtroppo non posso visitare tutte quelle che vorrei)

    C’erano aziende che non mi hanno consentito di assaggiare i vini perchè ..non avevo prenotato ..o perchè ..dovevo essere del settore ………. probabilmente a loro non interessa vendere i loro prodotti a me … io infatti non le comprerò mai …
    dal mio punto di vista (consumatore) sto sentendo troppe aziende che “mi snobbano” perchè ..tanto vendono all’estero o perchè non siamo del settore … bene ……. vi auguro di poterle vendere tutte ..e sempre …e solo all’estero e di poterlo fare sempre.
    Scusate lo sfogo che non è diretto all’autrice di questo articolo. Troppe volte però mi trovo di fronte ad esempi in cui i produttori/promotori di un vino … non capiscono chi davvero davanti a loro è un potenziale cliente ..e chi no.

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